Chi non avesse ancora visto True Detective , serie tv rivelazione del canale HBO, in onda in Italia su Sky Atlantic, può sfruttare questa recensione come occasione per farsi un regalo, e andarsela a recuperare. Nelle otto puntate della prima stagione troverà un affresco sul sud degli Stati Uniti, in particolare sulla Louisiana, che unisce l'intrattenimento (regia elegantissima, interpretazioni maestose e scene memorabili), a qualità letterarie capaci di rivaleggiare coi migliori romanzi degli ultimi decenni (Nic Pizzolatto, il suo creatore, è un grande scrittore) e griderà al capolavoro.
Per tutti quelli che l'hanno già vista, o rivista, in spasmodica attesa della seconda annunciata stagione, le pagine de Il Re Giallo , che a 120 anni dalla prima pubblicazione americana torna nelle librerie italiane per Vallardi (pagg. 256, euro 12,90) saranno il modo migliore per scandagliare la coltre di misteri che ha trasformato l'ennesimo «crime procedurale» in un viaggio filosofico-esistenziale, con note horror-soprannaturali, puntellato dalle torbide atmosfere delle paludi e dal bulimico consumo di birra in lattina, in un mix dai toni biblici e al contempo blasfemi, impastato di southern accent e southern comfort (liquore e lifestyle ). Dietro il successo di True Detective c'è Il re Giallo , che è sia il «mostro finale» da videogioco cui daranno la caccia i detective della serie, fino al suo rifugio a Carcosa, sia il testo leggendario che condensa paganesimo e cristianesimo, regalando allo spettatore tutto «l'orrore» (nel senso del colonnello Kurtz di Cuore di tenebra / Apocalypse now ) di cui ha bisogno.
Il Re Giallo è una raccolta di racconti che lo scrittore Robert W. Chambers, classe 1865, pubblica a trent'anni, a ridosso del XX secolo. Lo spunto è un'opera teatrale (fittizia) in due atti, di un autore sconosciuto, dal titolo The King in Yellow , che una volta letta, o una volta che si sia assistito alla sua rappresentazione, renderebbe folli, con squarci di orrori cosmici indicibili per l'incauto fruitore. A chi dovesse venire in mente un altro testo fittizio «sacro» ai nerd e ai giocatori di ruolo, cioè il famigerato Necronomicon di Lovecraft, farà piacere scoprire che è il più famoso libro dei morti a essere ispirato all'opera sul Re Giallo, e non viceversa. Chambers, dal canto suo si ispirò ad Ambrose Bierce (1842-1914) che nel 1886 pubblicò Un abitante di Carcosa . Il quale Bierce a sua volta potrebbe aver derivato il nome di Carcosa da Carcas, antico nome della città della Francia meridionale, Carcassonne, o da carcass , carogna. A noi resta Carcosa. Luogo immaginario ricostruito nel finale di stagione di True Detective , e terra in cui l'inconscio dello spirito salda nichilismo ed esoterismo, cattolicesimo e santeria, attraverso pratiche e rituali bestiali. «Canto dell'anima mia, la mia voce è morta; Muori anche tu, silenzioso, come lacrime mai piante Destinate a seccarsi e perire Nella perduta Carcosa». È la seconda scena del primo atto, La canzone di Cassilda , che troveremo scarabocchiata nel diario della vittima più celebre di True Detective , la prostituta Dora Lange, e che nel libro di Chambers troviamo come esergo al primo racconto, Il riparatore di reputazioni .
Chambers, per avvalorare la supposta pericolosità del libro, infittisce i suoi racconti di citazioni dall'unico atto del Re Giallo che non fa impazzire, il primo, richiamo a inoltrarsi nel diabolico atto secondo: «La stessa banalità, la stessa innocenza del primo atto servivano soltanto a fare sì che il colpo sferrato più avanti producesse un effetto ancor più devastatore». I racconti di Chambers, crocevia letterario di ucronie, horror e decadentismo, volevano forse diventare anche metatestuali, ammantando il libro vero della fama maledetta di cui godeva il libro falso («proibito qui, sequestrato là, denunciato dalla stampa e dalla Chiesa, censurato perfino dai più estremisti dei letterati anarchici»). Qualunque tentativo di sovrapposizione tra finzione e realtà pretendesse di raggiungere il suo autore, leggendo la sua opera, è certamente impossibile concludere quello che ne dicono i personaggi dei racconti: « Il Re Giallo aveva raggiunto le vette più eccelse dell'arte». Leggendo i racconti ci ritroveremo davanti a un'opera di pregio, visibilmente datata, ma contenente sprazzi degni del miglior Poe, capaci di farci provare quel sussulto comune a diversi personaggi, dopo notti popolate da incubi in stato di febbrile agitazione.
Ma il motivo più valido per acquistare i racconti de Il Re Giallo va ben al di là del valore del testo, si tratta di un motivo «politico»: premiare il circolo virtuoso che unisce libri e serie tv contemporanee, indissolubilmente legate dalla scrittura.
Una sottoscrizione alla causa dell'intrattenimento di qualità. In questo caso, anche da un punto di vista produttivo, l'eterno ritorno dell'uguale di cui parla True Detective (prendendo spunto da Nietzsche) nasce e ritorna a Carcosa. Alla corte del Re Giallo.Twitter: @cubamsc
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