L'escalation di violenze contro le donne di questi giorni ha sollevato dibattiti di ogni risma e colore, parole urlate al vento e spesso provenienti da politici che cianciano di riforme possibili senza capire che legiferare a profusione non serve se poi quei testi di legge rimangono lettera morta, vivendo solo sulla Gazzetta ufficiale. Operare nel settore «giustizia» è sempre più logorante quando ci si accorge che è come svuotare il mare con un secchiello, quando cioè la legge viene privata di valore ed efficacia da chi la disapplica, la reinterpreta, la ridimensiona.La magistratura, presidio costituzionale della legalità, terzo potere dello Stato, ha enormi responsabilità in quella che è una strage quotidiana di donne, mamme, neo-mamme, mamme in fieri come quella povera ragazza di Pozzuoli, bruciata viva dal fidanzato all'ottavo mese di gravidanza, balzata in cima alle cronache solo per la sua peculiare condizione.
Ma dietro questo angelo sventurato e la sua creatura (che rischia di perdere la madre senza conoscerla e di essere affidato a chi sa chi, qualora non vi siano amorevoli parenti materni) si staglia uno stuolo di donne uccise, picchiate, sfigurate che ogni giorno allunga una tragica lista il cui sangue deve pur reclamare giustizia.Ma quale giustizia, mi chiedo sfiduciata, quando nel campo dei contenziosi civili in materia di diritto di famiglia per ottenere una misura di protezione familiare i giudici impongono tanti e tali presupposti da renderla una chimera? Quando coniugi in aperta conflittualità vengono lasciati nella medesima casa per effetto di provvedimenti concepiti come innovativi ma, in realtà, solo agevolatori di tragedie.
Quando quotidianamente i codici di procedura vengono violentati da decisioni che rendono inutili princìpi basilari studiati al primo anno di giurisprudenza.Siamo allo sbando e nessuno è esente da colpe, tanto meno lo sono i governi, soprattutto i «Soloni» degli esecutivi «tecnici» che, senza investitura popolare, lasciano la magistratura in balìa di se stessa e sono sostenuti da partiti che hanno ferocemente contestato le riforme della giustizia dell'ultimo governo eletto, salvo rinunciare ad affrontare in concreto il problema «violenza sulle donne», con il paradosso che l'ultima vera normativa che andava nella direzione di proteggere le donne è quella del 2009 sullo stalking, all'epoca in cui ministro era l'on. Mara Carfagna.
È chiaro che tutto si può migliorare, ma basterebbe applicare le leggi che ci sono per fornire una tutela concreta che salvi tante vite, basterebbero giudici più reattivi che comprendessero i rischi sottostanti gli esposti e le querele, le crisi familiari e le richieste di aiuto, invocazioni disperate a uno Stato che sa solo prendere ma latita quando si tratta di restituire servizi e protezione del cittadino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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