De Pisis, Paolini e Vitone: a Firenze un dialogo a tre voci

Qualcosa accomuna il percorso creativo dei tre artisti. Una mostra traccia un un dedalo di riferimenti e di connessioni tra un universo artistico e l'altro

De Pisis, Paolini e Vitone: a Firenze un dialogo a tre voci

Dal 18 marzo Filippo de Pisis, Giulio Paolini e Luca Vitone si incontrano al Museo Novecento di Firenze, in un dialogo a tre voci. Qualcosa accomuna il percorso creativo dei tre artisti.

Se in un dipinto di De Pisis scopriamo evocate le fattezze di Antinoo, in Paolini il canone di bellezza classica ritorna attraverso un calco in gesso di una scultura di Policleto. E pur appartenendo a due stagioni dell'arte distanti, in entrambi si riscontrano molteplici assonanze, combinando ricordo e memoria, leggerezza e malinconia. Sia De Pisis che Paolini lavorano per allegorie, e gli oggetti e gli elementi che compongono il loro repertorio visivo vanno decifrati, in un tentativo di decriptare il significato ultimo dell’arte, che resta in ogni caso inafferrabile. Ma rimane il gioco di continui rimandi ad opere e autori antichi o contemporanei, con quadri all'interno di quadri e catene di riferimenti iconografici. Notevole è poi anche il fatto che per entrambi gli artisti la scrittura, e soprattutto la poesia, costituisca un ulteriore importante mezzo per comunicare i propri sentimenti e il proprio immaginario.

La mostra "Filippo De Pisis. L'illusione della superficialità", nata da un'idea di Sergio Risaliti, co-curata con Lucia Mannini ospita oltre quaranta opere del pittore e letterato ferrarese al primo piano del Museo.

Tra i grandi maestri dell'arte italiana del Novecento, Giulio Paolini è il protagonista di un progetto espositivo inedito che riunisce opere della sua produzione più recente in dialogo con l'architettura rinascimentale delle sale al piano terra del Museo Novecento.

Il titolo della mostra "Quando è il presente?", a cura di Bettina Della Casa e Sergio Risaliti, è ripreso da una lettera scritta nel 1922 da Rainer Maria Rilke a Lou Andreas Salomè, da cui Giulio Paolini trae spunto per condurre una propria meditazione sul tempo e sulla nostra impossibilità di afferrarlo, combinando gli interrogativi sul ruolo dell'arte e la figura dell'artista con quelli sull'esistenza e il suo fluire.

E infine De Pisis e Paolini costituiscono due importanti riferimenti per Luca Vitone, che entra nella costruzione del progetto espositivo con una serie di opere site-specific all'interno della mostra D'après (De Pisis – Paolini).

Un dipinto di De Pisis "Il gladiolo fulminato" volutamente non presente in mostra, dà modo a Vitone di elaborare una scultura olfattiva il cui profumo pervade una stanza del museo. Nell'altro caso Vitone ha recuperato dallo studio di Giulio Paolini della polvere, diventata materiale pittorico per realizzare un acquarello che attraverso questo espediente vuole mettere in scena l'atelier dell'artista.

Tre artisti, tre generazioni a

confronto, tre mostre che creano un dedalo di riferimenti e di connessioni tra un universo artistico e l'altro, e che trasportano lo spettatore in un "teatro dell'evocazione".

La mostra sarà visibile fino al 7 settembre 2022.

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