Scaricabarile su chi abbia voluto Riad. Si apre la corsa per la presidenza

La direzione: "Non è partita da noi la scelta". Molti pensano a una decisione politica. Per i vertici in lizza Vittorio Bo e Baricco

Scaricabarile su chi abbia voluto Riad. Si apre la corsa per la presidenza

Ieri ultimo giorno di Salone del libro di Torino, tempo di bilanci e toto-nomine. Ma anche di polemiche. Il Paese ospite della prossima edizione, come ormai è noto, sarà l'Arabia Saudita. Scelta giudicata bizzarra (per usare un eufemismo) da molti, nonostante il Paese arabo sia presente da due anni alla manifestazione piemontese con il proprio stand. Si avverte un filo di sarcasmo nella reazione di Angelo Pezzana, fondatore del Salone: «Ottima idea, così tutti potranno conoscere da vicino il codice civile di quel Paese... Sarà istruttivo far conoscere da vicino qual è la vita quotidiana in Arabia Saudita. Propongo di proseguire con Iran e Turchia». Provoca lo scrittore Emanuele Trevi: «La trovo una decisione inaccettabile. Allora perché non invitare la Corea del Nord? Almeno lì le donne possono guidare». Non hanno migliorato la situazione le parole dell'addetto culturale saudita in Italia, Fahad Hamad Almaghlooth: «Per il momento abbiamo 21 libri tradotti in italiano ma contiamo di proporne altri e di far conoscere meglio l'islam agli italiani e a chi è interessato a capirne la cultura, e porteremo informazioni sui nostri luoghi sacri. Per sapere cos'è la Mecca oggi non esistono testi in italiano: intendiamo offrire al pubblico del Salone la possibilità di scoprirlo». Ma al Salone del libro, di solito, si portano autori, libri ed editori, non la possibilità di scoprire la Mecca. Su questo bisogna per ora accontentarsi di vaghi accenni a letteratura e volumi per ragazzi. Stando alle dichiarazioni rilasciate all'Ansa da Ernesto Ferrero, direttore del Salone, la proposta di invitare l'Arabia Saudita non è partita dal Salone medesimo: «Le scelte sono spesso frutto di richieste e quando ne arrivano di questo tipo hai due vie: o tiri giù la saracinesca o cerchi di avviare un dialogo». Il Salone ha recepito e gestito tale proposta. Da qui in poi ci addentriamo nelle indiscrezioni raccolte in città. Da chi sarebbe partita la richiesta di invitare l'Arabia Saudita? Tutto fa pensare a una scelta politica. E in città l'unico che abbia un peso politico è Piero Fassino. Il sindaco sarebbe stato dunque il «terminale» delle ambizioni saudite? Chi è vicino al sindaco, nega. Vedremo, di certo la polemica è destinata a durare.

La vicenda si intreccia con la nomina della prossima dirigenza del Salone. Rolando Picchioni ed Ernesto Ferrero, dopo 15 anni di successi, potrebbero essere all'ultimo mandato, che scade in luglio. Picchioni attende le decisioni della Fondazione per il Libro ma, a quanto si dice, non sarebbe intenzionato a continuare. In quanto al direttore Ferrero, c'è chi lo vorrebbe confermare. Intanto girano molti nomi, alcuni dei quali accreditati in «zona Fassino». Tra i papabili, Vittorio Bo, fondatore di Codice edizioni; Giovanna Milella, giornalista Rai; Giulia Cogoli, ex direttrice del Festival della mente di Sarzana; Alberto Sinigaglia, ex giornalista de La Stampa .

Qualcuno indica anche Maurizia Rebola, direttrice del Circolo dei Lettori, e Luca Beatrice, presidente della medesima istituzione. Nel caso anche Ferrero non fosse più della partita, potrebbe andare in scena Alessandro Baricco. Più defilato Gianni Oliva, storico ed ex assessore Regione Piemonte.

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