Un docu-film svelerà i segreti di Salinger

N on c'è biografia più stuzzicante di quella di chi ha fatto della propria sparizione dalla scena pubblica prima un modus vivendi e poi il perno del proprio mito. Ecco perché l'editore Simon & Schuster ha accettato con entusiasmo la proposta di David Shields di pubblicare la biografia di Jerome David Salinger, autore de Il giovane Holden, morto il 27 gennaio di tre anni fa. Il libro dovrebbe uscire a settembre, stando al tam tam dei blog letterari, e, oltre a quella di Shields (autore quotato oltreoceano), porta la firma di Shane Salerno, sceneggiatore e regista, noto per Shaft e per aver lavorato al fianco di Oliver Stone.
Non è un caso la scelta di Salerno, autore di un soggetto (La guerra privata di J.D.Salinger) che presto dovrebbe approdare sul grande schermo. «Per 60 anni siamo stati indotti a pensare che Salinger fosse troppo puro, troppo difficile per essere toccato - ha commentato lo sceneggiatore -. Noi sostituiamo il mito di Salinger con quello di un essere umano complesso e contraddittorio». Sia il libro, un tomo di 800 pagine, che il film prendono le mosse dagli anni della guerra: Salinger rimaste emotivamente ferito durante il servizio militare nel secondo conflitto mondiale, quando il suo compito era di interrogare i prigionieri. «L'idea è quella di esplorare i costi dell'arte e i costi della guerra», ha anticipato Jofie Ferrari-Adler, manager della casa editrice secondo cui «si tratterà di un'opera veramente rivelatrice che trascende la biografia letteraria per indagare sull'eredità più vasta lasciata dal conflitto». In altre parole, Salinger come prisma attraverso il quale rileggere la storia del XX secolo.
Salerno è all'opera da anni sul documentario che verrà messo in autunno dalla Pbs. «Libro e film - spiega una nota della casa editrice - sono basati su oltre 150 interviste con persone che hanno lavorato direttamente con Salinger, o hanno avuto una relazione personale con lui, o sono state influenzate dal suo lavoro.

Tra questi, i colleghi di “Jerry” al New Yorker, con cui Salinger collaborò intensamente prima dell'auto-esilio a Cornish in New Hampshire a partire dal 1953». Il tutto preparato con straordinarie misure di sicurezza: la troupe e chiunque fosse collegato al progetto hanno dovuto firmare un contratto di riservatezza degno della Cia per evitare fughe di notizie.

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