Quei «ladri di biciclette» che tutto il mondo ci ha invidiato

Un docu-film ricostruisce la storia e la fortuna del movimento neorealista. A Carlo Lizzani, protagonista di quella stagione, il compito di accompagnare lo spettatore nel lungo viaggio alla riscoperta di quell'età d'oro del cinema italiano

Quei «ladri di biciclette» che tutto il mondo ci ha invidiato

Un docu-film per raccontare il neorealismo? L'idea arriva dal posto più improbabile: Hollywood. Dove, da trent'anni, risiede Gianni Bozzacchi. Un nome che ai più dice poco ma che in verità è tra i fotografi di scena più apprezzati oltreoceano. Si intitolerà «Non eravamo solo... ladri di biciclette» e in questi giorni si stanno terminando le riprese a Cinecittà. Il film ha un protagonista d'eccezione in Carlo Lizzani. Ultimo testimone autorevole di quella stagione, che lo vide sceneggiatore per De Santis e Rossellini. «In America la curiosità sul fenomeno è ancora alta - spiega Bozzacchi - e quindi ho pensato: chi meglio di Carlo per raccontare in modo definitivo quella storia». Nel corso del film vengono intervistati molti volti noti del cinema. E a tutti viene chiesto delle loro reazioni di fronte a quelle pellicole. E così, per bocca di Bernardo Bertolucci, Scorsese, Ron Howard, Sophia Loren, i fratelli Taviani, vengono «rivisitati» i capolavori neorealisti: da «Sciuscià» a «Riso amaro» da «Roma città aperta» a «Paisà».

Un film che dà la possibilità di sgombrare il campo da luoghi comuni e falsi storici, partendo dall'intuizione che per primo ebbe Andrè Bazin che lo considerò rivoluzionario per l'uso del piano sequenza, per la commistione dei generi, e la presenza di attori presi dalla strada accanto ad attori professionisti.
Il film «Non eravamo solo... ladri di biciclette» verrà presentato il prossimo 19 marzo nel corso di una proiezione ufficiale cui presenzierà anche il capo dello Stato Giorgio Napolitano.

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