Il viaggio nei Balcani e il no al ricovero: così è nato il focolaio a Vicenza

Un manager tornato da un viaggio in Serbia che rifiuta di farsi curare, nonostante sia risultato positivo al nuovo coronavirus. Ecco l'origine del focolaio che preoccupa Zaia

Il viaggio nei Balcani e il no al ricovero: così è nato il focolaio a Vicenza

Un nuovo focolaio di Covid-19 fa tremare il Veneto. In un'industria in provincia di Vicenza 5 persone sono risultate positive al nuovo coronavirus e, come misura preventiva, numerose persone sono state messe in quarantena in diverse province.

A riferirlo è stato il presidente della Regione, Luca Zaia, che ha ricostruito anche l'origine della vicenda, legandola a un manager tornato il 25 giugno da un viaggio di lavoro in Serbia insieme ad altre persone e risultato "positivo al tampone". Ma, nonostante questo, "rifiuta il ricovero". Secondo quanto riferito dal presidente Zaia, il manaer è andato nei Balcani con un gruppo di colleghi: lì, sono entrati in contatto con un 70enne del posto, malato e risultato positivo al Covid-19.

Quando il gruppo vicentino è tornato in italia, il 25 giuno, l'uomo (che non sapeva ancora di essere positivo) ha partecipato a un funerale il 27 del mese e poi, in serata, a una cena per un compleanno, a cui hanno preso parte un centinaio di persone. L'incontro, hanno spiegato, come riporta il Corriere della Sera, si è svolto tenendo conto di tutte le regole preventive previste: "La sala poteva ospitare il doppio delle persone e si è mantenuto il distanziamento sociale". Il giorno dopo, il manager ha iniziato ad accusare sintomi respiratori e domenica 28 giugno si è recato in ospedale, per farsi visitare. Lì, dopo essere stato sottoposto al tampone, è risultato negativo. Ma l'uomo, ha rifiutato il ricovero ed è tornato a casa.

Un atteggiamento irresponsabile, secondo quanto rifetito dalla Regione Veneto. Anche perché, sembra che il manager, invece che sottoporsi all'isolamento volontario, abbia continuato a svolgere incontri di lavoro. Il primo luglio, poi, il ricovero si è reso necessario: ora, l'uomo si trova in gravi condizioni nel reparto di terapia intensiva del San Bartolo.

Anche altri due dipendenti dell'azienda, di cui uno andato in trasferta con il manager, sono risultati positivi al nuovo coronavirus. Contagiato anche un altro cittadino veronese, presente nel viaggio. Il contatto con il 70enne positivo in Serbia sarebbe emerso proprio dalle dichiarazioni delle persone infette al personale medico.

Il presidente della Regione, Luca Zaia, ha commentato: "Se uno commette un reato così grande come l'andare ad infettare delle persone e mettere a rischio la loro vita deve pagare solo una multa di mille euro? Ripeto che deve essere fondamentale un Tso", cioè il Trattamento Sanitario Obbligatorio. "Non possiamo far decidere al paziente se farsi curare o meno- ha aggiunto- Ho chiesto ai direttori sanitari di denunciare alla Procura ogni volta che vedono qualcosa che non va.

Il governo prenda in mano la situazione, e invito il ministro Speranza, per fare un Dpcm o qualcosa per cui i positivi da curare e i contatti da isolare sono due attività da gestire con fermezza se serve". Infine, ha ribadito Zaia, "è fondamentale che ci sia un ricovero coatto, deve esserci un Tso, non possiamo stare lì a discutere con chi non si vuole farsi curare".

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica