I pm aprono un fascicolo sul primo morto per virus a Padova

Nel fascicolo aperto dagli inquirenti non vi sono nè indagati nè ipotesi di reato. Sono state acquisite le cartelle cliniche dell'ospedale dove Adriano Trevisan è stato ricoverato per cercare di capire se siano state adottate tutte le linee guida di fronte alla malattia

I pm aprono un fascicolo sul primo morto per virus a Padova

Sono ore cruciali queste per le Regioni italiane che stanno facendo i conti con il coronavirus. Piani d’emergenza adottati nelle varie città colpite direttamente dal virus, tavoli tecnici a lavoro per far fronte alle esigenze sanitarie della popolazione e quarantene per gli abitanti delle città focolaio della malattia. Una situazione che sta generando non poche preoccupazioni fra la gente che, tra prudenza e un moderato nervosismo, sta seguendo tutte le misure di carattere precauzionale che vengono richieste dagli esperti.

E mentre da una parte vi è la corsa contro il tempo per evitare che la situazione possa degenerare facendo accrescere il numero dei contagiati e la conta dei morti, da un’altra parte si cerca di capire cosa ci sia stato dietro la morte della prima vittima da coronavirus in Italia. Stiamo parlando del caso di Adriano Trevisan, il 78enne di Vo’ Euganeo, deceduto il 22 febbraio scorso nell’ospedale di Schiavonia, nella Bassa Padovana.

La procura di Padova ha aperto infatti un fascicolo d'inchiesta, a carico di ignoti,per accertare con maggiore chiarezza come sia avvenuto il decesso del paziente. Si tratta al momento di un’indagine che non ha indagati e nemmeno ipotesi di reato. Gli inquirenti hanno chiesto all’ospedale in questione le cartelle cliniche del paziente per accertare se le linee guida rispetto alla malattia, siano state eseguite. Quando si parla di linee guida, si fa riferimento al protocollo da seguire nei casi di sospetta presenza del virus e quindi, dalla fase di diagnosi a quella di contenimento del contagio.

L’uomo, ex titolare di un’impresa edile, da anni in pensione, si trovava ricoverato in ospedale da una decina di giorni prima che gli venisse diagnosticato il coronavirus. I sintomi per i quali il 78enne ha richiesto le cure del personale specializzato sono stati quelli di una grave forma influenzale. Pochi giorni dopo però, le sue condizioni sono peggiorate precipitosamente. Da qui i test che hanno confermato la positività al virus. Poi, la morte. Con l’apertura dell’inchiesta adesso si mira a fare luce su cosa sia accaduto in quei momenti che hanno preceduto la fase dei tamponi e delle analisi, fino ai provvedimenti adottati dal momento in cui è stato diagnosticato il coronavirus.

L'ospedale di Schiavonia, alle porte di Monselice, dopo il fatto è stato sottoposto a sanificazione attraverso diverse procedure che hanno richiesto lo svuotamento di alcuni reparti. La prima vittima italiana da coronavirus, non era mai stata in Cina e nemmeno era venuta in contatto con gente proveniente dalla Nazione messa in ginocchio da Covid-19.

L’unica abitudine, da quando era andata in pensione, era quella di recarsi nel bar del paese per scambiare quattro chiacchiere con gli amici e giocare a carte. Nulla di più o di meno. Dunque, risulta ancora difficile poter ricostruire anche i frammenti di vita privata che hanno riguardato Adriano Trevisan prima del ricovero in ospedale.

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