Fuori dai giochi, ovvero dalla cinquina finale del Premio Strega. E per di più con un punteggio pesante. Aldo Busi con il suo El especialista de Barcelona (della Dalai editore tornata a essere Baldini e Castoldi, in seguito a difficoltà economiche) è riuscito a raccattare, tra i 408 Amici della domenica che hanno votato mercoledì, solo 18 voti classificandosi decimo, lontanissimo dai 39 consensi di Simona Sparaco che chiudeva la pattuglia dei promossi (gli altri sono: Perissinotto 69 voti, Siti 66, Petri 49, Di Paolo 45). Abbiamo parlato con un Busi arzillo e battagliero, fosse stato in cinquina avrebbe ricevuto meno telefonate, dell'esito del «certame».
Aldo Busi come ha preso l'esito della votazione?
«Mi sembra di parlare della prima Guerra Punica. È la fine di un mezzo incubo. Mi avessero messo assieme a Nabokov a Dostoevskij a Proust allora potevo anche accettare la tenzone. Ma sa, Aldo Busi assieme a questi qua... cosa c'entro io».
Ma in che senso?
«Io conosco esattamente il mio valore e il valore de El Especialista de Barcelona. Non lo dico con disdoro ma deve esserci un minimo di omogeneità tra i partecipanti io mi sono sempre sentito un pesce fuor d'acqua tra i partecipanti».
Però ha accettato la gara, o no?
«L'ho sempre detto: non sono io a partecipare al premio, non accetto di fare telefonate, presentazioni. Io ho un'opera che vale, non devo supplire con la mia presenza. Se volete la mia presenza fisica dovete pagarmi. Questo è lavoro extra. Chi si sbatte nella promozione? Chi non ha niente da vendere».
Ma allora chi ha partecipato allo Strega?
«Ha partecipato l'editore, e quindi per assurdo non ha partecipato nessuno, visto che l'editore si è dissolto».
Quanto hanno pesato i guai della Dalai sul voto?
«Sa, quando io dico questa cosa che ho detto a Dalai che poteva partecipare al premio, lui lo sapeva già che la situazione era disperata. Lui ha partecipato così, come ultima speme e basta. Ma non ha fatto nulla, neanche un minimo di promozione al libro, niente di niente. E ora di fatto non c'è più, ritorna Baldini e Castoldi, che non è la casa editrice che ha pubblicato il mio libro».
Questo la preoccupa?
«Assolutamente no, anche perché il libro ha patito tali traversie editoriali. A me sembra gia tanto in un panorama di editoria da macero, di giovanilismi vecchi, di noir, di tablet. Il fatto che io sia riuscito a pubblicare un romanzo così, nonostante mi facessero fretta - mi hanno negato una settimana in più per fare dei piccoli emendamenti per paura di non riuscire a uscire sotto Natale - mi sembra già un risultato. Ora il libro io lo do un po' per perso. Ha venduto quel che doveva, ripagato l'anticipo».
Ma i libri degli altri partecipanti allo Strega li ha letti?
«Dunque, ho letto quasi tutti gli incipit, poi ho letto le interviste degli altri. Ma onestamente non ho visto niente di interessante, non mi hanno detto niente».
Non ha un suo preferito?
«Ma no - e nel dirlo emette uno sbuffo che ricorda molto quello di un cavallo costretto a portare un carico troppo pesante - non è il tipo di libri che leggo, che leggerei...».
Qualcuno ha detto che non ha giovato al suo Strega anche il suo presenzialismo televisivo. Che dice?
«Io non avrei mai potuto vincere - nel dirlo la voce gli sale di un'ottava - sono premi dati agli editori, alle relazioni, alle raccomandazioni. Io lo Strega me lo sono guadagnato da me, mi son trovato con un editore che per forza maggiore non ha speso un centesimo di pubblicità. Il mio personaggio pubblico quindi ha aiutato. Ma ribadisco il concetto: si deve guardare l'opera! Se uno poi non capisce che sono uno scrittore anche come personaggio televisivo perché uso il mio linguaggio e non quello della tv, allora non ha capito niente. Non c'è iato, non c'è schizofrenia. Soltanto gli ingenui possono dire sì ma va in televisione. È un po' da cretinetti... Riconoscetelo, siete degli analfabeti, vi interessano libercoli scritti con 300 parole. Aldo Busi utilizza una lingua italiana mondo.
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