Il Csm difende il pm Spataro Proteste anche dall’Unione

L’ulivista Zanda: una brutta pagina istituzionale e uno sgarbo al presidente del Senato. L’ex capo dello Stato: sono pronto a dimettermi da italiano

Anna Maria Greco

da Roma

Il Csm decide di difendere dalle critiche il pm milanese Armando Spataro, titolare dell’inchiesta sul rapimento dell’imam Abu Omar da parte della Cia. Ma si tratta di critiche venute da parlamentari, e di calibro, come il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga e l’ex ministro della Giustizia Roberto Castelli. La «pratica a tutela» che sarà aperta dopo il via libera del comitato di presidenza di palazzo de’ Marescialli e che verrà trattata a settembre dal nuovo Consiglio, ha pesanti implicazioni politiche. E suscita una polemica che può sfociare in uno scontro istituzionale tra organo di autogoverno della magistratura e Camere. Lo stesso presidente del Senato, Franco Marini, infatti, nei giorni scorsi ha avvisato il Csm di rispettare le «sovrane prerogative del Parlamento», invitandolo alla «saggezza».
La reazione di Cossiga, che del Consiglio è stato a suo tempo presidente, è durissima. Fa sapere che se dal Csm venisse una nota di biasimo nei suoi confronti, si dimetterebbe «irrevocabilmente da senatore», traendone anche le conseguenze «sul piano della stessa cittadinanza italiana».
Il vicepresidente di palazzo de’ Marescialli, Virginio Rognoni, difende però la decisione del vertice del Consiglio, formato oltre che da lui dal primo presidente della Cassazione, Nicola Marvulli e dal Procuratore generale Mario Delli Priscoli. Sottolinea che era obbligata la scelta di aprire la pratica su Spataro, chiesta da tutti e 16 i togati, e assicura che la saggezza chiesta da Marini «sarà certamente propria dell'intero Consiglio, nella valutazione dei fatti». Poi aggiunge: «Il diritto di critica a qualsiasi iniziativa giudiziaria, soprattutto se provenga da parlamentari, è sacrosanto, e nessuno lo mette in discussione. Altrettanto fuori discussione è la dignità e l'onorabilità delle persone, magistrati o cittadini che siano».
Spiegazioni che non convincono molti. E fioccano le accuse di ingerenza politica dal centrodestra, ma anche dall’Unione. Il capogruppo della Lega al Senato, Roberto Castelli, contrattacca: «Spero che nella pratica a tutela si spieghi anche come mai Spataro non ha ancora chiesto l’estradizione degli agenti Cia accusati del rapimento di Abu Omar. Quando ero io ministro questa richiesta veniva ritenuta indifferibile, ma forse ora che il governo è cambiato non sono più così pericolosi da essere arrestati».
L’attacco più clamoroso viene, però, dalla maggioranza. «Montesquieu si starà rivoltando nella tomba - accusa il vicepresidente dell’Ulivo a Palazzo Madama, Luigi Zanda -. A poche ore dalla loro scadenza, i vertici del Csm hanno affidato al plenum del Consiglio il giudizio sulle opinioni politiche espresse dai senatori Cossiga e Castelli nell'esercizio delle loro funzioni di parlamentari». Per Zanda è stata scritta «una brutta pagina» nella storia dei rapporti tra le più alte istituzioni dello Stato, anche perché è stato compiuto «deliberatamente un consistente sgarbo» nei confronti del numero uno del Senato, Marini. Ironico, gli fa i complimenti Castelli, per essere il primo del centrosinistra a essersi «svegliato da un lungo sonno sulle posizioni corporativistiche delle toghe».

Dopo le «allarmanti» dichiarazioni di Cossiga, il responsabile giustizia di Forza Italia Giuseppe Gargani, spera che il nuovo Consiglio sia «più qualificato» dell’attuale, perché una critica del Csm al senatore a vita sarebbe «un’ingerenza scandalosa che altera vistosamente l'autonomia del potere legislativo».

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