Vincent Lambert è salvo per ora: la corte d'Appello di Parigi ha ordinato la ripresa dell’alimentazione e dell’idratazione.
L’ospedale Chu Sébastopol di Reims stamane con l’approvazione della moglie, suo nipote e dei sei fratelli, aveva deciso di interrompere la cura che permetteva al quarantaduenne tetraplegico di rimanere in vita.
Cure che, di fatto, erano essenzialmente la somministrazione dell’alimentazione e dell’idratazione: immediatamente c’era stata l’alzata degli scudi da parte mondo pro-life e dei genitori, che aveva accusato la struttura di mascherare l’epilogo da eutanasia legalizzata. Senza mezzi termini si era espressa la madre, dichiarando in mattinata come lo stessero semplicemente uccidendo.
Così da stamattina quando la decisione dell’ospedale è diventata operativa, duecento persone hanno iniziato a manifestare nel paese di Reims, cercando il sostegno da ogni parte del globo: la ferita lasciata con la morte del piccolo Alfie Evans è ancora profonda nella coscienza di chi ha seguito l’analogo caso.
Gli sguardi e la sofferenza del quarantaduenne mentre gli venivano interrotte le cure, la volontà del padre novantenne, cardiopatico corso in soccorso del figlio e l’affetto delle persone hanno fatto il miracolo.
Alla fine, la decisione della corte d’Appello di Parigi è arrivata in serata: fino a quando una commissione dell'Onu non deciderà a fondo sul suo caso, Vincent Lambert è salvo.
Il tribunale "ordina allo Stato francese (...
) di adottare tutte le misure per applicare le misure provvisorie richieste dal Comitato internazionale sui diritti delle persone con disabilità il 3 maggio 2019 per il mantenimento degli alimenti e l'idratazione" di Vincent Lambert.Per adesso, l'uomo è salvo: si vedrà nei prossimi giorni se l’Onu difenderà la scelta di vita di chi, con le sue debolezze, non si può difendere.
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