Hollywood certifica la deriva antisemita

Il vacuo giubilo che emana dalla folla pronta ad applaudire la più vieta delle interpretazione che accompagnano la tragedia israeliana dal 7 ottobre, segnala che gli ebrei sono cattivi, forse suprematisti bianchi

Hollywood certifica la deriva antisemita
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Il cinema resta sempre un faro. Le sue immagini, i suoi volti, e anche i suoi documentari disegnano la fantasia di milioni di persone, siglano un'epoca. Hollywood quindi si deve vergognare, oggi, per la sua ignoranza e le sue bugie. Il vacuo giubilo che emana dalla sua folla pronta ad applaudire la più vieta delle interpretazione che accompagnano la tragedia israeliana dal 7 ottobre, segnala che gli ebrei sono cattivi, forse suprematisti bianchi, certo i palestinesi sono le vittime. Non è successo niente. Il 7 ottobre non c'è stato. Ieri il giovanotto palestinese che proviene da vicino a Hebron, una delle zone più prolifiche di attacchi contro chi va autobus o in pizzeria, premiato con l'Oscar, ha recitato tutto il rosario Propal. Si chiama Basel Abra, con l'israeliano Yuval Abraham ha firmato il documentario No other land e chiamato sul podio, in cravattino nero, prima ha denunciato «la pulizia etnica del popolo palestinese», mentre Abraham, israeliano si lanciava sull'«atroce distruzione di Gaza» e bacchettava gli Stati Uniti per aver bloccato la strada a «una soluzione politica senza supremazia etnica». Poi essendo israeliano ha mostrato di ricordarsi che gli ostaggi devono tornare e ha auspicato un futuro migliore tutti insieme. Ma questo film coi suoi applausi non aiuterà. È vero che ci sono state demolizioni nella zona di Masafer Yatta, la gente però non è stata sgomberata. È facile sapere che quando Tsahal distrugge una casa le ragioni sono dure, difficili, e legali: dipendono in genere dalla necessità di distruggere strutture che servono da rifugio, deposito, base per il terrorismo. Le decisioni vengono sottoposte alla Corte Suprema, che ci ha messo anni, dopo un primo rifiuto, ad accettare la decisione militare, legata all'uso del terreno come zona di esercitazioni. Quella parte del West Bank è una zona da cui fuoriescono parecchi attacchi, ogni giorno i terroristi causano morti e feriti o si riesce a prevenirli, anche smantellandone le strutture. Oppure, le costruzioni violano la legge cui sono soggetti tutti i cittadini: non si può costruire dove è proibito.

Masafer Yatta esemplifica un'acquisizione illegale di terra da parte palestinese nella zona C che, al contrario delle aree A e B, è sotto il controllo civile e militare israeliano secondo gli accordi di Oslo. Sono circa 200mila i palestinesi nell'area C; nel 1999 i palestinesi si presero a Masafer Yatta un altro pezzo di terra e violarono gli accordi di Oslo e i permessi di costruzione. Con baracche, con grotte che nella tradizione sostituiscono le case, con piccole costruzioni di mattoni e latta piazzate in modo da bloccare le abitazioni israeliane si sono costruite apposta ostacoli per affermare che quella è terra palestinese. Da notare che nell'area A, sotto il controllo palestinese, Israele proibisce ai suoi persino di entrare, tantomeno di costruire. E una memoria basilare: tutti i territori assegnati a Israele dalla Lega delle Nazioni, Giudea e Samaria, dette West Bank, rimasero occupati dalla Giordania dal 1948 al 1967. Israele sapeva bene che il suo diritto era a tutto il territorio, secondo gli accordi internazionali e la conclusione della guerra: mai i palestinesi avevano avuto uno Stato.

E tuttavia concesse il controllo sull'area A e in comune sull'area B, fino a un accordo di sicurezza che i palestinesi hanno rifiutato sempre. Resta l'aggressione continua, l'educazione scolastica dedicata all'omicidio degli ebrei, uno a uno, al genocidio.

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