"Bestie di scena" e il percorso dell'attore senza filtri

"Bestie di scena" della regista palermitana Emma Dante è quello che vediamo guardando dal buco della serratura del teatro. Ancora una volta lo Strehler si conferma in grado di dare spazio al teatro a 360 gradi

"Bestie di scena" e il percorso dell'attore senza filtri

"Bestie di scena" è quello che vediamo guardando dal buco della serratura del teatro. Il nuovo spettacolo della regista palermitana Emma Dante, coprodotto dal Piccolo di Milano dove è sconsigliato ai minori di 16 anni, dal Biondo di Palermo e dal Festival di Avignone, è una performance che mette in scena il lavoro e il percorso dell'attore senza filtri. Questo spettacolo non ha un vero inizio, se non quello che decide lo spettatore, che si riscopre onorato di partecipare passivamente a una lezione di prova, nella quale ogni passaggio è incasellato in un racconto suscettibile all'interpretazione soggettiva, come una vera opera d'arte contemporanea.

La regista smonta le scenografie, toglie le parole, butta via ogni forma di costume di scena e lascia l'essenza del teatro: il corpo, il suo istinto quasi primordiale e l'energia che esso emana nello spazio e con altri corpi. Gli attori sono sì nudi, ma questo sorprendentemente non disturba e non scandalizza, forse per assuefazione o forse perché il teatro crea quella magia dove tutto può succedere e quel che succede resta lì.

Quel che si vede sul palco sono solo corpi che si esprimono, ognuno a modo suo, senza limiti, sfiorando il ridicolo, sfiorando la follia, corpi che si relazionano tra loro e con pochi oggetti esterni "in prestito" alla scena.

Gli esercizi teatrali sul corpo si susseguono in tanti quadri assurdi e surreali, culminano in un unico, armonioso quanto vario circo dei personaggi e muoiono in un ritorno al reale freddo e disarmante.

Ancora una volta lo Strehler si conferma in grado di dare spazio al teatro a 360 gradi.

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