L ibri come Guarigione (Ponte alle Grazie, pagg. 241, euro 16,50), che non sono romanzi ma neppure saggi, a ben vedere rappresentano una speranza. La speranza che aumenti il numero di persone interessate alla lettura.
Cristiano De Majo infatti racconta in prima persona una storia che richiama vicende e timori che tutti hanno sperimentato, in una misura o nell'altra, sulla propria pelle o su quella dei propri cari. Ecco quindi la paternità insperata dopo un tumore ai testicoli, la nascita di due gemelli (uno dei quali affetto da una rara malattia genetica), il lavoro precario, l'enorme difficoltà di costruire un progetto di vita nell'Italia di oggi. Il tutto narrato con una scrittura elegante e misurata, di facile lettura senza essere semplice.
Il libro si apre con tre citazioni, una da Malattia come metafora di Susan Sontag, una dell'autore americano David Shields (vero guru della nonfiction) e una da Gioventù di Coetzee. La prima chiarisce il macrotema della malattia, che attraversa tutto il libro. La seconda sembra una dichiarazione dell'autore sul tipo di libro che intendeva scrivere e ha scritto («Amo la letteratura o soltanto la vita adattata artisticamente?») e la terza è una dichiarazione di rinnovato amore verso la propria compagna. De Majo dunque racconta l'angoscia e le speranze che accompagnano la malattia propria e quella di uno dei suoi piccoli gemelli. È difficile non finire nei dintorni di uno stucchevole gramellinismo ma De Majo ci riesce pienamente. La descrizione spietata dei mortificanti pomeriggi di inattività di chi intende guadagnarsi da vivere con la propria scrittura e aspetta che la propria partner torni dal lavoro, riguarda migliaia di individui, che piaccia o meno. Poi c'è Napoli, una Napoli complessa, amata e odiata. E infine la parentesi romana con la rievocazione del cenacolo di giovani entusiasti che gravitava intorno a editori indipendenti come minimumfax in anni ormai lontani e sepolti.
Guarigione è il titolo esatto per questo libro: assistiamo infatti a più tipi di guarigione, alcune certificate dalla scienza, altre soltanto dalla maturità, dall'accettare la vita per quello che è.
Si guarisce sempre, sembra di intuire, l'importante è riuscire a rimanere un passo più indietro del baratro. E questo si impara a farlo soltanto grazie al tempo che passa e si porta via le rose, ma anche le spine, della giovinezza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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