Da Torcha alle librerie, Cartasegna: "Così parlo ai giovani di politica"

Marco Cartasegna ha pubblicato il suo primo libro: Political map. Ma cosa significa fare informazione sui social? Lo abbiamo chiesto direttamente a lui

Da Torcha alle librerie, Cartasegna: "Così parlo ai giovani di politica"

Dalla televisione ai social per arrivare alla politica con il suo primo libro Political map. Marco Cartasegna ha solo 31 anni ma sembra aver già chiaro quale sia la sua strada. Dopo una laurea in Economia alla Bocconi e un Master all'IE Business School di Madrid è sbarcato su Instagram e ha dato vita a Torcha, un progetto di informazione online seguito da più di 200mila persone. Grafica invitante, immediatezza dei contenuti, esperti e persone autorevoli hanno reso Torcha un punto di riferimento per l'informazione e approfondimento online. "Sulla nostra pagina sono presenti anche diverse rubriche - ci spiega -. La mia, 'Secondo me', è l'unica di opinione personale che arriva dopo una spiegazione approfondita. Abbiamo anche 'Senza scarpe', dove facciamo letteralmente togliere le scarpe ai politici e facciamo loro domande pungenti. C'è 'Luna storta' che è un format satirico, 'Tocca ai giovani' che è una rubrica attiva non solo quindi di approfondimento ma anche di interazione. Tutto questo accompagna il nostro classico format di informazione pensata per i social".

E per capire meglio cosa ci sia dietro a Torcha e al suo Political map, abbiamo deciso di fargli qualche domanda.

Come nasce questo libro?

"Mi sono chiesto cosa avrei potuto fare io con le mie competenze e capacità. La cosa migliore era portare in un libro quello che è il mio approccio su Torcha. Mi sono chiesto: cosa potrebbe essere utile e potrebbe aiutare i ragazzi a capirne un po' di più? Mi è venuto in mente di fare una spiegazione chiara e semplice di alcuni degli argomenti principali di attualità. Il libro è una mappa politica per orientarsi. Affronto sei temi: debito pubblico, Europa, Ambiente, Immigrazione, Essere cittadini italiani e Donne ".

Non ha paura che qualcuno possa avere pregiudizi nei suoi confronti e del suo libro visto che lei arriva dal mondo dello spettacolo?

"Sarebbe iprocrita dire che non ci abbia mai pensato. Però una persona con la competenza, gli studi e il lavoro giorno per giorno dimostra di essere competente relativamente a una materia e quindi i pregiudizi lasciano il tempo che trovano. Ho 31 anni, ho studiato, lavorato, avviato delle start up... quindi mi sembra un po' riduttivo. Io sto cercando di costruire una realtà che metta al centro la competenza".

Ha definito questo libro come una mappa politica. Cosa ne pensa della proposta di Letta di estendere la possibilità di voto ai 16enni?

"Anche su Torcha abbiamo trattato il problema in modo molto approfondito. Avendo analizzato i pro e i contro, ti posso dire che secondo me sono molti di più i pro che i contro. Sono sicuramente favorevole anche perché non mi sembra che tra i 16 e i 18 anni cambi così tanto la consapevolezza e l'interessamento. Uno se si interessa ha dimostrato che può farlo a qualsiasi età".

Ma lei crede che un ragazzo di 16 anni abbia voglia e sappia muoversi in modo consapevole fra i meandri della politica?

"I giovani hanno dimostrato che possono essere molto responsabili e partecipi per quanto riguarda alcune tematiche. La loro esclusione mi sembra anacronistica. Anzi, la loro inclusione la vedo più come un beneficio. Proposte di legge che pensano di più ai giovani, ad esempio".

I giovani. Proprio con un linguaggio giovanile e immediato ha dato vita a Torcha, ci spiega meglio di cosa si tratta?

"Torcha è un progetto editoriale nato un anno fa principalmente su Instagram, ma non solo. Abbiamo podcast, newsletter e stiamo sviluppando un sito. Noi approfondiamo i temi di attualità e su alcune tematiche portiamo avanti i valori identitari della pagina. Ad esempio, abbiamo tante rubriche per dare spazio ai giovani. Torcha segue e approfondisce gli argomenti più complessi di attualità e parallelamente porta avanti delle battaglie. Facciamo informazione interagendo con la community. Per questo abbiamo proprio cercato di sfruttare le potenzialità dei social e il contenuto è pensato per questo mezzo".

Cosa significa fare informazione sui social?

"È molto difficile, devi avere tante competenze. Stiamo creando un ruolo nuovo. Diamo molto importanza alla grafica per fare in modo che tutto sia immediato e chiaro. Ci stiamo costruendo una credibilità enorme perché abbiamo una sorta di redazione interna per coprire le news più 'semplici' e un network di esperti e professionisti che interpelliamo per le singole tematiche. Questo credo sia l'unico modo per costruire credibilità in poco tempo".

Quanto è difficile costruirsi la propria credibilità?

"È la domanda che mi sono fatto fin da subito. La risposta me la sono data: facendo partecipare persone già credibili, conosciute. Abbiamo fatto l'accordo con il Parlamento europeo e con altre realtà istituzionali molto importanti. L'obiettivo è anche quello di avere un po' la funzione 'educational'. Perché ci sono tematiche di nicchia che però è necessario che siano capite e conosciute. Come la riforma della giustizia. Ad oggi quello che abbiamo seminato sta dando i suoi frutti".

Passiamo a un tema che sta agitando percchi sonni: il politicamente corretto. Non pensa che ci stiano mettendo una sorta di bavaglio?

"Io ho sempre fatto una battaglia contro il politicamente corretto. Mi spiace che sia diventata solo una battaglia di destra, è una battaglia di tutti. Come quella del ddl Zan. Ognuno di noi deve essere libero di essere quello che vuole senza paura di insulti o violenze. Ma ognuno di noi deve pretendere anche di poter scherzare e fare battute. Queste sono battaglie di civiltà. Quindi sono assolutamente contrario, ma sono anche contrario che diventi una battaglia di partiti politici".

Però l'articolo 4 del ddl Zan sta facendo discutere. Non viene dato troppo potere al giudice?

"Sono convinto che ci si stia fasciando la testa prima di sbatterla. Sono fiducioso che poi ci sia buon senso dei giudici. Ora, forse, c'è un eccesso di preoccupazione proprio in questo passaggio".

Nel suo libro parla delle quote rosa. Non crede che sia meglio che una donna abbia un determinato lavoro per meriti piuttosto perché qualcuno lo "impone"?

"Su Torcha abbiamo fatto degli approfondimenti proprio su questo. Ci sono dei pro e contro per entrambe le posizioni. Le leggi che hanno imposto le quote rosa hanno effettivamente prodotto dei benefici. Purtroppo siamo in un punto in cui un po' di legislazione serve per fare il cambio di passo culturale. Spero che sia una cosa temporanea e che in futuro non ce ne sia più bisogno perché le donne verranno considerate come gli uomini. E quindi i meriti di entrambi saranno equiparati. Ma ora le donne hanno bisogno di potersela giocare sullo stesso piano. Purtroppo non ci siamo ancora. Mi auguro che in futuro ci possano essere dei ruoli in cui l'occupazione femminile sarà al 99% per meriti perché loro sono più competenti e viceversa".

Dove si vede tra 10 anni?

"Sono molto convinto che il progetto di Torcha abbia spazio per crescere e portarsi anche su un piano più ampio rispetto ai giovani e ai social. L'approccio di Torcha è quello di aiutare le persone a capire cosa succede intorno a loro e quindi migliorare la società facendo scelte consapevoli. Mi piacerebbe sviluppare tutte queste possibilità che Torcha ha da offrire".

Perché mi aspettavo un classico "scendo in politica'"?

"Mi piacerebbe, ma non è ancora il momento. Sono favorevole a far entrare i giovani in ogni ambito della società, ma penso che la politica sia la cosa più nobile che una persona possa fare, oltre alla beneficenza. Quindi credo che sia giusto che se ne occupino i più anziani perché per fare politica bisogna avere a cuore il benessere comune.

Un giovane - a mio avviso - non può fare politica nel senso più alto del termine perché ha da togliersi ancora qualche soddisfazione e ambizione personale, ma la politica non è questo: è servire il Paese. Percio, ora non è ancora il momento".

Political Map

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