Il tribunale per i minorenni di Bologna ha deciso: la potestà genitoriale della coppia no vax che non voleva far operare il figlio finché non avesse avuto la certezza che il bambino, in caso di necessità, avrebbe ricevuto sangue solamente da persone non vaccinate è stata sospesa.
Lo scorso 2 febbraio la Procura per i minorenni aveva presentato il ricorso. Adesso il tutore del bambino è il servizio sociale competente del territorio. Sempre negli ultimi giorni, inoltre, si era espresso anche il giudice tutelare di Modena. Quest'ultimo aveva accolto il ricorso e le ragioni dell'ospedale Sant'Orsola di Bologna, dove il piccolo è ricoverato, il quale ribadiva la necessità dell'intervento e la sicurezza del sangue. Il bambino, perciò, sarà operato al cuore e qualora dovessero servire, come tutti i pazienti, riceverà sacche di sangue. E che queste siano di persone che hanno ricevuto una, due, tre dosi di vaccino o nessuna, non ha alcuna importanza. Per prima cosa va tutelata la salute del minore.
La posizione della famiglia
Pensando di fare il bene del figlio, la coppia aveva anche raccolto una lista di donatori di sangue disposti ad aiutarli. Tutti reclutati in chat no vax. Nonostante la sentenza sia esplicita e ben chiara: "La salute viene al primo posto e ci sono le garanzie di assoluta sicurezza nel sangue", i genitori stanno valutando la possibilità di impugnare la decisione del giudice. L'avvocato Ugo Bertaglia, loro legale, ha spiegato in una nota il perché la famiglia ha chiesto all'ospedale Sant'Orsola il controllo sul donatore: "Attiene alla mancata immunizzazione del donatore nei confronti del virus SarsCov2, non perché si tema che il vaccino possa trascorrere nel sangue del bambino, attraverso quello del donatore inoculato, bensì poiché non è escluso, dalla sperimentazione ancora in atto che questo possa contenere e trasmettere frammenti di proteina Spike che potrebbero essere nocivi".
Un timore però che è del tutto infondato e che a causa di alcune convinzioni personali prive di ogni tipo di riscontro scientifico non ha fatto altro che mettere in pericolo la vita del piccolo.
La replica
"Non esistono evidenze scientifiche secondo cui il sangue dei donatori vaccinati contro il Covid non sia sicuro e affidabile", ha spiegato in un video sui social Gianpietro Briola, il presidente di Avis. Questo tipo di fake news, dopo che durante la pandemia sono diminuite le donazioni e sono state raccolte 140mila unità in meno, non fanno altro che mettere ancora più in crisi questo settore. Proprio per questo Avis ha annunciato depositerà denunce alle autorità giudiziarie poiché "minano non solo la reputazione dell'Associazione ma quella di tutto il sistema sanitario e della comunità scientifica italiana e internazionale". Briola ha poi concluso affermando: "Le notizie arrivate da Bologna rappresentano il triste epilogo della disinformazione e del pregiudizio".
Ancora più duro sulla vicenda Giuseppe Di Mauro, presidente della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps), il quale ritiene sia assurdo non consentire una trasfusione al proprio figlio. "È davvero impossibile pensare che possa accadere una cosa del genere. Si tratta di una questione di vita o di morte. Anteporre i propri ideali alla salute del proprio figlio è davvero improponibile".
Ha poi aggiunto che dal suo punto di vista è giusto che in questi casi intervengano le autorità giudiziarie. "Se il piccolo fosse morto per il mancato intervento sarebbe stato un dramma nel dramma e si sarebbe creato un pericolosissimo precedente, anche per altre patologie", conclude Di Mauro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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