Francobaldo Chiocci Un inviato molto speciale...

«Il mio primo mensile, nel 1956, era di 48mila lire. Eppure i magistrati chiedevano stipendi adeguati a quelli dei giornalisti. Oggi un uditore giudiziario guadagna almeno il doppio di un praticante, un sostituto procuratore più del triplo di un caposervizio». Francobaldo Chiocci (padre di Gianmarco, già firma del Giornale e attuale direttore del Tempo) ha raccolto in un libro di nostalgia e rabbia i suoi ricordi di un mestiere sempre con la valigia in una mano e la Lettera 22 nell'altra: C'era una volta l'inviato speciale. Memorie e rimpianti di un giornalismo che fu (Il Cerchio, pagg. 228, euro 19). Chiocci, infatti, è stato inviato speciale per Il Tempo, L'Europeo e il nostro Giornale, direttore di varie testate, docente alla Luiss e autore di libri. Mi imbattei in lui quando dovetti compulsare migliaia di pagine per una mia biografia di Padre Pio che uscì con Piemme. Chiocci, infatti, al tempo dell'impeachment vaticano del frate di Pietrelcina aveva preso a cuore la difesa di quest'ultimo e nel 1967 (Padre Pio morì l'anno dopo) insieme al collega Luciano Cirri pubblicò tre volumi di documenti (Padre Pio. Storia di una vittima) che, con tanto di nomi e cognomi, svelavano i retroscena della losca vicenda. Lui e Cirri fondarono un'apposita casa editrice, «I libri del no». Ma era anche il tempo delle campagne internazionali a pro della «fame» in India, ed ecco Chiocci svelare, unico, che si trattava di una colossale bufala (infatti, di lì a poco, l'India diventò esportatrice di grano, lanciatrice di satelliti e detentrice di una imponete flotta da guerra).
Nella sua carriera si è occupato di tutto, dai festival al viaggio di Paolo VI in Terrasanta, dai misteri dello stragismo italiano al caso Tortora (di cui prese le difese) fino all'Irlanda di Bobby Sands. Dopo essere stato sotto scorta per minacce brigatiste e sopravvissuto a un attentato in Ghana, eccolo seguire l'odissea dell'Achille Lauro sequestrata dai terroristi palestinesi. E poi la guerra Iran-Iraq, le olimpiadi, da Breznev con Moro e da Gorbaciov con Fanfani, ai summit di Reagan a Ginevra e Rejkyavik, in Papuasia, in Australia, in Brasile, Colombia, a seguire la morte di Salazar in Portogallo e quella di Umberto di Savoia in Svizzera, i boat people vietnamiti...

Nel suo libro, ricordi, episodi e aneddoti. Ma anche gelosie, vanaglorie, sgabetti. Ma anche il disincanto per un'attualità che consente di girare e anche raggirare il mondo semplicemente cliccando su Google e Wikipedia.

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