È sconcertante constatare come nel corso della campagna elettorale tra i più urgenti problemi da Loro affrontati sia sostanzialmente assente «il grande tema» della scuola e dell'università. Ed è proprio per questo che ci permettiamo di sottoporre alla Loro attenzione il seguente non eludibile interrogativo: uno Stato di diritto può avanzare la pretesa del monopolio statale nella gestione della scuola?
1) La scuola di Stato è un patrimonio grande e prezioso che va protetto, salvato; solo che quanti difendono il monopolio statale dell'istruzione non aiutano la scuola di Stato a sollevarsi dalle difficoltà in cui versa. La realtà è che il monopolio statale dell'istruzione è la vera, acuta, pervasiva malattia della scuola italiana. Il monopolio statale nella gestione dell'istruzione è negazione di libertà; è in contrasto con la giustizia sociale, poiché le famiglie che iscrivono il proprio figlio alla scuola non statale pagano due volte; la prima volta con le imposte - per un servizio di cui non usufruiscono - e una seconda volta con la retta da corrispondere alla scuola non statale; devasta l'efficienza della scuola.
2) Chi difende la scuola libera non è contrario alla scuola di Stato: è semplicemente contrario al monopolio statale nella gestione della scuola. La verità è che la concorrenza è la migliore e più efficace forma di collaborazione; è, come dice von Hayek, una macchina per la scoperta del nuovo da cui scegliere il meglio.
3) «È tempo di chiudere questo conflitto del Novecento: scuole statali contro private. Non esiste, non è più tra noi, ci ha fatto perdere tempo e risorse». E ancora: «Basta guardarsi in giro e si scopre che l'insegnamento è pubblico, fortemente pubblico, ma può essere somministrato da scuole pubbliche, private, religiose, aconfessionali in una sana gara a chi insegna meglio». Questa una coraggiosa e lungimirante dichiarazione fatta da Luigi Berlinguer, al quale è legata la Legge 62/2000, in cui si definisce il passaggio dalla «Scuola di Stato» a «Sistema Nazionale di Istruzione» costituito dalla «Scuola Pubblica Statale» e la «Scuola Pubblica Paritaria». Solo che dichiarare giuridicamente uguali Scuola Statale e Scuola Paritaria finanziando solo la prima e lasciando morire di inedia la seconda è un ulteriore inganno perpetrato da una politica cieca e irresponsabile. E qui va detto che tra le diverse proposte - tese a sradicare in ambito formativo il diffuso, insensato e deleterio pregiudizio stando al quale è buono solo ciò che è pubblico ed è pubblico solo ciò che è statale - la migliore è sicuramente quella del «buono-scuola».
4) La questione se lo Stato di diritto possa avanzare la pretesa del monopolio statale nella gestione della scuola è, dunque, un problema ineludibile.
5) È del 14 marzo 1984 la Risoluzione «sulla libertà di insegnamento nella Comunità europea». Con essa il Parlamento europeo ha inteso rendere chiaro che «il diritto alla libertà di insegnamento implica per sua natura l'obbligo per gli Stati membri di rendere possibile l'esercizio di tale diritto anche sotto il profilo finanziario e di accordare alle scuole le sovvenzioni pubbliche necessarie allo svolgimento dei loro compiti e all'adeguamento dei loro obblighi, in condizioni uguali a quelle di cui beneficiano gli istituti pubblici corrispondenti senza discriminazione nei confronti degli organizzatori, dei genitori, degli alunni e del personale». Successivamente, il 4 ottobre 2012, una ulteriore Risoluzione del Parlamento europeo stabilisce: «1. L'Assemblea parlamentare richiama che il godimento effettivo del diritto all'educazione è una condizione preliminare necessaria affinché ogni persona possa realizzare ed assumere il suo ruolo all'interno della società. Per garantire il diritto fondamentale all'educazione, l'intero sistema educativo deve assicurare l'eguaglianza delle opportunità ed offrire un'educazione di qualità a tutti gli allievi, con la dovuta attenzione non solo di trasmettere il sapere necessario all'inserimento professionale e nella società, ma anche i valori che favoriscono la difesa e la promozione dei diritti fondamentali, la cittadinanza democratica e la coesione sociale. A questo riguardo le autorità pubbliche (lo Stato, le Regioni, e gli Enti locali) hanno un ruolo fondamentale e insostituibile che garantiscono in modo particolare attraverso le reti scolastiche che gestiscono; 2. È a partire dal diritto all'educazione così inteso che bisogna comprendere il diritto alla libertà di scelta educativa».
Ebbene, nei Paesi post-comunisti entrati nell'Unione Europea - come nel caso di Slovenia, di Slovacchia, Repubblica Ceka, Polonia - la parità tra scuole statali e scuole non statali è stata introdotta in modo pieno.
6) In Italia la scuola libera è solo libera di morire. E mentre non ci sono manifestazioni sindacali, occupazioni di scuole o convegni sulla scuola in cui non vengano lanciati slogan contro la Scuola paritaria che succhierebbe risorse a scapito delle Scuole statali, non ci si rende conto che le rette pagate dalle famiglie che iscrivono i loro figli alla Scuola paritaria fanno risparmiare allo Stato circa 6 miliardi di euro ogni anno.
7) Se poi ci rivolgiamo al più specifico problema dell'Università non pare che la soluzione più ragionevole, per rimettere sulla giusta strada il nostro sistema formativo superiore, possa proprio consistere nell'abolizione del valore legale del titolo di studio? Un governo dopo l'altro, con una riforma dopo l'altra, non hanno portato al disastro gran parte della nostra Università? Si pensi al 3+2 applicato in maniera meccanica e non oggettiva (dove e solo dove davvero serviva); o si pensi alle varie proposte di regole per i concorsi - tutte fallite!; con le ultime in base alle quali Einstein non sarebbe neppure ammesso al concorso e Kant (avendo pubblicato monografie e non articoli su «riviste accreditate») verrebbe sicuramente bocciato.
8) All'inizio fu la Destra ad impegnarsi per il buono-scuola. Nel mondo cattolico il card. Camillo Ruini si espose per la giusta causa di una effettiva parità tra scuole di Stato e scuole non-statali. La Sinistra (insieme ai fondamentalisti anticlericali e alla massoneria) è stata sempre semplicemente cieca di fronte ai danni generati dal monopolio statale nella gestione della formazione.
E a proposito di Sinistra, non va dimenticato quel battagliero comunista romagnolo il quale, parecchi anni fa, in un dibattito a Milano sulla parità scolastica, confessò pubblicamente il suo grande disagio nel constatare che alla Sinistra non fosse entrata in testa una semplice e profonda «verità di sinistra», e cioè che l'introduzione del buono-scuola equivarrebbe ad una carta di liberazione per le famiglie meno abbienti.La lettera integrale è su www.tocqueville-acton.org
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