Esce domani, giovedì 6 aprile, in abbinata con il Giornale, il pamphlet di Luigi Mascheroni “Politici per modo di dire”, un dizionario (semiserio) delle parole che hanno cambiato la Seconda Repubblica. Da “Bamboccioni” a “Vaffa!”, da Bunga Bunga a “quid”, da Olgettine a “rottamare”, da “Che fai, mi cacci?” a “predellino”, un catalogo degli slogan, i modi di dire, i neologismi che attraverso la politica (e con la complicità interessata dei giornali, la tv e la Rete) sono entrati nel linguaggio quotidiano. Ecco un brevissimo estratto del libretto.
BAMBOCCIONI
Accrescitivo di “bamboccio”; sostantivo per lo più maschile, single, figlio unico, poco studioso, che invece di rendersi autonomo continua a stare in casa coi genitori facendosi mantenere. Un po’ come i politici dagli italiani. La sociologia - in tempi di crisi finanziaria, difficoltà di accesso ai mutui e stagnazione del mercato del lavoro - collega il vocabolo alla precarietà economica. La politica – abituata a pensare ai giovani in termini di comodità e inettitudine – al caratteristico mammismo italiano. E fu non a caso un padre (di tre figli, in quel momento tutti assunti con contratto-a- termine, non economicamente autosufficienti), e cioè l’allora ministro dell’Economia del secondo governo Prodi, Tommaso Padoa-Schioppa, nell’ottobre 2007, a coniare il neologismo destinato a diventare di uso comune nel dibattito pubblico. (…) Qualche bamboccione, con effetti comici notevoli, rispose al ministro con una lettera aperta (spedita al blog di Beppe Grillo) in cui elencava i costi che avrebbe dovuto affrontare in caso di acquisto della prima casa nella periferia di una grande città, tra tasse, notaio, allacciamenti alle utenze di acqua, gas, Enel… Con il suo stipendio da operaio avrebbe potuto ottenere dalla banca un mutuo giusto per un garage di 28 mq. al livello “meno 2” di un condominio di 16 piani a 20 chilometri dalla sua città. Il ministro, e l’intera classe politica, non rispose (…).
CIAONE
Nella lingua colloquiale, forma di salutone che esprime schernone e presa per il culone. Detestato dai puristi della lingua, è al contrario adorato dagli webeti e dagli webetoni. Il termine è entrato nel mondo politico – senza più uscirne, purtroppo - quando il deputato del Pd Ernesto Carbone, nell’aprile 2016, commentò a urne aperte il fallimentone del referendum sulle trivelle con il tweet «Prima dicevano quorum. Poi il 40%. Poi il 35%. Adesso, per loro, l’importante è partecipare», accompagnato da un hashtag destinato a sollevare un vespaione: #ciaone, appunto. Da allora, con o senza hashtag, è sinonimo di «sberleffo» (col cui significato è entrato persino nel Dizionarione Treccani). Da ricordare, all’indomani del risultato del voto amministrativo del giugno 2016, il titolo a tutta pagina del quotidiano il Giornale: «CIAONE RENZI». Il premier non lo capì (…). GUFI Sostantivo maschile 1. Nome comune di diversi uccelli rapaci notturni, la cui voracità e attitudine ad agire nel buio li assimila alla famiglia dei politici; 2. (in senso figurato) Persona di umore tetro e cupo, asociale, pessimista, tipico di chi è abituato alla vita parlamentare e di partito; 3. Nome degli avversari di Matteo Renzi, notoriamente tutti rosiconi. Dal 2014 il termine «gufo» ha cominciato a volteggiare nei cieli della politica italiana, e non è ancora stato abbattuto. Purtroppo. (…). . Per quanto riguarda il curioso rapporto tra animali e politica e/o politica e animali, l’atlante delle metafore zoomorfe che affolla lo zoo parlamentare è ricchissimo. «Quando vedo la Kyenge non posso non pensare a un orango». «Porcellum». «Vacche (il mercato delle)». «Il Caimano». «La pitonessa». «Il trota». «Falchi e colombe». «Corvi» (nei palazzi ce ne sono tanti). «Smacchieremo il giaguaro». Draghi (Mario). Passera (Corrado). «Super-canguro» (il meccanismo che permette di saltare la maggior parte degli emendamenti proposti dalle opposizioni; ma non si è mai capito cosa c’entri l’Australia essendo la procedura esclusiva del Parlamento italiano). Del resto, faceva notare Aristotele, «L’uomo è per natura un animale politico». #allafacciadeigufi
LATO B
Molti politici ce l’hanno come il lato A.
LODEN
Modi di dire entrati nell’uso comune: «Bin Loden», per indicare un individuo losco, che terrorizza un’intera nazione; «Meriti 30 e loden» (espressione molto usata in Bocconi, università eponima); «Sia sempre loden a Cristo», tipica imprecazione della Val
d’Ossola quando ancora oggi si vede apparire un ex ministro del governo Monti in tv; e soprattutto la domanda a cui nessuno ha mai saputo rispondere: «Ma perché i giornali innalzavano tutte quelle loden al governo Monti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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