"Immaginavo sì una condanna, ma non trent'anni. Perché io ho detto chi è stato. Trent'anni per aver raccontato la verità". Veronica Panarello, intervistata da Libero, parlando dell’uccisione del figlio Loris, ribadisce la sua versione dei fatti: “è stato mi suocero”.
"Che mio figlio lo avessi portato a scuola, era ciò che ricordavo fino a un primo momento. - dice Veronica Panarello - Poi Lorys che non sta fermo e minaccia di dire certe cose a mio marito, Lorys che muore soffocato nella sua cameretta, Lorys che cade a terra vicino al letto, Lorys che grida fortissimo: tutto questo è grosso modo quello che è avvenuto. È la verità. Io ho soltanto omesso di dire chi c'era in casa con me in quel momento". Infatti con lei c’era il suocero Andrea Stival con cui la Panarello avrebbe avuto una relazione all’insaputa del marito Andrea. "Quando la verità ha cominciato a riaffiorare, - rivela la donna condannata - ho iniziato a lanciargli dei messaggi, cercando di portarlo sulla strada giusta. 'Tieni tuo padre lontano da Diego', l'altro nostro figlio”. “Insomma – prosegue la madre di Lorys - io ho provato e riprovato a fargli capire ciò che era realmente accaduto..."
Il marito però continua a non crederle in quanto ha cambiato troppe volte la versione dei fatti. I vuoti di memoria e la confusione sarebbero gli alibi addotti dalla donna che avrebbe mentito solo quando disse che nessuno aveva strangolato il piccolo Loris, ma che l'aveva fatto da solo."Invece è stato mio suocero. Che Lorys si fosse strangolato da solo l'ho detto sì. È quella è stata l'unica bugia dettata dalla paura. Una versione a metà, in preda allo choc ho descritto la scena in maniera parziale”, si è difesa la madre della vittima. Veronica racconta di aver legato i polsi al figlio con delle fascette, che poi ha dato alle maestre della scuola per calmarlo ma, a strangolarlo con un cavetto, sarebbe stato Andrea Stival. Successivamente la donna, verso le 12,30, ha telefonato al suocero ma in quel momento il corpo di Lorys era già stato buttato nel canalone. La Panarello, poi, spiega di aver chiamato proprio l’uomo che lei accusa d’essere l’assassino di suo figlio perché ormai non ricordava già più nulla. “Lui mi ha risposto 'stai ferma là che arrivo'. Io ho solo eseguito ordini. Come una marionetta mossa da fili trasparenti. Ogni volta che mi veniva chiesto di fare qualcosa, io lo facevo. Lui ordinava, io eseguivo", dice la donna.
La Panarello conclude l’intervista parlando del marito:"Per come lo conosco io, so che non si sente in colpa. Ma so che se lui fosse stato più presente e non mi avesse lasciata sola, tutto questo non sarebbe mai accaduto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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