"Nella sua ultima elucubrazione con se stesso, a cavallo tra il Marchese del Grillo e una pippa mentale senza orgasmo, Daniele Luttazzi ci regala una certezza: allo stato attuale, ogni speranza di ritrovare il bel Luttazzi perduto è pia illusione. Peccato". Lo scrive il giornalista del Fatto Quotidiano Andrea Scanzi con cui il comico ha ingaggiato un duello culturale sulla scomparsa della satira in tivù.
"Luttazzi ha replicato con uno strale in cui al 90% parlava di me, al 5% ripeteva le mie stesse cose sulla satira e al 5% insisteva sugli asini che volano (“querelle plagio”). Appunto: replica “ad hominem”. "Solo che lui può e gli altri no", scrive Scanzi sostentendo che, grazie a un simile attacco verbale lui sia "subito diventato l’aedo dei renziani, che per un satirico notoriamente anti-sistema non è male". Secondo il giornalista "Daniele ieri è ripartito con la litania tardo-nerd dello “studiate prima di criticarmi, ignoranti".È la sua versione adulta di “specchio riflesso”, che usa quando è stato colpito nel vivo e non ha argomenti".
Un attacco in piena regola nei confronto di una persona che "continua a soffrire gravemente di citazionismo" e che nei difetti non cambia mai accusando gli altri copiarlo quando, invece, il copione è lui. Scanzi attacca ancora Luttazzi per il suo “approccio stancamente iper-cerebrale e cupamente pensoso, peraltro, è del tutto antitetico a ciò che lo stand-up comedian o il satirico deve essere: ovvero diretto, secco e senza compromessi. E Luttazzi lo era, mannaggia (anzi cazzo)”. E infine il saluto per niente affettuoso o riconciliatorio.“Ciao Daniele: io mi fermo qui, che siamo andati avanti anche troppo e stiamo un po’ rompendo le palle a tutti.
Ti lascio la battuta finale, di cui – da buon insicuro cronico – sei da sempre gelosissimo. Ci risentiamo quando esci da A Beautiful Mind – salutami William Parcher – e dal diversamente favoloso mondo di Luttazzi”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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