Il nome di Megan Marshack, passerà alla storia per il suo "mai chiarito ruolo" di assistente dell'ex vicepresidente Nelson A. Rockefeller e per le circostanze della sua morte improvvisa nel 1979, che le regalò il soprannome de: "La donna che era lì".
È morta in un ospedale di Sacramento dove era ricoverata, il 2 ottobre, ma solo oggi ne è stata data notizia. Aveva 70 anni. La conferma della sua scomparsa è stata data da suo fratello Jon Marshack, che ha rivelato che era stata lei stessa a scriverne il testo, poi pubblicato da un'agenzia di pompe funebri di Sacramento sul suo sito web. Le cause, sempre secondo il fratello che è il suo unico parente in vita, sarebbero state una grave insufficienza epatica e renale.
Chi era "la donna misteriosa"
Era nata nel 1953 a Los Angeles e abbandonata dai genitori insieme al fratello Jon. I due vennero poi separati da bambini e adottati da due diverse famiglie. I suoi genitori affidatari, Sidney Marshack un ingnegnere aerospaziale e Patricia Credwyn un'insegnante, si presero molto cura di lei e della sua istruzione. Studiò storia e giornalismo alla California State University, laureandosi nel 1975.
Subito dopo la laurea a 22 anni, mentre stava portando avanti un reportage di sei mesi per l'Associated Press, le fu assegnato il compito di partecipare a una conferenza stampa a Los Angeles tenuta dal vicepresidente Rockefeller, per chiedergli della crisi finanziaria che allora minacciava New York City. Secondo i racconti dell'epoca fu così audace nelle domande, che dopo l'incontro stampa, i due andarono via insieme.
Il lavoro da assistente
In seguito a quell'episodio, la Marshack fece domanda per diventare assistente stampa del vicepresidente e sapendo che lui adorava gli Oreo, si presentò al colloquio di lavoro con una scatola dove ogni singolo biscotto era confezionato con un fiocco. Ottenne il posto di lavoro con l'incarico di scrivere le lettere per il vicepresidente e da cronache dell'epoca aveva un accesso privilegiato nel suo ufficio.
Durante il suo mandato in molti rivelarono che i due erano amanti e che la cosa era notoriamente risaputa anche se all'epoca lui era sposato con Margaretta Rockefeller. Dopo la morte, agli inizi degli anni '80, lavorò alla CBS seguendo le Olimpiadi invernali del 1984 a Sarajevo, nell'ex Jugoslavia, e il processo di Mehmet Ali Agca nel tentato assassinio di Papa Giovanni Paolo II. In seguito nel 1998 si trasferì a Placerville, in California, per lavorare presso il giornale locale The Mountain Democrat.
Nel 2003 sposò il collega Edmond Jacoby Jr, scomparso lo scorso anno in seguito alle ferite riportate in un incidente stradale. In molti provarono ad offrirle notevoli quantità di soldi per un suo libro di memorie, ma la donna si è sempre rifiutata commentando che mai avrebbe voluto: "arricchirsi con questa tragedia".
La storia della morte del vicepresidente
Paradossalmente il necrologio che lei stessa ha scritto, rappresenta il primo commento pubblico dopo la morte del vicepresidente repubblicano Rockefeller, avvernuta l'11 gennaio 2019, anche lui all'età di 70 anni. Era rimasta in silenzio per decenni senza mai rivelare nulla sulle circostanze della scomparsa dell'uomo e sul perché lei si trovasse con lui in quei momenti.
Da giornalista, dopo quell'episodio si era ritrovata proprio ad evitare gli stessi colleghi ,che arrivarono anche a seguirla ovunque andasse, nella speranza che potesse rivelare qualche particolare scabroso di cui il pubblico era affamato. Il necrologio, ha in parte dato voce a quella richiesta, senza mai citare il nome Rockefeller nè la loro presunta storia d'amore, citando invece le parole del musical del 1975 A Chorus Line: "Non dimenticherà e non potrà mai pentirsi di ciò che ho fatto per amore".
La morte del vicepresidente
Le prime notizie della morte di Rockefeller furono date dal suo portavoce di lunga data Hugh Morrow, dopo la mezzanotte dell'11 gennario 1989. Parlando al New York Times aveva spiegato che era morto di colpo intorno alle 22:15 mentre era nel suo ufficio con la guardia del corpo e stava lavorando su un libro d'arte che avrebbe dovuto dare alle stampe da lì a poco.
Già il giorno dopo però, il giornare iniziò a ricostruire la storia ufficiale. Ovvero che fu proprio lei a chiamare i soccorsi medici, almeno un'ora dopo che l'uomo era già morto. E ancora che il vicepresidente non si trovava in ufficio, ma in una brownstone (una tipica casa a schiera newyorkese con le pareti in pietra arenaria) di proprietà della signora Marshack.
In seguito si venne a scoprire che i soldi per acquistare l'appartamento, provenivano proprio dal vicepresidente sottoforma di prestito, che venne poi condonato con una specifica nel testamento. Quando uscirono queste notizie scoppiò un vero putiferio, tra chi considerava quell'indagine giornalistica una violazione della privacy e chi invece era a favore di rivelare la verità su un personaggio pubblico. Da quel momento la donna divenne oggetto morboso di interesse da parte della stampa e venne definita dal Washington Post: "La donna che era lì".
Il gossip non le diede scampo
Molte furono le notizie, vere, presunte e addirittura false, che uscirono. In molti sostenevano che l'uomo venne ritrovato in giacca e cravatta circondato da documenti di lavoro, altri invece riportarono che era nudo in mezzo a contenitori di cibo cinese, l'unica verità, che sembra accertata, è che morì per un attacco di cuore.
La Marshack su tutta la vicenda non commentò mai chiudendosi nel più stretto riserbo: "Da quello che so dopo la morte del vicepresidente, mia sorella firmò un accordo di non divulgazione con la famiglia, per questo non ha mai parlato" rivelò il fratello in un'intervista: "Credo che in realtà avrebbe voluto parlare ma ha mantenuto fede a quell'accordo".
Nel febbraio 1979, i quattro figli
vicepresidente rilasciarono una dichiarazione congiunta affermando che la signora Marshack "aveva fatto del suo meglio per salvarlo" ed esprimendo rammarico per gli "errori" nell'annuncio della sua morte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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