L'esercito fantasma che ingannò Hitler

Ci fu un curioso "esercito" che rese lo sbarco in Normandia un successo. E la "Operazione Fortitude" fece vincere la guerra agli Alleati

L'esercito fantasma che ingannò Hitler

Deve essere andata più o meno così: un solitario ricognitore della Luftwaffe vola ad alta quota, sfidando temerario la superiorità aerea che gli Alleati hanno ritrovato oltre Manica, quando lungo la costa del sud dell'Inghilterra, proprio lì dove la Francia si vede ad occhio nudo, ad un tratto scorge quel che è venuto a cercare. Allora fa un ampio giro, una, due volte, e fotografa in obliquo con i suoi imponenti obiettivi incassati nella pancia della carlinga.

Sulla via del ritorno poi, quando si scopre inaspettatamente salvo, comunica in cifra quello ciò che ha visto: gli Alleati si radunano in forze dall’altra parte della Manica. Le truppe si stanno concentrando in prossimità del Passo di Calais. Aerei, carri armati, mezzi da sbarco, intere divisioni. Forse un'intera armata. C'erano cascati. Si erano imbattuti nell'"esercito fantasma". Il messaggio cifrato dalle macchine Enigma viene riportato allo Stato Maggiore del Reich. Intanto a Bletchley Park - dove gli Alleati hanno decriptato da anni il codice e spiano ogni trasmissione - confermano: i tedeschi non hanno mangiato la foglia, l’Operazione Fortitude può considerarsi un successo.

L’Operazione Fortitude

Ideata per ingannare i tedeschi, l'Operazione Fortitude era parte di un piano ben congegnato per non rivelare la scelta della Normandia come reale settore di sbarco per l'invasione dell'Europa. La tecnica dell'inganno visivo, sommata alle false informazioni diffuse da una rete di spie doppiogiochiste o addirittura di "spie mai esistite" (come quelle create dalla fantasia dell'agente Garbo), spinse l'intelligence militare tedesca a convincersi che gli Alleati stavano concentrando il "grosso" della loro forza di spedizione nel sud-est dell'Inghilterra. Considerando quindi ciò che accadeva nel sud-ovest delle mere operazioni diversive. Gli agenti doppiogiochisti inserirono nei loro rapporti informazioni minuziose, come le insegne che comparivano sulle uniformi dei soldati e segni di unità sui veicoli delle divisioni fantasma avvistate dai ricognitori tedeschi.

Con il senno di poi, si possono certamente criticare le scelte dei generali tedeschi. Ma allora qualsiasi pianificatore militare - almeno al preludio dello sbarco e in forza dei rapporti che venivano forniti da spie considerate attendibili come l'agente Garbo - avrebbe concluso che l'invasione dell'Europa sarebbe avvenuta in Francia e precisamente a Calais. Il punto dove la distanza dall'Inghilterra era minore ma le difese costiere del Vallo Atlantico più imponenti. L'intelligence tedesca, con l'ausilio del Abwher, impiegò i rapporti forniti dagli agenti doppiogiochisti per ricostruire l'ordine di battaglia delle forze alleate che sarebbe giunto al Pas-de-Calais. Spingendo il comando e non meno Adolf Hitler a mantenere ben 15 divisioni in riserva vicino a Calais anche dopo l'inizio dell'invasione della Normandia.

La "banda dei miracoli", attori e illusionisti di guerra

È difficile da ammettere, ma se i primi passi dell’invasione della "Fortezza Europa" sono andati a buon fine, si deve a carri armati di legno, aeroplani gonfiabili, navi finte, manichini abbagliati da soldati e a fantocci volanti. Tra loro, tra l'Esercito fantasma, solo 1.100 uomini in carne e ossa della 23ª Divisione Truppe Speciali. Gli straordinari artefici del vero e proprio set cinematografico che ha ingannato Adolf Hitler al punto di fargli perdere una guerra.

Noti come l’Esercito Fantasma, più che soldati erano un eclettico ed eterogeneo gruppo di attori, scenografi, pubblicitari, ingegneri e tecnici del suono in divisa. Uomini e donne che misero in scena alcuni tra i più grandi inganni della storia militare. Dozzine di spettacolari messe in scena, dozzine di show plateali per celebrare agli occhi del nemico le più fondamentali operazioni - false - quali preludio di delicate mosse strategiche vere. Artisti del depistaggio. Impegnati dalla Normandia al Reno per imbrogliare uno dopo l'altro i generali di Hitler. Convincendoli del fatto che gli Alleati si sarebbero sempre trovati in luoghi dove in realtà non si trovarono mai.

Questa unità tattica atta ad operazioni segrete di depistaggio durante il conflitto, era discepola di Jasper Maskelyne, l’illusionista inglese che comandò la “Banda dei miracoli” durante la campagna di El Alamein nel 1942. Quando fu in grado di "spostare" agli occhi dei tedeschi l’intero Porto di Alessandria di qualche miglio, riproducendolo fedelmente in fango e paglia, per attirare i bombardieri tedeschi che portarono parecchi raid a vuoto, mentre si convincevano di aver inflitto pesanti perdite agli inglesi.

Le armi dell'Inganno

Per Fortitude, parte della più grande Operazione Bodyguard, riprodusse un intero corpo d’armata finto che prese letteralamente vita dall’altra parte del passo di Calais, dove i tedeschi si erano sempre attesi l’invasione, e dove avevano concentrato i lori sforzi per fortificare il Vallo Atlantico. Venne così allestito il FUSAG (First United States Army Group), nel quale erano inquadrate 50 finte divisioni ed un finto mezzo milione di soldati che presero vita attraverso il talento di poco più di mille uomini.

La 603ª Unità addetta al Camouflage (camuffamento e mimetismo, ndr) dispiegò migliaia di carri armati Sherman, Willys, camion Dodge, caccia P-51 Mustang e Spitfire di gomma gonfiabile e tela. Mentre alla fonda nei porti e nelle darsene vennero sistemati mezzi da sbarco di legno tenuti a galla da barili vuoti, che emettevano vapore fittizio dai fumaioli per accentuare l’illusione. Chiazze d’olio venivano versate ad arte per simulare spostamenti e manovre recenti. Intanto, la 3123ª Trasmissioni Speciali diffondeva da potenti altoparlanti nastri che simulassero il rombo degli aerei e carri armati in addestramento. Il tutto venne registrato a Fort Knox negli Usa.

Nelle basi interamente allestite in legno, con mense, depositi di munizioni, postazioni antiaeree, venivano addirittura stesi abiti sugli stendini per rimarcare veri e propri "segni di vita". Vita di tutti i giorni, che nell'inganno non deve mai essere trascurata.

Nei paesi circostanti i giornali locali stampavano notizie sulla difficile convivenza con le operazioni militari. Addirittura false mostrine vennero ideate per le false divisioni del FUSAG. Per completare l’inganno l’unità impiegava mezzi veri secondo schemi prescritti. L’atmosfera era mantenuta viva da mezzi reali, come camion telonati, guidati in traiettoria circolare con solo due soldati vivi seduti negli ultimi posti, per simulare trasporti di fanteria. Gli aerei da caccia decollavano e atterravano sulle piste, passando in rassegna le squadriglie gonfiabili. Le batterie di artiglieria vera sparavano salve per simulare esercitazioni di tiro. La polizia militare vigilava gli incroci e le visite dei generali dello Stato Maggiore, ed addirittura da Re Giorgio venivano rifilate come esca alle spie doppiogiochiste che riferivano tutto ai servizi segreti nazisti. Così la 15° armata di Von Salmuth rimaneva attestata nei pressi di Calais, e la Normandia rimaneva difesa da pochi effettivi mal equipaggiati. Il D-Day doveva attendere solo il bel tempo, la schiarita del 5 giugno diede il via alle operazioni, il giorno dopo sarebbe stato "il giorno più lungo".

La sera della "prima"

Il culmine della messa in scena venne toccato la notte del D-Day, quando l’Operazione Titanic prese vita attraverso il lancio di fantocci paracadutisti degli aerei della RAF, ma questa è un’altra storia. Poche settimane dopo lo Sbarco In Normandia, la 23ª venne mandata in Francia ad allestire un finto porto artificiale Mulberry per attirare e distogliere l’artiglieria tedesca; poi per simulare un accerchiamento ulteriore della città di Brest, cosi' che la guarnigione in seguito si arrese. E così via, da quella che fu Linea Maginot fino al Reno, e poi alla fine della guerra. Questo “show ambulante”, che mise in scena più di venti battaglie al ridosso delle linee di fronte utilizzando dei giocattoli per divertire i bambini, salvò un’infinità di vite. Un numero che è difficile anche solo immaginare. “Il nemico“ scrisse il generale Omar Bradley “..cadde nelle nostre mani, vittima del più grande bluff di tutta la guerra.

L’inganno del Fusag fu un tale successo che anche dopo il consolidamento della testa di ponte alleata in Normandia, Hitler e lo Stato Maggiore tedesco continuarono a temere che il grosso delle forze (inesistente) sarebbe sbarcato a Calais. Sarebbe stato niente di meno che il generale Patton, volutamente trattenuto fuori dalla scena, a guidare lo sbarco principale. Lo confermavano gli agenti doppiogiochisti tedeschi controllati dagli Alleati. Colui che rispondeva al nome in codice di Brutus riferì: "Ho visto con i miei occhi il gruppo di armate Patton che si prepara a imbarcarsi nei porti sulla costa orientale e meridionale". E in seguito affermava di aver sentito dire al generale Patton dire: "Ora che la diversione in Normandia sta funzionando così bene, è venuto il momento di iniziare le operazioni intorno a Calais".

Vennero inscenate di nuovo le stesse simulazioni di attività pre-sbarco che avevano preceduto l’invasione della Normandia. Operazioni di commando atte al sabotaggio delle posizioni difensive più inespugnabili. Finti lanci di paracadutisti nell’entroterra di Calais, bombardamenti mirati nei punti di sbarco, luci notturne che indicavano l’imbarco in corso, aumentato traffico radio tra le flotte in mare e in cielo.

Lo stesso agente segreto Garbo, forse la più nota falsa spia nazista, comunicò: "Trasmetto questo messaggio con la convinzione che l’attacco in corso [in Normandia] sia un tranello messo in atto allo scopo di indurci a riposizionare strategicamente tutte le nostre risorse, cosa che in seguito ci pentiremmo di aver fatto". Mentre Rommel sopperiva di fronte a quella che si mostrava settimana dopo settimana un implacabile e inesauribile insieme di forze e mezzi impiegati dagli alleati, lo Stato Maggiore ai comandi di Hitler tentennava nell’inviare le fatidiche divisioni corazzate per ricacciare in mare gli Alleati e fargli fare una seconda Dunquerke. Una seconda Dieppe. L'ordine non arrivò in tempo. La guerra prendeva in tal modo una piega definitiva.

Gli Alleati, affollando cielo, terra e mare, riempivano l’etere dei tre punti e una tacca che ogni mezzo da battaglia si cambiava via codice morse. Quel "tu tu tu tuuuuum", la V che stava per vittoria.

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