Pasolini, Pelosi sulla tomba: "Il mio silenzio sull'uccisione dettato soltanto dalla paura"

"I nomi non li farò mai". A dirlo è l'uomo che in un primo momento confessò l'omicidio, per poi ritrattare la sua versione dei fatti. Veltroni: "Pasolini rimase vittima di un agguato"

Pasolini, Pelosi sulla tomba: "Il mio silenzio sull'uccisione dettato soltanto dalla paura"

Dopo 36 anni dal novembre 1975, dal giorno in cui moriva Pier Paolo Pasolini, Pino Pelosi, reo confesso per l'omicidio, che in un secondo momento ritrattò la sua versione, torna sulla tomba del poeta a Casarsa del Friuli.

"Gli ho voluto chiedere scusa", spiega l'ex ragazzo di vita, spiegando come il suo silenzio, il riserbo che ha mantenuto finora sui fatti di quella notte sia stato dettato semplicemente dalla paura. "Ho paura a fare nomi. Per anni - spiega Pelosi - sono stato minacciato di morte", da "gente che non perdona".

I nomi Pino non li farà mai. Almeno questo è quello che dice. E il mazzetto di fiori deposto sulla tomba di Pasolini è per "spiegare il silenzio". Anche se forse le persone di cui parla "sono morte, o è morto uno in particolare".

In un primo momento Pelosi si era dichiarato colpevole dell'uccisione di Pasolini, per poi cambiare radicalmente la sua versione. Quella notte - racconterà poi - si trovava in macchina con Pasolini, quando un auto con alcuni uomini a bordo aveva iniziato a seguirli. Scesi dalla macchina gli uomini aveva trascinato Pasolini fuori dall'abitacolo, picchiandolo. Picchiando anche Pelosi, che avevano costretto a mentire, per salvarsi la vita.

Commentando su Twitter un colloquio con Pelosi, anche Walter Veltroni ribadisce l'idea che la prima versione dei fatti, quella in cui Pelosi si addossava tutte le colpe per la morte sia stata solo "un gigantesco depistaggio" e che Pier Paolo Pasolini sia rimasto vittima "di un agguato organizzato". È lo stesso Pelosi a dire che la sua prima versione dei fatti gli era stata suggerita.

Che non cambio né lui né la famiglia pagarono mai "gli avvocati e i periti". "La verità si avvicina". Ne è sicuro l'ex leader del Pd: "Continuerò, continueremo, a cercare. È un pezzo di storia italiana".

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