"Dimenticate i viaggi all'estero", ritorno a turismo anni '50 in Italia

Alberghi vuoti e turismo ai minimi storici. Cambia il volto dell'Italia dopo l'impatto del coronavirus. Gli esperti assicurano: "Si ritornerà alle gite fuori porta degli anni Cinquanta"

"Dimenticate i viaggi all'estero", ritorno a turismo anni '50 in Italia

Come sarà il turismo in Italia dopo il coronavirus? È il grattacapo che assilla molti imprenditori del settore ricettivo alle prese con una crisi senza uguali precedenti storici. Difficile fare pronostici al momento, l'unica certezza è che bisognerà rimboccarsi le maniche per rimettersi in carreggiata e ripristinare al meglio tutti i servizi turistici del territorio. Alberghi, bar e ristoranti sono senza dubbio le attività più a rischio, costretti ad un lungo lockdown che fa già presagire una netta riduzione degli incassi. "Si tornerà ad un turismo anni '50", dicono gli esperti; ma questo è ancora tutto da accertare.

Tra le città italiane più in sofferenza c'è sicuramente Torino. Lo scorso anno, il capoluogo piemontese ha fatto segnare il record di turisti, specie nei giorni a ridosso della Pasqua, contando un numero di visitatori da capogiro: 25mila al Museo Egizio, 12mila a quello del cinema e 37mila alla Reggia Venaria. Senza contare, inoltre, la lunga sequenza di accessi alle strutture ricettive, quasi sempre "full". Ad oggi, invece, la situazione appare notevolmente cambiata con un preoccupante trend al ribasso che mette in allarme i colossi del settore.

"In cinquant'anni di storia non abbiamo mai chiuso, nemmeno durante la guerra, - spiega Alessandro Comoletti, proprietario dell'Hotel Roma di piazza Cavour, al Corriere della Sera - il virus ci ha messo ko". L'albergo, che si trova in una posizione centralissima di Torino, conta appena 4/5 ospiti alla settimana e, nella maggior parte dei casi, si tratta di macchinisti dei treni merci che trasportano il frumento in Italia da Francia e Romania. La filiera turistica a Torino vale quasi il 10% del Pil regionale e sfama circa 112mila addetti del settore con 34mila imprese totali sul territorio. "Ora gli alberghi sono vuoti - continua Comoletti -sintomo di un malanno che rischia di distruggere un pezzo fondamentale della nostra economia".

Nel 2019, l'intera Regione Piemonte ha superato per la prima volta i 15 milioni di turisti con un incremento del +6,6% degli incassi (rispetto al 2018) nella sola città di Torino. Ma c'è da scommettere che, a seguito del lockdown, ci sarà una decrescita importante che costringerà molti imprenditori a chiudere bottega. In previsione di una crisi di liquidità, il Comune sta valutando la sospensione della tassa di soggiorno al fine di garantire una boccata d'aria ai contribuenti. "Ne discuteremo oggi in Commissione finanze - fa sapere Alberto Sacco, assessore alle attività produttive - e siamo anche disposti a destinare queste risorse a investimenti del settore". Si parla di circa 7/8 milioni di euro che potrebbero tornare utili agli autonomi costretti, loro malgrado, a reinventarsi il lavoro di sana pianta. Ma come cambierà il turismo dopo l'ondata funesta del coronavirus?

Gli operatori del settore pronosticano una ripartenza a ritmo dell'Italia degli anni '50, ovvero, un turismo fatto di prossimità con gite fuori porta ed escursioni nelle valli o in montagna.

I tour operator si stanno già attrezzando per una stagione all'insegna del Made in Italy, alla scoperta cioè delle realtà nostrane, in alternativa ai viaggi verso località estere. Un ritorno al passato, dunque, per avanzare verso un futuro diverso.

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