Il mare racconta storie antiche e moderne. E le onde hanno coperto per molti secoli, come un infinito tappeto cristallino, alcune di queste vicende umane trasformate in miti o leggende. Un vero e proprio mondo sommerso, in cui il passaggio dell'uomo è documento da relitti, oggetti abbandonati, a volte veri e propri tesori che nel tempo riaffiorano dal mare e che narrano una storia dimenticata. A volte anche riscrivendo pagine di storia umana che il mare ha inghiottito trascinando con sé una parte di verità che nessuno in tempi in cui no c'erano satelliti e internet, avrebbe potuto conoscere.
In questi mesi, il mare sta riportando alla luce il suo mondo sommerso. Singoli subacquei, squadre di ricerca, fortunati nuotatori e fotografie dall'altro hanno fatto scoprire all'uomo tesori che il tempo aveva lasciato coprire dal fragore del mare. In Israele, una statua appartenuta a un crociato e incastonata in conchiglie posate lì nel corso dei secoli, è stata fotografata nelle mani di un uomo che nuotava a 150 metri dalla costa del Carmelo. Shlomi Katzin, il cittadino israeliano che ha scoperto la spada, l'ha consegnata immediatamente alle autorità, scoprendo che si trattava di un'arma di circa nove secoli prima, del tempo delle crociate. Un ritrovamento unico che ci riporta a quell'epoca di cavalieri, spade, fede e sangue che ha caratterizzato la Terra Santa. E che il mare riconsegna nelle mani dell'uomo dopo averla cullata per quasi un millennio.
Negli stessi giorni, davanti Otranto, un ritrovamento ancora più incredibile. Un carico di anfore di 2600 anni fa che secondo gli studiosi già può riscrivere la storia della Magna Grecia. Questa volta scoperto non per la fortunata coincidenza di un subacqueo attento ai dettagli, ma per una campagna di ricerca durata anni e che ha visto l'utilizzo di una delle migliori tecnologie per la ricerca sottomarina. Così, a quasi 800 metri di profondità, il canale di Otranto ha mantenuto intatte anfore e ceramiche di un'era in cui l'Italia stava diventando la culla di una delle più importanti civiltà del mondo. Quei recipienti cullati dal mare contenevano cibo, olio, vino e altri materiali che descrivono (e riscrivono) la vita dei nostri antenati. Tutti provenienti dall'area di Corinto, e tutti utili - insieme a quelli ancora sommersi - per dirci cosa accadeva davvero nell'Italia ellenizzata.
Un mare che ha offerto altri tesori. Più a nord di Otranto, a Torre Santa Sabina, è custodito, immerso a pochi metri di profondità, un relitto che molti studiosi ritengono la testimonianza di una nave romana meglio conservata di tutto Mediterraneo. Per gli archeologi subacquei, quella di Torre Santa Sabina è un'imbarcazione commerciale del III/IV secolo dopo Cristo, lunga circa 26-28 metri e proveniente dall'odierna Tunisia. Sono anni che il relitto regala dettagli della vita di bordo. Come racconta Repubblica, si trovano gomene, ossa di animali, effetti personali dei marinai: tutto questo mantenuto da una sottile coltre di sabbia, vegetali e pietre che il mare ha posato sul relitto prima che venisse scoperto.
E sempre risalendo l'Adriatico, è la costa croata, dell'isola di Ilovik (o dell'Asinello), ad avere consegnato al mondo contemporaneo un'altra "fotografia" dell'era antica. Un ritrovamento casuale, come racconta Il Piccolo, che però sembra abbia dato al mondo il relitto più antico di una nave romana.
Un'imbarcazione del secondo secolo prima di Cristo che si trovava lì, a quattro metri di profondità, circondata dai bagnanti, ignari di nuotare sopra un immenso tesoro di legno incastonato nelle acque del Carnaro. Gioielli che riaffiorano dalle sabbie e che ricordano all'uomo che il mare, come la terra, è un'immensa custodia del suo passaggio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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