I capolavori di Degas in mostra a Torino

I capolavori di Degas in mostra a Torino

Edgar Degas, uno dei maggiori protagonisti della stagione artistica impressionista della seconda metà dell'Ottocento, si può dire che abbia assunto una posizione del tutto autonoma all'interno del Movimento stesso tanto caro ai Monet, Manet, Van Gogh, Renoir, Courbet, Sisley, Pissaro, Cézanne (quest'ultimo con la sua ricerca arrivò ad essere lo scopritore della pittura moderna), in quanto ha condiviso si un'aspirazione a una pittura più libera e aderente al vero, partecipando anche a tutte le esposizioni del gruppo, ma ha saputo affrontare differenti temi con svariate tecniche di lavorazione, rivelando fino dall'inizio l'importanza del disegno, del tratto.
Il suo talento lo si può vedere fino dai primi disegni in mostra (una mostra curata Xavier Rey), disegni che come poi si vedere proseguendo l'itinerario dell'esposizione, vengono trasformati in pittura ad olio su tela o carta se si tratta di pastelli. Una pittura che trascura se vogliamo l'immediatezza degli Impressionisti basata soprattutto sulle sensazioni visive per cogliere l'essenza di un movimento.
I temi della sua copiosa produzione nella mostra torinese provengono per la maggior parte dal Muso D'Orsay di Parigi, voluta dal Comune di Torino in collaborazione con Skira che ha curato il catalogo. Altri contributi sono stati messi dalla BNL, dalal Fiat, dal Lingotto, da La Stampa e da RAIedu. La mostra chiuderà i battenti il 27 gennaio ed è chiusa il lunedì: per accedervi si fa una bella passeggiata nel Parco del Valentno dove si può ancora ammirare il bel omonimo palazzo prima sede della Facoltà di Architettura; Palazzina delle Belle Arti e Castello del Valentino si affacciano sul Po: da questi punti si può godere di una vista spettacolare della città. Lo sguardo di un impressionista l'avrebbe colta in maniera superba.
Ad aprire la rassegna sono due straordinari ritratti, "Autoritratto del giovane artista" del 1855 e "Hilaire de Gas" del 1857, nonno dell'autore, che si era trasferito in Italia e da cui il nipote soggiornò tre anni all'inizio della sua attività; non a caso l'esperienza avuta nel nostro Paese lo avvicina ai classici. Un quadro più di altri, di grade formato, "La famiglia Bellelli" (opera che solo in rarissime occasioni ha lasciato il museo di Parigi, ci fa vedere come lo studio delle figure e la ricerca della psicologia dei soggetti, per l'autore diventano talmente importanti da farlo apprezzare in tutto il mondo. Una sperimentazione nuova che ha mozzato il fiato agli stessi Impressionisti dell'epoca, per l'indagine di questa famiglia italiana. Seguono altri ritratti familiari come "Marguerite Degas", "Thèrèse Degas", altri ritratti della famiglia amica come il ritratto di Giovanna e Giulia Bellilli. Ma quando ci si trova davanti a uno spettacolare "Studio di amni" del 1859, ma anche "Studi di teste", ci si accorge come la lezione italiana di Mantegna e Della Robbia abbiano inciso nel modo di lavorare di Degas. Lo stesso artista guardava anche a Durer, Rembrandt e Goya, ma in particolare per il suo tempo a Ingres.
Come hanno fatto molti Impressionisti, Degas ci riporta nella Parigi di fino Ottocento con i suoi caffè affollati anche di donne dai cappelli stravaganti, dove artisti, letterati e musicisti si riunivano per discutere e confrontarsi. Opere straordinarie come "L'Orchestra dell'Opeà", "Lorenzo Pagans e Auguste Degas", "Ritratto di donna con vaso di porcellana", "La pédicure", "Giovane donna che si annoda il nastro del cappello".
Anche il paesaggio è uno dei soggetti preferiti dall'artista "Marina", "Scogliere", "Alberi su una pianura", ma anche cavalli, fantini, corse, un po' come il nostro Perelli Cippo ha fatto dalla seconda metà del Novecento, una pittura che aderisce al reale, ma con una gamma di colori più vasta. Il percorso continua con le celeberrime ballerine, una delle cifre stilistiche di Degas tra cui la celeberrima piccola danzatrice di 14 anni, una fusione eseguita tra il 1921 e 1931 alta un metro e abbigliata con un tessuto di tulle che fa da "tutù". Alla sua morte nel suo studio si contano 150 modelli e gli eredi li fanno fondere in bronzo. Oggi ne rimangono solo cinque della grande serie. La fusione fu eseguita tra il 1919 e il 1922, di queste in bronzo, vi sono anche degli originali in mostra.
Tra le ultime sezioni vi è quella del nudo femminile, "Donna alla toilette che si asciuga il piede", " Donna che fa il bagno", alcuni pastelli sempre sul tema sviluppato verso il 1886; altre piccole sculture in bronzo completano le riprese delle donne nell'intimo.
Delle fotografie di Muybridge dell'epoca fatte a sequenza tanto da sembrare un filmato completano l'allestimento della mostra. Sulla sua tomba Degas volle che si scrisse: "...amò molto il disegno". In realtà Degas si spinse molto al limite delle tecniche utilizzate traghettando verso la modernità.

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