Si conclude, il prossimo 26 gennaio, la mostra dalla National Gallery di Londra dedicata ai ritratti Paul Gauguin, retrospettiva che punta i riflettori sul soggetto umano, visto attraverso gli occhi del maestro simbolista francese. Curata da Cornelia Homburg e Christopher Riopelle, la mostra raccoglie quasi sessanta lavori realizzati da Gauguin nel corso della sua intera carriera, tra dipinti, stampe, disegni e sculture. Un evento del genere avrebbero dovuto suscitare l'entusiasmo di tutti gli appasionati di arte del mondo: e invece no, perché contro Paul Gauguin si è scatenata in questi mesi l'isteria del politicamente corretto.
Certo, anche i curatori della mostra ci hanno messo del loro per gettare benzina del fuoco. Come spiega il New York Post, i visitatori vengono avvisati che il famoso pittore francese aveva rapporti sessuali con alcune ragazzine, mentre una didascalia spiega che "Gauguin ha sicuramente sfruttato la sua posizione di occidentale privilegiato [nella Polinesia francese] per sfruttare al massimo le libertà sessuali a sua disposizione". Un'audioguida solleva persino un quesito sconcertante: "È ora di smettere di guardare Gauguin del tutto?". Max Hollein, direttore del Metropolitan Museum of Art, ha dichiarato al New York Times che “l'arte non può essere percepita solo in termini di bellezza. Occorra anche valutarla alla luce dei suoi messaggi politici".
Strano, eppure quando una persona ammira le bellezze dell'arte non ha certo bisogno di giudicare gli artisti in quanto persone o, peggio ancora, le loro idee o inclinazioni politiche. Dimenticando spesso che quegli stessi artisti sono figli del loro tempo, e quindi di quella cultura, di quelle consuetini che non sono, per forza di cose, quelle del 2020. Di quali imperdonabili colpe si sarebbe colpito Gauguin? Semplice, spiega Italia Oggi, di essere un paternalista, un "sessista" e un eurocentrico, perché aveva delle amanti minorenni e chiamava i polinesiani selvaggi. Accuse che, come si nota, nulla hanno a che fare con la sua arte, ma che colpiscono direttamente la biografia di un uomo vissuto nel corso della seconda metà dell'Ottocento. Un uomo la cui moralità non può essere giudicata secondo le categorie morali e interpretative del 2020.
Di questo passo, perché il politicamente corretto dovrebbe fermarsi a Gauguin dopo essersi scagliato contro le statue del "colonialista" Cristoforo Colombo? Che fare allora di Shakespeare? O di Vladimir Nabokov, autore di Lolita? Come ricorda il New York Post, il capolavoro di Mark Twain Huckleberry Finn è sopravvissuto - a malapena - all'attacco delle solite accuse di "razzismo" dopo essere stato bandito dai campus universitari più liberal, per non parlare delle poesie di Walt Whitman - che si riferiva ai neri come "babbuini" - o ai romanzi di
Joseph Conrad, il cui razzismo era implicito nella favola africana "Heart of Darkness". La verità è che il politicamente corretto vuole distruggere la cultura occidentale, né più né meno, cancellando il passato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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