L'affondamento della Mary Rose è un evento che ancora oggi è coperto da un alone di mistero. Era il 19 luglio del 1545 quando davanti alle acque del Solent, la nave colò a picco come per un incantesimo, intrappolata dalle onde di uno stretto specchio d'acqua che nulla faceva presagire che avrebbe condotto al suo affondamento. E a quel tempo nessuno riuscì realmente a capacitarsi di come la caracca preferita da Sua Maestà Enrico VIII fosse stata portata giù nei fondali dell'isola di Wight, e proprio davanti agli occhi del re.
Per capire l'importanza di quell'affondamento, si deve pensare che quella caracca non era una semplice nave da guerra, ma una delle principali unità nelle mani della Royal Navy. Il re aveva fatto tutto il possibile durante il suo periodo sul trono di Londra per rafforzare la flotta fino a rendere la Gran Bretagna inespugnabile e capace di proiettarsi in tutti i mari del mondo. Dai cantieri più importanti del regno uscivano velieri sempre più letali, e la Mary Rose rappresentava il simbolo di questa potenza navale, con i suoi 38 metri di lunghezza, i suoi quattro alberi e quella potenza di fuoco rappresentata da 91 cannoni e tra i 400 e i 600 uomini imbarcati.
Per più di trent'anni, la Mary Rose fu considerata invincibile. Costruita per essere la nave ammiraglia della flotta britannica, fu la prediletta dell'ammiraglio Edward Howard e poi di Thomas Howard, III duca di Norfolk. Una caracca impegnata per decenni nell'eterna lotta con i francesi e che proprio durante una battaglia con la flotta degli eterni rivali trovò la sua curiosa e allora inspiegabile "morte". Un affondamento che fu anche particolarmente drammatico proprio perché non il frutto delle cannonate dei nemici, ma probabilmente per una manovra azzardata e per un tragico errore del suo equipaggio.
Secondo alcune testimonianze, a "uccidere" la Mary Rose nelle acque del Solte non fu infatti il fuoco, a quel tempo principale causa di una nave colata a picco, né i fori creati dalle palle di cannone della flotta francese, impegnata nell'ennisma battaglia contro la flotta di Londra, ma il vento e l'acqua. Per renderla sempre più letale, la caracca era diventata estremamente pesante e probabilmente troppo alta. Qualcuno ritiene che per aumentare il numero delle bocche di fuoco, l'Ammiragliato abbia deciso di costruire un altro ponte appesantendo di centinaia di tonnellate lo scafo. Una scelta che doveva servire a evitare il rollio, ma che invece ottenne il risultato opposto. Le moderne simulazioni al computer hanno dimostrato infatti che in caso di mare agitato e vento teso - queste le condizioni climatiche del giorno dello scontro - una manovra azzardata avrebbe condotto la nave a sbandare. E la Mary Rose sarebbe affondata proprio per questo: una rapida virata per evitare il fuoco francese sembra che abbia piegato la nave al punto che l'acqua ha raggiunto l'altezza dei cannoni. Con le bocche di fuoco aperte per sparare e probabilmente lasciate aperte proprio dai marinai, il mare è entrato prepotentemente all'intenro dello scafo trascinando dietro di sé quell'insieme di legno, ferro, uomini e teli che rendeva la Mary Rose il vanto della Royal Navy.
Solo 35 uomini riuscirono a salvarsi da quella trappola di legno nelle acque del Solent. Un affondamento che, oltre alla tragedia umana, ebbe anche il sapore del dramma. Non solo perché lo stesso Enrico VIII vide con i suoi occhi la fine dell'ammiraglia dall'alto del castello di Southsea, ma perché alla fine la battaglia finì qualche giorno dopo con un nulla di fatto e con il comandante francese Claude d'Annebault che decise di ritirarsi. Uno scontro tutto sommato privo di un grande valore strategico ma che inflisse alla flotta inglese una ferita enorme, annientando la sua nave più forte.
Una storia che per secoli ha alimentato narrazioni e leggende in tutta la costa inglese fino a quando negli anni Sessanta del secolo scorso, un uomo, Alexander McKee, decise di avviare una campagna di ricerca dei fondali del Solent per mappare i relitti. Attraverso giorni di navigazione indagini con i sonar e l'arrivo di volontari e subacquei da tutto il Regno Unito - e con l'interessamento anche della Famiglia Reale - i sommozzatori individuarono alcuni elementi che fecero comprendere a tutti che il relitto della Mary Rose era ancora lì, sui fondali davanti l'isola di Wight. E venne portato in superficie solo dopo diversi anni, passati a capire quale fosse il metodo migliore per evitarne la distruzione durante le operazioni di recupero. Oggi, parte del relitto e le migliaia di oggetti ritrovati vicino a essa si trovano in un museo apposito a Portsmouth, una delle "capitali" della Marina britannica.
Tempio della storia navale inglese e meta di migliaia di turisti e appassionati che possono vedere una delle testimonianze più incredibili del passato della Marina inglese.
Foto per gentile concessione del Museo "Mary Rose" di Portsmouth ©Johnny Black
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