«Se tu sprezzerai la pittura, dimenticherai che essa è sola imitatrice de tutte le opere evidenti de natura, poichè solo essa è scienzia e legittima figliola, perchè la pittura è partorita da essa natura». Le parole di Leonardo da Vinci - riportate da Francesco Melzi nel Trattato della Pittura formulato nel 1492 - sono la sintesi più esplicita della visione unitaria che il Genio del Rinascimento aveva dei fenomeni che lo circondavano.
E se un grande merito ha la mostra che si apre domani al Palazzo Reale di Milano sotto il titolo «Leonardo 1452-1519 - Il disegno del mondo» (fino al 19 luglio) è proprio quello di rappresentare, con rigore scientifico e spirito di analisi lontano da spettacolarizzazioni, quell'unità del sapere che animava tutte discipline in cui Leonardo si cimentò. Un'esposizione trasversale, quella a cura di Pietro C. Marani e Maria Teresa Fiorio, ricca di «contaminazioni», come si userebbe dire per una mostra contemporanea. La raccolta di oltre duecento opere da un centinaio di musei del mondo, con una grande predominanza di disegni e studi dell'artista (ma non mancano importanti dipinti), sembra togliere definitivamente il velo dall'aura mitica di una star della storia ancora oggi spunto per bestseller letterari e cinematografici. La moltitudine di schizzi, bozzetti, manoscritti, disegni tratti dal Codice Atlantico o dalle stanze private della Regina Elisabetta, sembra lì a dimostrare la celebre frase del poeta francese Jean Cocteau, secondo il quale «il genio è solo la punta estrema del senso pratico». Un senso pratico che Leonardo affidava allo studio della tecnica - fatta soprattutto con disegni con la «penna stretta» - e ovviamente della natura con i suoi moti, le sue leggi formali e geometriche. Strumento principe per la rappresentazione dei corpi e dello spazio prospettico, il disegno diviene in Leonardo il mezzo fondamentale per la conoscenza del mondo, «l'atto che dà forma all'idea».
La mostra milanese, almeno questa volta, resterà agli annali per la ricchezza dei contenuti che sviscerano, in modo tentacolare ma unitario, la ricerca artistica e scientifica di Leonardo: la sua ossessione per il gesto tecnico, il continuo paragone tra le arti (disegno, pittura e scultura), il confronto con l'antico, lo studio dei moti dell'animo, gli studi sull'automazione meccanica, i progetti utopistici. Dodici sezioni che espongono opere che difficilmente si potranno rivedere tutte assieme nell'arco di una vita, con importanti prestiti da musei e istituzioni italiani e internazionali. Tra i dipinti, spiccano sette capolavori: il San Girolamo della Pinacoteca Vaticana, la Madonna Dreyfus della National Gallery di Washington, La scapiliata della Galleria Nazionale di Parma, il Ritratto di Musico dell'Ambrosiana e, dal Louvre, la Belle ferronnière , la piccola Annunciazione e il San Giovanni Battista . I dipinti non rappresentano una sezione in sé e sono spesso in dialogo con le numerose opere dei contemporanei del Genio, come il maestro Verrocchio, alla bottega del quale passarono anche Botticelli e il Perugino, ma anche Antonello da Messina, Filippino Lippi, Paolo Uccello, Marco d'Oggiono e molti altri.
Il vero zoccolo duro della mostra resta però il nucleo di disegni autografi, almeno cento, provenienti dal Codice Trivulziano n. 2162, ma anche dal Codice Atlantico dell'Ambrosiana, maggior prestatore dell'esposizione. La raccolta comprende inoltre trenta disegni dalla Royal Collection, cinque dal British Museum, quattro dal Gabinetto dei disegni e delle Stampe degli Uffizi, cinque dal Metropolitan Museum di New York e dalla Biblioteca Reale di Torino; altri ancora dalla Morgan Library di New York e dalla Fondazione Custodia di Parigi. Ai prestatori si aggiunge infine il Museo della Scienza e della Tecnologia che ha permesso di esporre, in una delle ultime sale, due modelli storici di macchine, il carro automotore e il maglio battiloro, realizzati dall'interpretazione dei disegni leonardeschi.
Una raccolta costata cinque anni di lavoro da parte dei curatori non senza qualche delusione per inevitabili e evitabili grandi assenze in mostra, come l' Annunciazione negata dagli Uffizi di Firenze.
Nel giorno dell'inaugurazione, che coincide con l'anniversario della nascita di Leonardo, a rilanciare la polemica è stato Massimo Vitta Zelman, presidente della casa editrice Skira, produttore della mostra e di un voluminoso catalogo: «I rapporti internazionali, come spesso accade in Italia, sono stati più semplici di quelli nazionali. Il ministro Franceschini avrebbe potuto sposare con minor freddezza la questione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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