Chi sono gli investigatori dell'occulto? Sono quei detective che perseguono i loro fini o con metodi occulti, oppure che si occupano di risolvere casi occulti e per questo devono ricorrere a conoscenze magiche ed esoteriche, insomma un mix di Sherlock Holmes e Van Helsing. Il primo fu senza dubbio il dottor Martin Hesselius di Sheridan Le Fanu (1872), ma il più famoso e meglio strutturato fu senza dubbio il John Silence phisician extraordinary di Algernon Blackwood (1908), forse anche perché il suo autore fece parte della Golden Dawn, la società magica di Aleister Crowley...
Adesso a questa illustre schiera si deve aggiungere Wilfred Gayborg protagonista de La mano sinistra di Satana di Roberto Genovesi (Newton Compton), titolo ad effetto che potrebbe far pensare ad un centone simil-americano, mentre il libro è qualcosa di più serio. Gayborg è un personaggio fuori dall'ordinario non molto benvisto per due motivi: il primo è sociale, essendo figlio di un aristocratico inglese e di una indù, quindi ha un colore della pelle sospetto per la classe media anglosassone, anche per certi ambienti di Scotland Yard presso cui lavora. Il secondo è che, appunto, usa metodi eterodossi: è infatti uno psicometrista, cioè una persona che riesce ad avere sensazioni relative a un omicidio, al suo autore o alla sua vittima toccando vari elementi che li riguardano.
Roberto Genovesi ambienta la sua vicenda nella Londra del 1888, l'anno degli orribili delitti di Jack lo Squartatore nel quartiere di Whitechapel. La ricostruzione vittoriana alla Dickens, dei suoi sobborghi industriali degradati, dei vicoli sordidi è suggestiva. L'azione incalzante, nonostante le dettagliate descrizioni ambientali, i dialoghi esplicativi e lunghe introspezioni, prende il meglio dello stile americano e lo eleva grazie ad una psicologia sottile, una notevole cultura ed un susseguirsi di trovate ingegnose tra parapsicologia e una scienza delle investigazioni scientifiche agli albori.
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