Una storia d'amore. Lui è il secondo nella prima schiera dei demoni incarnati. Lei è la sua amata, maligna come lui e tenerissima e appassionata: prima di essere tumulata definitivamente in terra natia passerà attraverso cinque funerali, uno più pazzo e pericoloso dell'altro.
Detta così sembra una fiction nera che vira nel metafisico. Solo che non è propriamente una fiction. Ci sono i documenti, le lettere, le testimonianze, i verbali. Tutto documentato, punto per punto. Pietrangelo Buttafuoco, con il suo I cinque funerali della signora Göring (Mondadori, pagg. 182, euro 18) ha romanzato la relazione forse più oscura del Novecento. Vero amore e vero noir . Perché lui è Hermann Göring, eroe dell'aviazione durante il primo conflitto mondiale, compagno di squadriglia e poi successore del Barone Rosso; in seguito pilota civile squattrinato, infine compagno di partito, di putsch , di governo e di deliri di Adolf Hitler, fino alla fine che sappiamo. Il grassone feroce, sentimentale, straricco, morfinomane, impiccato già morto, dopo il suicidio in cella in seguito al processo di Norimberga. Le sue ceneri disperse. Al soldato americano che gli ha procurato la fialetta di cianuro Göring lascia in dono, tra l'altro, una foto di lei: «Il mio grande amore. La donna che ha costruito il mio cammino».
Lei è Carin von Kantzow, contessa svedese che incontra Göring nel 1920. Ha 32 anni, lui 27. Lei è già moglie e madre. E non esita un minuto (non esiterà mai nella vita) a mollare marito e figlio per legarsi al suo Hermann, con il quale finirà per condividere quasi soltanto i momenti duri. «È un giunco, è bionda, ha gli occhi azzurri. Trattiene un urto di tosse e sorride». Carin è malata: soffre di angina pectoris , di asma, di reumatismi. Anche dopo la sua morte, quando Göring si risposerà, Carin resterà una sua stella fissa, le dedicherà la sua villa mausoleo. E la storia dell'amore tra la von Kantzow e Göring diventerà il best seller del nazionalsocialismo, subito dopo il Mein Kampf .
L'argomento, come si vede, potrebbe spaventare parecchi autori. Certo che ormai raccontare simboli e storie del nazismo in chiave più o meno pop o postmoderna è diventato quasi un classico dell'immaginazione. L'hanno fatto i Simpson e Maurizio Cattelan, l'hanno fatto Charles Bukowski e Salvador Dalí, l'hanno fatto, per restare agli scrittori contemporanei italiani, Massimiliano Parente, con il notevole Il più grande artista del mondo dopo Adolf Hitler , e Giuseppe Genna (il suo Hitler , del 2008 è stato un flop di cui si risente l'eco a distanza di anni).
Solo che la prospettiva di Buttafuoco non è pop, non è fumettistica, non è provocatoria, non è postmodernamente funzionale. Nemmeno legata a un certo revisionismo storico a mezzo romanzo. Sembra invece, come si è visto nel primo best seller dell'autore siciliano, Le uova del drago del 2005, una sorta di archeologia del sapere perfettamente laica: andarsi a cercare gli elementi poco pensati e poco raccontati dentro i cold case della storia e dell'immaginazione, per mostrarli capaci di una energia paradossale, ovviamente nera, fatta di carne, morte e male. Esempio: in L'ultima del diavolo , il suo romanzo del 2008, c'era un'impeccabile difesa teologica di Satana. E stavolta tocca al succedaneo storico del principe delle tenebre. Il nazismo. Il successore designato di Hitler e la moglie. Carin e Hermann, «due tipi a cui il destino ha sfigurato l'anima».
Ed ecco Göring che il 20 febbraio del 1920 atterra su un lago ghiacciato in Svezia, dopo un volo infernale. Carin lo vede «sporco d'eroismo e abbuiato dalla fatica». Subito lui le dice: «Adesso ho un fulmine che mi prende nelle carni e nel fiato», e da subito i due non si lasceranno, mentre intorno monta la riprovazione delle famiglie (anche quella di Göring) e mentre il marito di lei, Niels Gustav von Kantzow, non ha nemmeno la forza di rimproverarla. Implora per anni la moglie di tornare da lui e dal figlio, mentre, di fatto, mantiene la coppia con generose rimesse. Göring conosce Hitler («Lego il mio destino, nel bene e nel male, al vostro» sono le parole dette dall'eroe di guerra al capo politico emergente che durante i comizi usa il cappello a mo' di «protesi retorica») Dopo il putsch di Monaco del 1923, e la ferita alla coscia, Göring diventa oppiomane. I tentativi di contatto con Mussolini falliscono per la poca abilità diplomatica dell'ex pilota, i soldi sono pochi. Le condizioni di salute della von Kantzow peggiorano di anno in anno. Lei è spesso in sanatorio, lui finisce varie volte in manicomio: «Non fanno che abitare gli ospedali, quei due». Ma non si lasciano e nemmeno lontanamente ci pensano. Mai.
Lui ormai è solo megalomania: delega tutta la sua psicologia alla morfina e tutta la sua volontà a Hitler, mentre il fisico asciutto si avvolge in «rotoli di sugna». Lei sta sempre peggio fisicamente. Non sveliamo nulla sulla morte di Carin, e sui suoi cinque funerali in 20 anni. Secondo William Blake la saggezza infernale sta nel guidare «l'aratro sopra l'ossa dei morti».
In questo il racconto di Buttafuoco è tutto angelico, perché delle ossa di Carin si parla secondo i codici, anche feroci, di una storia d'amore. Nero, ma amore.
Il nuovo romanzo di Pietrangelo Buttafuoco si intitola «I cinque funerali della signora Göring» (Mondadori, pagg. 182, euro 18)
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.