A credere nell’impossibile erano lui e pochi altri. Impossibile che una terra bellissima ma contadina, periferica e sonnacchiosa potesse credersi Hollywood, impossibile che «un luogo che non esiste» come lo definiva poeticamente lo scrittore Gian Antonio Cibato potesse essere madre di tutti i sogni cinematografici del mondo, impossibile che le nebbie del Polesine nascondessero un set cinematografico.
Invece la mostra «Cinema! Storie, protagonisti, Paesaggi», che Rovigo e Palazzo Roverella, ospitano fino al primo luglio, è figlia anche e soprattutto della tenacia, della passione e della lucida follia di Angelo Zanellato, 60 anni, rodigino di Porto Tolle, presidente della Polesine Film Commission e del Consorzio per lo Sviluppo del Polesine. All’ingresso della mostra, ricca di filmati, locandine, foto di scena, documentari che raccontano e riassumono gli oltre cinquecento film girati in Polesine da registi come Rossellini, Lattuada, Antonioni, Vancini, Avati fino alle grandi produzioni hollywoodiane di «Guerra e Pace», c’è la mappa gigante e minuziosa, realizzata da Zanellato e dal suo gruppo, dei luoghi polesani dove il cinema ha girato interi film o indimenticabili sequenze, una cartina di guerra che racconta l’amore per una terra e una documentazione storica stupefacente. E sempre all’ingresso c’è il «grazie Zanellato» che il direttore del Festival del cinema di Venezia Alberto Barbera, curatore della rassegna, gli ha riservato.
A lui, al regista Ferdinando De Laurentis, a Silvia Nonnato, a Paolo Micalizzi, collezionisti del passato ma con lo sguardo nel futuro, innamorati che vedono oltre, rivoluzionari della cultura anche come scommessa sulle giovani generazioni.La stessa lungimiranza che, sempre grazie al lavoro di Zanellato (che potete ascoltare nel filmato), ha portato il mondo del doppiaggio, delle voci del cinema, un’eccellenza italiana nascosta come il Polesine, per la prima volta nella Storia al Festival del cinema di Venezia con la mostra interattiva «AttorInvoce» inaugurata dal ministro della Cultura Franceschini e la consegna del Leggio d’Oro, il più antico Oscar del doppiaggio italiano.
Nessun altro evento, sulla pagina Facebook della Biennale, ha superato in like, più di mille, e visualizzazioni, più di 40mila, l’iniziativa organizzata dalla Polesine Film Commission, nemmeno lo sbarco di due mostri sacri come Robert Redford e Jane Fonda o la passerella di Matt Damon. Adesso il progetto è trasformare «Cinema!» in una mostra permanente, in un omaggio definitivo al Polesine, in una casa della cultura, in una vetrina per il turismo, perchè tutto non vada disperso. La missione: restituire il Polesine per sempre alla sua bellezza cinematografica con il volto di Sophia Loren che qui diventò una star internazionale.
E magari dedicata a Roberto Rossellini, polesano da parte di madre e forse polesano lui stesso.
Perché anche di questa storia, contrastata, misteriosa e piena di colpi di scena come un film si occupano le ricerche storiche di Zanellato. Anche questa un storia del passato, anche questa con lo sguardo di chi guarda lontano. perchè come dice il il Premio Pritzker cinese Wang Shu: «Perdere il passato significa perdere il futuro».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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