Mussolini è tornato. O, forse, non se n'è mai andato. È questa la percezione che si ha vedendo l'ultimo film di Luca Miniero che racconta il ritorno del Duce nell'Italia di oggi. La commedia funziona, così come Massimo Popolizio, "mascelluto" al punto giusto. Arranca invece un po' troppo Frank Matano.
La comicità dà il ritmo. Mussolini, che torna in Italia il 28 aprile del 2017, vede crollare tutto il suo mondo: guardando gli immigrati per le vie dell'Urbe pensa che il Belpaese sia stato invaso dall'Eritrea, viene a sapere di una piazza intitolata a Matteotti e scopre che un partigiano, Sandro Pertini, ha ricoperto il ruolo di presidente della Repubblica. Uno smacco. Del ventennio non rimane più nulla.
I primi a soccorrere Mussolini sono due uomini. "Li avrà mandati Hitler per difendermi?", si chiede il Duce. Ma l'illusione di un piano tedesco naufraga presto: non sono SS, ma una coppia gay. I tempi sono cambiati. Gli italiani pure. E anche Mussolini, che canta a squarciagola L'italiano di Toto Cutugno, non è più lo stesso. O forse no (Guarda la video recensione di Luigi Mascheroni).
Il Duce sa ancora affascinare le folle. Si ricorda che "il cinema è l'arma più forte" e così inizia ad apparire in televisione. È un successo. Fa il boom di ascolti e tutti lo cercano, fino a quando non viene diffuso un video in cui il "Fondatore dell'impero" spara in testa a un povero Jack Russell, colpevole di aver attentato agli italici polpacci del dittatore e di essere inglese. Sono passati settant'anni ma l'odio per la "perfida Albione" è rimasto immutato. Così come alcuni aspetti dell'Italia: "Ho lasciato un popolo di analfabeti e ritrovo un popolo di analfabeti". Tutti ridono e tutti sembrano cadere nella trappola: quello che abbiamo davanti non può essere davvero Mussolini. È un comico. Un comico che sa cosa vuole la pancia del Paese. Ma è davvero così?
L'unica a comprendere ciò che sta accadendo realmente è Nonna Lea, che è riuscita a scappare dai campi di concentramento nascondendosi sotto un mucchio di cadaveri quando aveva solamente sei anni. In tre minuti, demolisce Mussolini, ma la denuncia, per quanto doverosa, appare un po' fiacca. Quasi un luogo comune.
Per il Duce, la politica italiana del dopoguerra è tutta da cestinare: i politici non fanno né ascoltano. Lui, invece, faceva e ascoltava.
Senza fare inutili dietrologie, colpisce la data di uscita: primo febbraio, in piena campagna elettorale.
Nel film, alcuni temi come l'immigrazione e la memoria storica sul fascismo sono trattati un po' troppo superficialmente, quasi a voler dire: se sei contro i migranti, sotto sotto, sei come lui, sei come Mussolini. Un vero peccato per una pellicola altrimenti molto godibile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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