In questa torrida estate 2012, trionfano nelle classifiche e sotto gli ombrelloni i romanzi della trilogia di E.L. James, nome d'arte di una astuta quarantenne inglese che confeziona pagine di un erotismo facile e morboso. Non mi stupisco: i nostri tempi chiedono che tutto venga ridotto a misure molto modeste e immediatamente consumabili.
I libri non si sottraggono a questa triste regola. Ma è bene dire subito che i temi dell'erotismo e del sesso, temi eterni e da considerare, almeno per me, fondamentali, meritano davvero di più. Giusto un secolo fa, nella primavera-estate del 1912, sulle rive del lago di Garda viveva la sua personale rinascita nell'eros D.H. Lawrence (1885-1930), che divenne il vero profeta di una nuova visione del mondo in cui la carne, l'istinto, la parte emozionale e naturale dell'uomo vincono sulla freddezza ormai cadaverica di un razionalismo industriale e tecnologico che spande morte e disperazione.
Aveva da poco lasciato l'Inghilterra, dove era nato in una famiglia di minatori e dove aveva fatto il maestro di scuola, e il lago di Garda fu il suo primo approdo in Italia. Non era solo. Aveva al suo fianco Frieda, nata baronessa von Richthofen (era sorella del celebre Barone Rosso, asso dell'aviazione tedesca), sposata con il professor Weekley, madre di tre figli, che ha lasciato tutto per seguirlo. Sino ad allora Lawrence, vissuto sotto il ferreo dominio affettivo della madre, ha frequentato giovani donne dall'aria spirituale, piccole intellettuali del suo stesso ceto. Con Frieda, è il completo rivolgimento. Frieda è una gran signora cosmopolita, conosce già le teorie freudiane, ha una sensibilità spregiudicata e pagana. I due arrivano dalla Baviera dopo sette settimane di viaggio a piedi, lungo i corsi dell'Isar e dell'Inn, un sacco in spalla come i vagabondi, un fornellino a spirito per cuocersi i cibi, i fienili per ricovero notturno, i ruscelli per immersioni paniche nella freschezza delle acque.
Si era nella Belle Epoque, e doveva sembrare davvero scandaloso lo spettacolo di una baronessa e di un giovane scrittore, adulteri conclamati, che se ne scendono in Italia con i mezzi che cinquant'anni dopo avrebbero adottato i beat e gli hippy. Arrivati a Riva del Garda, Frieda si stupisce quasi che alla pensione Villa Leonardi accettino due ospiti così male in arnese, lui con l'unico paio di pantaloni completamente lisi, lei con un abito di cotone tutto spiegazzato in fondo. Maestro nelle descrizioni dei paesaggi, così Lawrence si esprime in una lettera: «Il lago è azzurro cupo, imporporato e limpido come un gioiello, con non so quanti pesci. I battelli vanno con vele color di cedro. Lago adorabile». A Gargnano, Lawrence e Frieda affittano dal signor Pietro Di Paoli un appartamento ammobiliato in una costruzione chiamata Villa Igea, in mezzo a un giardino che è soprattutto un frutteto, carico di peschi e di cachi. La vita emotiva dei due è continuamente al diapason: lei nudista, aristocratica, incapace di cuocere due piccioni o di stendere un lenzuolo, lui animato da spirito didattico e messianico, bisognoso sempre di predicare e teorizzare su quello che prova a livello istintivo. Le poesie di quel periodo testimoniano una guerra festosa, amorosa, vitalissima tra di loro.
Lawrence rinasce nell'amore di Frieda. Si libera e scrive tantissimo con la stessa naturalezza, così testimonia lei, con cui i fiori si aprono e gli uccelli volano. In quei mesi, pubblica Poesie d'amore e altre, corregge le bozze di Figli e amanti, annuncia un romanzo sul poeta scozzese Robert Burns di cui non scriverà che poche pagine, progetta Le sorelle, che poi si sdoppierà in quei due capolavori assoluti che sono L'arcobaleno e Donne innamorate. Sempre in quei giorni legge Conrad e la sua reazione è incredibile: «Conrad mi rende furioso». Lawrence vede nel grande romanziere di Sotto gli occhi dell'Occidente la tendenza sempre più diffusa a rinunciare a credere in qualcosa. Senza fede, non c'è via d'uscita dalla disperazione, per Lawrence. Ma la sua fede è una sola: quella nella sua vita con Frieda, nella libertà da ogni convenzione sociale, nella sperimentazione di un sesso vicino alla sacralità della natura, nel vagabondaggio felice in cerca di sempre più ispirazione creativa.
La sua fede è scrivere, trasformare la vita in scrittura e la scrittura in vita. Il soggiorno sul Garda fu il primo di una serie molto lunga di soggiorni in Italia. Lui e Frieda abitarono in seguito a Fiascherino, a Capri, a Taormina, a Ravello, a Spotorno, a Firenze. E dall'Italia partirono per un peregrinare senza fine che li porterà a Taos, sulle Montagne Rocciose, attraverso Ceylon, Australia, California, Messico: tutti paesi da cui lo scrittore trarrà spunti straordinari per i suoi libri. Fuggendo sempre. Continuando a scandalizzare i borghesi, che lui scrive di detestare appena meno dei bolscevichi, con la sua vita, con il suo credo, con i suoi libri, e persino con i suoi quadri, quando si mise a dipingere. L'amante di Lady Chatterley, il più scandaloso ma non certo il più importante tra i suoi romanzi, in Inghilterra dovette attendere gli Anni Sessanta, quelli dei Beatles e dei Rolling Stones, per essere pubblicato in edizione non purgata. Lawrence era davvero un uomo contro. Un visionario, erede di Blake e Whitman, uno per cui il mondo industrializzato stava cadendo in un baratro e l'unica via di salvezza per la nostra civiltà era nel tornare ad aver fede nelle proprie possibilità vitali, in una energia creativa che è anche eros, libertà, senso del mistero, apertura al sacro. In Il genio Harold Bloom scrive: «La moda cambia, l'attuale sfavore di cui gode Lawrence non durerà a lungo». Spero che sia una profezia giusta. Abbiamo ancora bisogno della sua scorrettezza politica, del suo sogno di rinascita spirituale, della sua fede nella piena, erotica bellezza della vita. Dei suoi libri, insomma. Oggi più che mai.
In collaborazione con il Comune di Gargnano per ricordare il centenario di permanenza di David Herbert Lawrence sul lago di Garda, è stata organizzata la mostra «D.H. Lawrence a Gargnano 1912-1913» nell'ex palazzo comunale.
La manifestazione rimarrà aperta fino al 27 settembre, con orario quotidiano: 10,00-12,30 - 17,00-22,00 (ingresso libero). L'esposizione è articolata tra immagini d'epoca e foto moderne, riproduzioni di alcune corrispondenze di Lawrence, quadri e oggetti originali che testimoniano la presenza sul lago del grande scrittore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.