Il vizio massimalista

Il primo atto del nuovo segretario del Pd, Elly Schlein, alla Camera è stato quello di chiedere con veemenza le dimissioni del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi

Il vizio massimalista

Il primo atto del nuovo segretario del Pd, Elly Schlein, alla Camera è stato quello di chiedere con veemenza le dimissioni del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. Se tanto mi dà tanto ad ogni intervento la nuova leader chiederà le dimissioni di qualcuno. È la natura di ogni vocazione massimalista che purtroppo quando è consumata in salsa grillina si trasforma in una parodia. Ed è probabile che la segretaria del Pd tentando di lanciare un ponte verso Conte e Grillo finisca per essere egemonizzata dal costume, dalle logiche, dalla cultura del Movimento 5 stelle. Creando un vortice nell'opposizione, una logica al rialzo, una gara a chi la dice più grossa. Tant'è che ieri alla sortita della Schlein si sono subito accodati Conte e Calenda. Anche se poi bisognerà vedere cosa faranno ora i grillini e la sinistra dura e pura - sono le contraddizioni del massimalismo - sugli avvisi di garanzia a Conte, a Speranza e agli altri nell'inchiesta sul Covid.

Ora nella vicenda in questione, cioè il naufragio nel mare di Crotone che è costato la morte a 67 immigrati tra cui molti bambini, all'inquilino del Viminale si può rimproverare di avere usato un lessico troppo burocratico, un gergo prefettizio, nel parlare della tragedia, ma poco di più. La politica del governo a cominciare dal decreto sulle Ong - al netto dello scontro ideologico e della polemica politica che avvelenano i pozzi - non c'entra un fico secco con quanto è avvenuto. Intanto perché l'imbarcazione proveniva da una rotta poco frequentata dalle imbarcazioni di immigrati. Eppoi perché quelle persone avevano tutte, visti i Paesi di provenienza, lo status di rifugiati. Quindi, sarebbero state accolte senza problemi. Non si trattava di migranti economici, per fare un esempio, partiti dalla Tunisia. Semmai la questione pone altri problemi che se risolti avrebbero contribuito - e contribuirebbero in futuro - a salvare quelle persone: l'esigenza di un ufficio in Turchia dove valutare le domande di asilo dei rifugiati creando dei corridoi umanitari; una maggiore efficacia di Frontex, l'agenzia europea dai molti costi e dalle molte carenze; e magari, un maggior coordinamento tra le motovedette dei porti e quelle della Finanza, che dipendono da ministeri differenti (Interno e Infrastrutture). Anzi, sarebbe meglio che ci fosse un'unica autorità che si occupi delle imbarcazioni di immigrati che tentano di sbarcare clandestinamente sulle nostre coste per evitare rimpalli di competenza che possono sfociare in tragedie.

Insomma, per chi ha cuore la pelle dei migranti ci sarebbero tanti argomenti da trattare e provvedimenti da prendere in un confronto anche aspro tra maggioranza e opposizione. Solo che il massimalismo non dà importanza a questi particolari, carica sempre e comunque come i tori di fronte ad un drappo rosso. Ha le dimissioni in bocca sempre e comunque. Si ciba di riti e non punta a migliorare la situazione. È la grande differenza con il riformismo che punta a risolvere i problemi con pragmatismo e realismo, tenendo conto delle forze presenti in Parlamento e nell'interesse della nazione. Sono due pianeti diversi. Il Pd, seppure con i suoi limiti, è sempre stato sul pianeta riformista.

Ora, invece, guidato dalla Schlein rischia di volare su Marte. Sul pianeta della Rivoluzione. Il pianeta rosso dei radical-chic, per usare una celebre definizione coniata più di sessanta anni fa dal giornalista americano Tom Wolfe, cioè dei rivoluzionari da salotto.

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