Il vescovo di Nola: "Non sto coi violenti". E accetta l'invito nello stabilimento Fiat

Monsignor Depalma smorza le polemiche sul suo sostegno agli operai che protestavano: "Non sto dalla parte dei violenti, né volontariamente né involontariamente"

Il vescovo di Nola: "Non sto coi violenti". E accetta l'invito nello stabilimento Fiat

Prosegue il botta e risposta tra il direttore dello stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco (Napoli), Giuseppe Figluolo, e il vescovo di Nola, Beniamino Depalma. Quest'ultimo il 15 giugno, in concomitanza con una protesta dei sindacati contro i due sabato di recupero lavorativo, era andato davanti ai cancelli dello stabilimento di Pomigliano. La sua presenza non era piaciuta al Lingotto, che lo aveva accusato di stare "dalla parte dei violenti e prevaricatori". Il responsabile della Fiat ha declinato l’invito del prelato a partecipare a un
incontro con i sindaci della zona per discutere della situazione relativa alla fabbrica. Ma ha invitato il vescovo in fabbrica dove - ha scritto - ci sono "3.200 lavoratori degni quanto gli altri della sua solidarietà".

Oggi il vescovo ha accettato l’invito del direttore dello stabilimento Fiat. E lo fa scegliendo lo stesso quotidiano locale (Il Mattino) sul quale il manager del Lingotto aveva fatto pubblicare una lettera privata. "Non è mia intenzione aprire polemiche a distanza sui singoli aspetti sollevati, credo anzi che solo le relazioni personali, faccia a faccia, possano chiarire le diverse posizioni e consentire di superare pregiudizi ed equivoci".

Sperando di avere, con la visita, "l’opportunità di un confronto franco e diretto" con il responsabile della fabbrica, monsignor Depalma sottolinea che "tuttavia la natura pubblica che la vicenda ha assunto, e soprattutto la gravità dell’accusa a me rivolta, pretende una risposta altrettanto pubblica". E puntuale arriva la replica del prelato: "No, dottor Figliuolo, io non sto dalla parte dei violenti, né volontariamente né, come dice lei, involontariamente. La Chiesa, infatti, non conosce la parola contro né tantomeno, nelle vicende sociali, assume posizioni pregiudiziali a favore dell’una o dell’altra parte".

Nessun atto politico ma solidarietà

"Un vescovo, un pastore - scrive Depalma - non è un dirigente di un’azienda: quando vede e sente uomini gridare, ha l’obbligo morale di andare a vedere e sentire con
i suoi occhi e con le sue orecchie. Non può girare la faccia, non può fare calcoli prudenziali, non può pensare al proprio tornaconto. Deve andare, perché nessun uomo e nessuna donna possa dire sono rimasto solo. È questo - si chiede il vescovo - un gesto di complicità con i violenti e la violenza? O è complice chi non c’è, chi si assenta, chi si nasconde dietro le proprie intoccabili e solide rendite di posizione? Credo che oggi, in questo tempo così difficile i complici dei violenti siano tutti coloro che stanno rinchiusi nei loro fortini sperando che la burrasca passi senza bagnarli.

Chi non si mette in gioco in prima persona per evitare che il disagio assuma derive davvero pericolose e tragiche. Opera davvero violenza chi nega la speranza negando prospettive di futuro alle persone e alle famiglie".

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