I guai alcolici? Nascono da vite troppo sobrie

U na decina d'anni fa la coppia Enrico Remmert-Luca Ragagnin aveva deliziato i bibliofili assetati con l'eccellente Elogio della sbronza consapevole , florilegio poco ortodosso di pezzi di letteratura innaffiati dall'alcol. Oggi leggiamo con curiosità La vita sobria (Neo., pagg. 160, euro 13) dove gli autori sono dieci, appartengono alla scena letteraria nazionale degli ultimi anni e in cui la mano del curatore è quella del critico Graziano Dell'Anna. Gli intenti sono diversi ma sempre di letteratura ad alta gradazione alcolica si tratta e un confronto veloce è senza dubbio ammissibile. Mentre nell' Elogio dei navigati autori torinesi si sorrideva, ne La vita sobria si rabbrividisce: i dieci racconti sembrano aderire tutti a una medesima poetica, che è quella dell'orrore. Non lo splatter del genere horror, che è solitamente caricaturale e mai privo di autoironici compiacimenti. Un orrore, al contrario, quotidiano e domestico, privo di effetti speciali; forse segno dei tempi, forse risultato casuale di poetiche tra loro simili.

Claudia Durastanti, catatonica come non mai, va sul sicuro descrivendo una rockstar italoamericana abituata al bourbon fin da bambina; Paolo Zardi, Gianni Solla e Olivia Corio pestano duro con storie di disperazione senza redenzione; Fabio Viola e Francesco Pacifico demoliscono programmaticamente qualsiasi illusione di felicità coniugale, quella a cui invece sembra aspirare Stefano Sgambati (ma la tragedia arriva comunque, anche se dall'esterno); Alessandro Turati si abbandona a una compiaciuta crudeltà infantile mettendo in scena la mente di un ritardato. Un po' fuori da questi schemi lugubri soltanto il racconto civile di Dario Falconi (la sua è una storia di anarchici argentini perseguitati) e la deliziosa chiosa ironica di Filippo Tuena (un uomo che si crede un dandy deve smettere di bere e fumare perché si è trasformato nel frattempo in un obeso a rischio d'infarto).

Considerato che non c'è nulla di meno interessante della letteratura consolatoria, La vita sobria è senza dubbio una riuscita notevole: tranne le eccezioni più sopra segnalate non si direbbe un libro di autori vari, la quieta angoscia di fondo accomuna otto storie su dieci e bene hanno lavorato il curatore e l'editore per consegnarci un messaggio in bottiglia piuttosto chiaro. Se poi non è il messaggio che avremmo voluto ricevere, non è certo colpa loro.

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