Paul Valéry, poeta poco pindarico e vendicativo

Anche quando scrivono in prosa, i poeti... se le mandano a dire. Si prendono la licenza (poetica) di parlare a nuora perché suocera intenda, di nascondere «sotto il velame» di frasi a doppia lettura quanto hanno da dire. Parliamo dei poeti in senso lato, cioè di chi ha scelto le parole per esprimere la propria arte. E quando parlano bene dei colleghi è buona norma che il lettore, oltre che il destinatario, drizzi le antenne. Prendiamo la “raccomandazione” di Proust firmata da Anatole France sul Figaro a proposito di Les Plaisirs et les Jours . “Raccomandazione” poi diventata l'introduzione al volume e che, a detta di molti proustofili, danneggiò, invece di favorirlo, il giovane Marcel. Sostiene France che il futuro autore della Recherche (il quale, per inciso, vi omaggerà il raccomandante usandolo per dipingere il suo Bergotte), «ci attira in una atmosfera da serra, fra orchidee intelligenti la cui strana morbosa bellezza non ha radici nel suolo \ in lui v'è qualcosa d'un Bernardin de Saint-Pierre depravato e di un Petronio innocente». Insomma, non il massimo della vita. Siamo nel 1896, l'anno in cui France viene eletto all'Académie Française. Ne passeranno trentuno per vedere “vendicato” postumamente Proust, e da un suo coetaneo, Paul Valéry, entrato nel Parnaso francese proprio al posto di France.

Leggere il Ringraziamento all'Académie Français pronunciato il 23 giugno 1927 è un buon modo per ricordare Valéry, scomparso il 20 luglio di 70 anni fa. Non soltanto per gustare le giravolte retoriche usate per non citare una sola volta il nome di chi gli lasciò il posto, a suo giudizio colpevole (ecco un altro esempio di quanto i poeti se la leghino al dito), di aver rifiutato la pubblicazione a L'après-midi d'un faune di Mallarmè, ma anche perché in queste pagine, pubblicate da Elliot nel volumetto dal titolo Autobiografi a (pagg. 78, euro 9,50) troviamo alcuni caposaldi della sua poetica. Se France è la nuora, ci tocca il ruolo di suocera. Il perfezionismo: «Perfezionare si contrappone a completare. D'altronde, cambiare la fisionomia di una pagina scritta quando quella della terra e delle città subisce trasformazioni così straordinarie e profonde è ben poca cosa». La complessità del linguaggio: «La letteratura stessa esige tutto un sistema di convenzioni che si sovrappongono alle convenzioni del linguaggio». La ricerca di una poesia che proceda con metodo scientifico: «Nelle Lettere, come nelle scienze, di sicuro un'immagine a volte rimpiazza un certo calcolo che sarebbe laborioso. Ma Racine preferiva eseguirlo. Lo vedo in un primo momento disegnare, definire e infine dedurre da un pensiero elaborato e trattenuto a lungo quei periodi puri dove anche la violenza canta, dove la passione più vivace e veritiera squilla e s'illumina, sviluppandosi sempre e soltanto a partire dalla nobiltà di un linguaggio che stringe un'alleanza senza pari tra l' analisi e l'armonia» (nostri i corsivi).

Con l'esile nella forma, eppure muscoloso nella sostanza profilo autobiografico, e con l'omaggio di Walter

Benjamin a lui rivolto per il sessantesimo compleanno, il Ringraziamento all'Académie Français di Valéry strappa la poesia ai vuoti voli pindarici e la richiama al nobile, anche se spesso ingrato, compito di scienza umana.

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