«A mille ce n'é/nel mio cuore di fiabe da narrar». Molti baby boomer la ricordano come una colonna sonora dell'infanzia. Erano le Fiabe sonore dei Fratelli Fabbri editori, vinili a 45 giri con fascicolo illustrato. Ascolto della parola e sua lettura su carta trovavano una sintesi seducente. Meglio del «libro di lettura» imposto dalla scuola.
Oggi l'audiolibro è una realtà diffusa, resa di ancor più semplice godimento dalla natura liquida dei mezzi di riproduzione. Secondo una ricerca dell'istituto Nielsen IQ, gli italiani che hanno ascoltato, nell'ultimo anno, almeno un audiolibro sono 10 milioni. E non si tratta di fiabe da dieci minuti (cinque per lato), ma di file audio che durano ore (oltre 20 ore di ascolto, per dire, per Il nome della rosa di Umberto Eco). La parola audiolibro non è nota solo ai Millenial. Già negli anni Sessanta la radio della Rai trasmetteva versioni dei libri lette da attori. Ma come è avvenuta l'evoluzione? Spiega Francesco Bono, Content director di Audible.it (la piattaforma più importante d'Italia, del gruppo Amazon), che lo scopo è l'«audio entertainement», cioè l'intrattenimento legato alla parola e alla narrazione al pubblico: «gli audiolibri hanno una storia molto antica, una delle prime registrazioni audio, alla fine dell'Ottocento, è di una lettura, non di musica. Il mercato degli audiolibri negli anni '60 era già nato, su vinile, poi su nastro, poi su cd. In Italia il consumo non è mai decollato fintanto che il supporto è stato fisico. Nel 2016, con l'arrivo del servizio di Audible in Italia, le cose sono cambiate; oggi l'audiolibro è nello smartphone. Il segmento di mercato in pochi anni è sempre aumentato, con una crescita di oltre un milione, cioè dell'11 per cento, solo negli ultimi 12 mesi».
In media, siamo a due al mese; la distribuzione sui dieci milioni di cui si diceva sopra è molto varia. Il 12 per cento degli ascoltatori lo fa almeno una volta alla settimana, il 23 per cento almeno una al mese. Chiediamo a Bono quale sia la relazione fra loro e i lettori su carta. «Uno su tre utilizza tutt'e tre i formati, l'audiolibro, l'e-book e il libro cartaceo. Il pubblico dell'editoria trova nell'audio uno strumento complementare di cultura e intrattenimento. Eppure, secondo una nostra indagine interna, addirittura il 13 per cento di chi ascolta libri su Audible è un non-lettore o un lettore debole. Questo ci segnala come l'audiolibro possa essere inteso come un'offerta che può riavvicinare alla lettura persone che hanno abbandonato il libro. Non c'è una concentrazione su un unico formato».
A volte si fa ancora confusione fra diversi formati audio: l'audiolibro, appunto, e poi il podcast, e la serie audio. Chiariamo: l'audiolibro è la versione audio di un libro esistente, scritto per essere pubblicato su carta o e-book. Il podcast è un format nativo per l'audio, pensato come tale, creato per un consumo on demand. Le serie audio sono serie di fiction fatte con molteplici attori ed effetti, originali o adattamenti (fra le produzioni Audible citiamo a esempio Alien, tratta dalla notissima serie cinematografica, o The Sandman, tratta dalla omonima graphic novel). «Per noi l'audiolibro e il podcast sono due facce della stessa medaglia, due format diversi di espressione che il medium audio dà a coloro che narrano storie», spiega ancora Bono. Il quale poi aggiunge che il podcast cresce meno dell'audiolibro, ma ha un bacino più ampio (14 milioni di ascoltatori, tra cui molti giovanissimi). Ma le differenze non sono poi così radicali: il podcast è forte nella fascia 18-24 anni, che per gli audiolibri non è la prima fascia, dato che per questi la fascia predominante è più alta, 25-35 anni. Inoltre, il podcast è complementare alla lettura di un libro; un caso esemplare è Cleopatra di Alberto Angela, pensato come approfondimento dell'omonimo libro. Lo stesso avviene con gli autori Maura Gancitano e Andrea Colamedici, che trattano di questioni filosofiche nei loro libri da cui è poi nata una serie podcast.
Specifichiamo: Audible è un servizio a pagamento forfettario, come lo è anche il suo principale concorrente, Storytel. Per questo ricorda Spotify. Ma ci sono strumenti per accedere gratuitamente agli audiolibri, da Raiplay a Youtube (che contiene versioni pirata)... «Più che con Spotify, che ha anche una versione gratuita, il paragone è con Netflix e Prime Video. La Rai è servizio pubblico, non commerciale; offre una scelta limitata e i libri non sono in versione integrale». Chiediamo ancora: da un punto di vista più astratto, quasi filosofico, ascoltare non è come leggere. Sono azioni molto diverse. Come si può paragonare l'ascolto di un libro alla lettura sulla pagina? «I due sistemi - conclude Bono - non sono sovrapponibili. Sono esperienze molto diverse. Entrambe hanno i propri svantaggi e vantaggi. Fra i vantaggi dell'audiolibro c'è il fatto di sentirsi raccontare delle storie, come quando eravamo bambini. E se chi le legge è un intermediario, il segreto sta nell'accettarlo e abbandonarsi al racconto e al potere della voce».
Al proposito, sentiamo Davide Bennato, docente di Sociologia dei media digitali all'università di Catania, che già dieci anni fa ha pubblicato per l'editore Laterza un saggio intitolato allo stesso modo: Sociologia dei media digitali. «Attenzione - avverte - il termine audiolibro è un'etichetta di marketing. La lettura e l'ascolto di un libro sono due esperienze diverse. Se anche non vogliamo scomodare il concetto di esperienza cognitiva, ci basti dire che è proprio un'esperienza diversa. Come gli spartiti rispetto alla musica registrata. Il libro è venuto ben prima della storia letta da uno speaker. Dire di un audio che è un libro è una forzatura commerciale. Stiamo comunque parlando di esperienze non ancora abituali. Del resto l'audiolibro più che a un libro assomiglia appunto a un podcast. Questa esperienza ha acquisito una sua dignità negli ultimi cinque anni per via della costruzione di contenuti ad hoc. Nel futuro breve avremo perciò libri che nasceranno allo scopo di essere letti. Con tutti gli stilemi e i trucchi dell'audio».
Quindi, che il godimento dei contenuti sia il medesimo, è un'affermazione vera e falsa allo stesso tempo. Se si pensa a certi esperimenti di conversione della scrittura in audio, come le audiolettere che gli immigrati inviavano in Francia ai loro cari, si può dire che il risultato fosse analogo. Lo stesso vale per certi testi di nicchia che Bennato definisce «surrogati» del libro, come i corsi di management o di self-help. Oltretutto, spiega, «esiste una vicinanza di tipo simbolico: nella testa di un lettore avviene una traduzione in suono di ciò che legge. Alla fine, però, un libro letto e uno ascoltato non sono la stessa cosa. Parliamo di aspetti mediali diversi. Non si capiscono le stesse cose. Per esempio il famoso adattamento radiofonico della Guerra dei mondi di Orson Welles...». Già, quello che molti presero sul serio. Sembra che la parola chiave sia «adattamento».
«Eppure - conclude lo studioso - da fruitore ho timore che gli audiolibri facciano la fine degli ebook. Gli ebook non sono così comodi. Non sono gli editori, ma i decisori tecnici a stabilire il formato. Invece la dimensione esperienziale è tutto. La conversione è sempre un tradimento».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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