I lupi mannari di Hitler, sabotatori sotto falsa bandiera

Per molto tempo furono il terrore dei soldati alleati. Nell'ultima fase del conflitto alcuni commando sotto falsa bandiera agirono dietro le linee per ostacolare l'avanzata degli angloamericani e seminare il panico con atti di sabotaggio

I lupi mannari di Hitler, sabotatori sotto falsa bandiera

Nel dicembre del 1944 la situazione strategica delle truppe del Reich non era certo delle migliori. La guerra non era perduta, ma già appariva chiaro come non potesse essere vinta. Per questo quando gli Alleati raggiunsero le Ardenne, ogni tattica, compresa quella della guerra "sotto falsa bandiera", rappresentò una possibilità in più per fermare il nemico "alle porte", salvare il salvabile, e ottenere vendetta.

I "Grifoni", commando sotto falsa bandiera

Già all'inizio del conflitto alcune particolari unità di "commando", inquadrate nel reggimento Brandenburg, si erano distinte in azioni dietro le linee nemiche avvalendosi dell'inganno. Una tecnica che venne rispolverata dal temuto Otto Skorzeny, ufficiale delle SS al comando di un'unità speciale che aveva l'ordine di prendere e tenere i ponti sulla Mosa con un astuto stratagemma. Questa unità era la Panzer Brigade 150, formata come un reparto di kommandos analogo ai primi brandeburghesi.

Per quanto essenziale l'obiettivo dell'Operazione Greif non era solo quello di catturare i ponti sulla Mosa per frenare l'avanzata degli angloamericani che, oltrepassando la foresta delle Ardenne, avrebbero raggiunto il Belgio e in breve tempo la Germania; ma gettare scompiglio dietro le linee avversarie terrorizzando il nemico attraverso le tecniche della guerriglia.

A tal fine gli uomini di Skorzeny ricevettero l'ordine di "operare sotto falsa bandiera", indossando uniformi americane e britanniche, e camuffando mezzi corazzati e cingolati con le insegne dell'esercito alleato. Almeno 44 commando tedeschi in uniforme nemica attraversarono le linee a bordo di tank Panther V appositamente modificati con delle piastre saldate per farli vagamente somigliare, una volta dipinti di verde oliva e segnati dalla stella a cinque punte usata dagli alleati, a dei cacciacarri M10 Wolverine. Nella stessa colonna c'erano due tank Sherman catturati, jeep Willys e semicingolati tedeschi Sd.Kfz. 251 dipinti con le insegne alleate per assomigliare agli M9 Half-track.

L'intera operazione Greif, complice la scarsità di mezzi e la mancanza di una corretta conoscenza dell'inglese e dello slang parlato dagli americani da parte dei commando, non portò ai risultati sperati. Ciononostante la cattura di una squadra di tre tedeschi fermati a un posto di blocco dopo aver dato la parola d'ordine sbagliata, causò un certo panico tra gli alleati. I tre "grifoni" di Skorzeny, armati di mitragliatrici Sten con uniformi americane indossate sopra le uniformi tedesche, avevano con sé dollari e sterline e durante l'interrogatorio dichiararono che "la loro missione era quella di rapire o assassinare il comandante in capo degli Alleati", il generale Dwight Eisenhower.

Il vero numero degli infiltrati tedeschi che presero parte ai raid dietro le linee durante la battaglia delle Ardenne vestendo l'uniforme statunitense e inglese non è mai stato accertato. Ciò che è certo è che 18 commando tedeschi vennero catturati nelle medesime circostanze e fucilati in forza della "violazione delle leggi di guerra" assimilata allo spionaggio. Mentre Otto Skorzeny, che sopravviverà alla guerra divenendo una spia al soldo della Cia prima, e del Mossad poi, verrà "assolto" dal momento che lo Special Operations Executive britannico aveva impiegato lo stesso stratagemma durante il conflitto. Ben diversa, invece, sarà l'attività dei lupi mannari addestrati dalle SS, che seguiranno le orme dei grifoni e che, secondo la leggenda, sopravviveranno alla guerra.

I "lupi mannari" di Hitler

Il loro simbolo era il wolfsangel o "dente di lupo", e al principio, i membri del controspionaggio alleato ne sottovalutarono il senso, quando lo trovavano impresso sui muri dei settori occupati. Credevano si trattasse di una svastica disegnata male. Sbagliavano. Quello era il simbolo dei Wehrwolf, i lupi mannari nazisti, un'organizzazione di resistenza formata dalle SS poco prima della caduta del Terzo Reich, con lo scopo di compiere atti di sabotaggio e di guerriglia contro gli occupanti.

Come ultimo gesto di disperata resistenza, i nazisti attinsero al folklore e alle tattiche del sabotaggio diffuso formando dei partigiani che avrebbero dovuto impiegare ogni metodo per infliggere danni al nemico. Secondo gli studi condotti dalle SS, i "lupi mannari " nel folklore germanico rappresentavano "la forza e la purezza tedesca contro gli intrusi". In collegamento con un vecchio piano concepito nell'ottobre 1944, che prevedeva l'infiltrazione di gruppi paramilitari nei campi alleati per sabotare le linee di rifornimento, i nuovi lupi di Hitler avrebbero terrorizzato gli occupanti come degli spettri che li avrebbero colpiti alle spalle a ogni occasione. Ad addestrarli era stato lo stesso Skorzeny, insieme ad un altro alto ufficiale delle SS, Hans-Adolf Prützmann.

Dopo lezioni intensive sulle tecniche di sabotaggio, demolizione, sopravvivenza e comunicazioni radio presso il castello di Hülchrath, i primi 200 Wehrwolf, scelti tra i membri della gioventù hitleriana, ricevettero "documenti falsi" forniti dalla Gestapo e tornarono a mescolarsi con la popolazione civile, iniziando in segreto la loro guerra clandestina fatta di azioni di guerriglia e sabotaggio. Missioni di camuffamento e mimetizzazione per controllare i movimenti delle truppe alleate e pianificare imboscate ed attentati.

Alla base di ogni missione, la stessa idea che veniva diffusa attraverso volantini di propaganda: "Il nemico dovrà sottrarre truppe dalla linea del fronte per difendere le altre strade. La capacità offensive del nemico sarà indebolita. Ogni cosa che riusciamo a distruggere dovrà essere sostituita. Ogni danno apportato al nemico aiuta le nostre truppe". Nulla di diverso dalle attività partigiane promosse dal Soe britannico e dell'Oss statunitensi dell'Europa occupata tra il 1941 e il 1945.

Il mito dei lupi duri a morire

Sebbene i risultati di queste operazioni di fantasmi non siano stati quelli sperati, l'efficacia della propaganda nel seminare il terrore e demoralizzare i soldati occupanti è indubbia. Un rapporto dell'intelligence statunitense del maggio 1945 affermava: "L'organizzazione dei lupi mannari non è un mito".

Gli atti di terrore collegati ai lupi mannari continuarono fino al 1947. Secondo i risultati di una ricerca condotta dalla rivista della Smithsonian Institution si stima che "diverse migliaia di vittime probabilmente derivarono dall'attività dei lupi mannari, direttamente o tramite uccisioni di rappresaglia". Gli attacchi partigiani diminuirono di pari passo con l'aumento della stabilità nei settori controllati dalle potenze del Patto Atlantico, ma il mito e l'incubo dei lupi mannari nazisti rimase impresso per lungo tempo nella mente delle forze occupanti. Anche i vecchi nemici di Hitler, che poi "usarono" i nazisti in chiave antisovietica, continuarono a temere una vendetta ideologica da parte di esseri malvagi e calcolatori che non avevano molto a che vedere con il Dottor Stranamore della celebre pellicola di Stanley Kubrick.

Lo stesso Ian Fleming, nel suo romanzo "Il grande slam della morte", attingerà alla leggenda che si era creata intorno alla

figura dei lupi mannari nazisti che, alla fine della guerra, si nascosero per tornare a colpire il nemico esistenziale che aveva sconfitto e devastato il Reich. Ricorderete, forse, la figura di Hugo Von Drax.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica