Can Bo, tapas memorabili

Il ristorante del Grand Hotel Central a Barcellona propone una convincente commistione di codici d’alta cucina e di ricette semplici e immediate, realizzate con ingredienti freschissimi e selezionati e aprezzo molto competitivi. Lo chef Oliver Peña ha una stella al Teatro Kitchen&Bar e l’executive chef ligure, Leonardo Cavazzoni, interpretano al meglio lo spirito mediterraneo con un tocco di italianità

Can Bo, tapas memorabili

La Spagna è da anni il punto di riferimento a livello mondiale, disegna parabole e detta linee di tendenza. Per questo va preso molto sul serio un posto come Can Bo, il nuovo locale aperto a qualche mese fa a livello strada nel Grand Hotel Central di Barcellona, l’albergo recentemente riaperto dopo un accurato restauro che ne ha comportato una totale rivoluzione in termini di design e che si trova in un elegante edificio su via Laietana, in un’area assolutamente fatidica della città catalana, tra il Barrio Gotico e il vivace quartiere del Born, cuore della movida locale.

Can Bo è un locale che ha un background stellato, perché al timone della cucina c’è lo chef Oliver Peña, che dopo esperienze in cucine blasonate (al Bulli Hotel, al Tragabuches di Barcellona, al 41° Experience, all’Enigma) che lo hanno consacrato come uno dei cuochi più interessanti della scena catalana, di recente ha conquistato un “macaron” al Teatro Kitchen&Bar, un ristorante sulla Parallel che ha un’impostazione teatrale, con il menu suddiviso in atti e scene. Qui, al Can Bo, Peña, coadiuvato dall’executive chef, il ligure Leonardo Cavazzoni, propone una cucina immediata ma elegante, basata su un concetto di condivisione che si sviluppa attraverso delle attraenti tapas e dei piatti “para compartir” che rendono un pasto un piacevole momento di socialità. Il tutto con un’ispirazione potentemente mediterranea e con una venatura italiana che chiaramente arriva da Cavazzoni ma che non prende mai il carattere di una scimmiottatura da cartolina. C’è rispetto, forte.

Il punto forte di Can Bo sono gli ingredienti, di alta qualità e con una forte caratterizzazione terriotirale: pollo ruspante di Cerdanya, carciofi da El Prat, triglie dalla costa di Barcellona, cozze dal delta dell’Ebro, fragole da Maresme. Il menu è articolato principalmente in una serie di tapas fredde e calde. Io sono partito da una Gilda XXL, una versione de luxe di uno dei principali “pintxos” spagnoli, uno stecchino con olive, peperoni e acciughe che la carnosità dei singoli elementi rende irresistibile. Poi ho provato una delle migliori insalate russe della mia vita, realizzata con ingredienti che, mi dice lo chef, “non tocca il frigorifero”, ovvero viene fatta con ingredienti freschi di giornata. Il tocco è la ventresca di tonno, poi fiori di capperi e al posto della maionese un’emulsione dell’olio della ventresca stessa. Quindi una Lingua di vitello con salsa verde di aceto, uovo e prezzemolo e dei sottaceti che richiama un bollito padano. Ancora una brioche di octopus, un panbrioche con polpo fritto di stile piuttosto internazionale. Poi dei calamaretti ripieni di “butifarra negra”, una tipica salsiccia locale, con una salsa romescats di mandorle e pomodoro. Poi le polpette di vacca vecchia maturata con una guarnizione di filamenti di patate, altro trionfo di conforto palatale e mnemonico. Chiusura con un opulento Flan alla vaniglia.

Nel resto del menu ci sono come detto tracce di italianità (il Carciofo del Prat cacio e pepe, la Selvaggina tonnata, le Tagliatelle fresche di Lorenzo con ragù di coda di toro) e molti classici spagnoli interpretati con piglio gourmet, dalle Patatas bravas Can Bo alla Crocchetta di pollo alla catalana, fino alla Tortilla espressa di patate e cipolla (a richiesta con aggiunta di ‘nduja). Poi ci sono alcuni piatti più elaborati, una notevole selezione di formaggi e un assortimento di “embutidos” (salumi). Insomma una convincente strada mediana tra una cura da fine dining e sostanza da godimento, che alla fine è una delle strade maestre di una sana ristorazione contemporanea. I prezzi: le tapas costano dai 3,20 euro della crocchetta ai 18 euro delle polpette, con solo due piatti fuori budget: la Rana pescatrice con vongole (26 euro) e le Costine di manzo brasate con purè di patate e demiglacé (28 euro). I piatti speciali della casa vanno da 21 a 29 euro, con l’unica eccezione dei 65 euro del Filetto di rubia gallega stagionato. Un assortimento di tre formaggi viene 16 euro, di tre salumi 25. In definitiva con quattro tapas, un piatto da condividere e un dolce, una coppia può aspettarsi di spendere 40 euro a persona.

La cantina, curata dal sommelier Amador Marín (già capo sommelier dell’ElBarri Group) propone una lista di 150 etichette accuratamente scelta, con tanta Spagna, un po’ di Francia e anche un angolo d’Italia, con ricarichi piuttosto onesti.

Can Bo, che prende nome da Francesc Cambó, il primo proprietario dell’edificio ma gioca anche con due parole catalane, “can” che evoca la casa e “bo” che vuol dire buono, è stato disegnato dallo studio londinese Sagrada, che ha sfruttato delle ampie finestre per attingere alla luce naturale e ruota attorno a un bancone bar centrale dove si può anche mangiare in un clima informale. L’arredo e le decorazioni sono ispirati ai colori della terracotta mentre bellissimo è il pavimento a mosaico in stile catalano.

Can Bo è aperto tutti i giorni a

pranzo e a cena, ma resta aperto anche tra i due servizi offrendo semplici ma gustose tapas “spezzafame”. Informazioni e prenotazioni su www.grandhotelcentral.com/en/restaurant_can-bo/ o al numero di telefono +34932957900.

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