Contro il mito progressista, ecco la bellezza dei conservatori

Ne "La Bellezza" Roger Scruton descrive la sua visione conservatrice dell'estetica. Funzionale ai canoni politico-sociali del suo mondo di riferimento

Contro il mito progressista, ecco la bellezza dei conservatori

Roger Scruton è stato filosofo, pensatore eretico, umanista, alfiere di un conservatorismo moderno, aperto alle novità della società contemporanea come il tema della questione ambientale ma mai prono alla possibilità di cedere sui principi dei valori identitari, politici e sociali di base.

Nell'opera culturale, vasta e approfondita, del filosofo britannico scomparso il 12 gennaio 2020 all'età di 76 anni un filo conduttore unisce pensieri, scritti e riflessioni: l'estetica. Il tema della bellezza è per Scruton centrale nel suo percorso filosofico, intendendosi non solo come fattore vivificante della realtà che ci circonda ma anche come presenza immanente. La bellezza della natura e la bellezza della creazione, per il credente Scruton, si sommano alla bellezza della creazione dell'ingegno e dell'intelletto umano, frutto sia delle individualità che del fondamentale radicamento di ognuno di noi in una collettività.

Scruton nel 2009 ebbe ad affermare che voltando le spalle alla bellezza le persone smettono di percepire "il mondo come casa, come luogo adatto alle nostre esistenze di esseri fatti così come noi siamo fatti" e di credere "nell’amore" perdendo di vista il fatto che "la ricerca della bellezza continua la ricerca dell’amore". Ebbene, tali principi sono stati ulteriormente approfonditi ed enucleati in un saggio di due anni successivo, intitolato proprio La Bellezza, in cui l'autore offre una panoramica di come il sentimento estetico sia cruciale nel guidare l'approccio al mondo dell'odierno conservatore.

La bellezza è per Scruton un valore reale e universale. "Possiamo vagare per questo mondo, alienati, risentiti, pieni di sospetto e di sfiducia. Oppure possiamo trovare la nostra casa qui, riposando in armonia con gli altri e con noi stessi", afferma l'autore. "E l’esperienza della bellezza ci guida lungo questa seconda strada: ci dice che noi siamo a casa in questo mondo, che il mondo è già ordinato nelle nostre percezioni come un luogo adatto alle nostre esistenze di esseri fatti così come noi siamo fatti". Una prospettiva umanocentrica, etica e che richiama al radicamento dell'uomo, delle sue prospettive, dei suoi valori. Perché per Scruton "conservare" significa in primo luogo permettere la presentazione di nuove forme di modernità, di nuovi punti di vista sul presente.

La lezione degli antichi, in questo senso, appare ulteriormente vivida per dettare una strada al presente. Per i padri della civiltà occidentale, Greci e Romani, nota Scruton, ma anche per i grandi di ispirazione cristiana (pensiamo a Dante) non poteva esistere bellezza fisica delle opere dell'ingegno umano senza bellezza intellettuale e morale del loro fattore. Una linea di continuità tra valori, radici e prodotto di una civiltà si può dunque tracciare nel pensiero di Scruton sottolineando come la conservazione, in quest'ottica, sia da ritenersi punto necessario di partenza per ogni rinnovamento politico, sociale, culturale. Che solo nella presa di consapevolezza di sé può trovare forza. Anche per questo Scruton critica la cultura postmoderna e nichilista, "un tentativo di rifare il mondo come se l’amore non ne facesse più parte", un fattore di spaesamento per l'uomo. Una cultura "decisa a ritrarre il mondo umano come non amabile. Non come un dono, ma come un fatto". Imponendo, paradossalmente, proprio in nome del progressismo un freno alle potenzialità di sviluppo e crescita morale e materiale dell'essere umano e delle sue collettività.

Una profezia tanto complessa quanto veritiera, in tempi di cancel culture, tribalizzazione, esclusione o ridicolizzazione del sacro nelle nostre esperienze di vita. Fattori che decantando il progresso lo disincentivano. Allontanando le società da quell'armonia che passa per la giusta dose di spirito di conservazione.

La Bellezza di Roger Scruton

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