di Javier Azpeitia
«Già. E la stamperia?».
L'altro rimase a fissarlo, senza capire. Poi comprese a cosa si riferiva.
«Ah, la macchina, certo, la macchina. È di sotto. L'hanno portata ieri».
Scesero e, in effetti, stava lì, le varie parti sparse sul pavimento del salone centrale a pianterreno. C'erano pezzi di diverse dimensioni mezzo liberati dagli imballaggi, alcuni di legno e altri di metallo, oltre a una lastra di marmo. Aldo prese tra le mani una grossa vite senza fine di legno per osservarla con attenzione: non riusciva a immaginare a che cosa servisse.
«Volevano una cifra astronomica per montarla» spiegò Trismegisto. «Per cui li ho mandati a spasso. Non mi faccio fregare facilmente». «Capisco» disse Aldo. «Potresti montarla tu...».
«Io? No, no. Impossibile. Il maestro stampatore era Niceforo. Io con le macchine non ho dimestichezza. Sono il maggiordomo... Bé, a dire il vero sono un medico, ma l'idea era che cucinassi per voi e mi incaricassi di gestire la ditta. Non me la cavo male a tenere i conti».
Aldo posò delicatamente il pezzo sul pavimento. L'angoscia si stava impossessando di lui a ondate lente. Il principe Alberto Pio gli aveva affidato l'incarico di allestire una nuova stamperia. Ed era stato lui stesso a inculcare quell'idea al principe, della cui istruzione si era occupato fin da quando aveva quattro anni. Tutto ciò acuiva il peso della missione. Adesso cominciava a chiedersi chi glielo aveva fatto fare di offrirsi per un compito simile. Cosa ci avrebbe mai guadagnato ad avviare un'attività in quella città di matti di cui ignorava tutto? Proprio lui, che aveva passato la vita a leggere e si era fatto un nome come insegnante e professore di grammatica.
«E allora... da che parte cominciamo?» riuscì a dire al suo cuciniere.
«La cosa migliore è farti leggere l'oroscopo, e al più presto» rispose quello, guardandosi intorno per decidere dove sistemarsi.
«L'oroscopo?» si stupì Aldo.
Trismegisto andò al tavolo che troneggiava al centro della sala.
«Non penserai di imbarcarti in questa impresa senza conoscere la sorte che ti aspetta! Ho fatto alcune verifiche.
«La mia data di nascita?» domandò Aldo. «Non la conosco. Dovrei avere sui quarant'anni... o poco più».
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