Vermeer, "Il secolo d'oro dell'arte olandese"

Vermeer, "Il secolo d'oro dell'arte olandese"

Per la prima volta a Roma una rassegna Johannes Vermeer, massimo esponente della pittura olandese del XVII° secolo. L'esposizione "Vermeer: il secolo d'oro dell'arte olandese" sta a indicare, se ne deduce immediatamente, che oltre ai quadri del genio diventato noto ai più per il libro e il film "La ragazza con l'orecchino"(un particolare di un suo bellissimo quadro), alle Scuderie del Quirinale fino al 20 gennaio si possono ammirare anche i capolavori dei contemporanei o di quelli che lo stesso pittore considerava i suoi maestro.
La mostra a cura di Sandrina Bandera, sovraintendente per il patrimonio storico, Walter Liedke, curatore del dipartimento Pittura europea del Metropolitan Museum of Art di New York e Artur K. Wheelock. Jr., curatore del dipartimento di Pittura nordica barocca della National Gallery of Art di Washington, è accompagnata da un bel catalogo di Skira e da una serie di incontri del "mercoledì" sempre alle 18,30, incentrati suVermeer, dalle fonti della sua pittura a Vermeer falsario per sopravvivenza e da uan serie di stroncature critiche, come la serie di "Cristo a Emmaus", ma anche la scienza al suo tempo, perchè una delle componenti della sua pittura era lo studio delle componenti del colore e della prospettiva, in particolare l'ottica creata dalla camera oscura o camera ottica.
Tra le circa cinquanta meravigliose opere di artisti olandesi dell'epoca di Vermeer, è comunque possibile familiarizzare con il grande genio e allo stesso tempo cogliere quelli che sono gli elementi comuni ai pittori nordici. Va ricordato che la vita dell' artista continua ad essere circondato da mistero, a partire dalla sua data di nascita, al numero dei suoi figli, alla sua sepoltura...perchè il Maestro di Delfi si sia rapportato all'arte di altri altri pittori, superandoli, ma cogliendo e carpendo da ciascuno di loro un piccolo segreto. Un fenomeno che continuò a verificarsi fino alla sua scomparsa anche nelle vicine Amsterdam, Haarlen e Leida. Le incantevoli opere del Maestro come "La stradina" del 1658, che sembra quasi riprodurre la casa dell'artista vicino a un canale, "Giovane donna con bicchiere di vino" del 1659, "La suonatrice di liuto" del 1675, "Ragazza con cappello rosso" del 1665, "Giovane donna seduta al virginale" del 1670, "Santa Prassede" del 1655, solo per citarne alcune (di lavori dell'artista non ne sono rimasti molti, anzi, sono pochi, molto del suo repertorio è stato disperso, anche se in questa mostra mancano alcuni capolavori, mentre vi sono degli inediti molto belli), ci fanno immergere subito nei momenti di vita quotidiana, di scene familiari intime, in squarci di paesaggio, di abitazioni in mattone con finestre dai vetri piombati e decorati dai quali entra una luce che è la vera protagonista delle opere non solo di Vermeerma anche della sua cerchia, se così la vogliamo chiamare.
Di Carel Fabritius accoglie lo spettatore con un autoritratto del 1649, proveniente da Monaco di straordinaria bellezza, dove possiamo vedere gli abiti, i costumi, i cappelli di come vestivano nei Paesi Bassi nel Seicento; anche in ritratto di famiglia a Delfi" del 1658 di Pieter de Hooch, o in "Interno con gentiluomo, donna con cameriera" del 1670 di Pieter Janssen Elinga, la varietà della pittura olandese emerge viva, ricca di colori forti, emblematici, simbolici; una pittura elegante nella sua semplicità, nella ricchezza di un solo semplice abito di raso, nei pizzi dei colletti delle dame o dei signori o nei tappeti che rivestono le tavole al possto di tovaglie. Persino nelle vedute come "Veduta del Municipio Nuovo di Amsterdam" del 1667 (proveniente dagli Uffizi di Firenze), di Jan van der Heyden, si può comprendere lo studio geometrico e di giochi di fughe prospettiche luminose. Una mostra che deve essere approfondita perchè è da certi particolari che si ricostruisce la storia di una popolo, gli usi e i costumi e fare le dovute differenze con i nostri. Ad esempio, Fabritius, morì nella esplosione della polveriera che nel 1654 distrusse tutta Delfi; Pieter de Hooch ed Emmanuel de Witte, insieme ada ltri artisti come Gerard ter Borch, Gerrit Dou, Nicolaes Maes, Gabriel Metsu, Frans van Mieris, Jacob Hoctervelt e Jan Steen, per non citare tutti, raffinati e sorprendenti pittori che lo stesso Vermeerva a trovarli nei loro paesi per vedere quale lavoro stanno compiendo, hanno ognuno una storia a sé, affascinante quanto le loro tele frutto della sensibilità di anime nobili. Va da se che i loro quadri e in particolare quelli del Mastro di Delfi, rappresentino la cultura medio-borghese dell'Olanda del Seicento. Il forte senso di realismo dell'epoca, la raffinata e precisa descrizione dei particolari, la semplicità del taglio della tela sulla quale disegnare soggetti e cose, il mondo della casa chiusa nella sua intimità affiscinava mercanti, collezionisti, panettieri e birrai persino che esponevano i quadri di questi maestri nei loro locali, nelel loro abitazioni, chiedendo sempre nuovi soggetti.
In Italia, al contrario, nello stesso periodo, erano le grandi committenze istituzionali come la Chiesa e le corti principesche a richiedere scene sacre o intime o per l'arte pubblica, sempre di grande formato e non piccole come questi gioielli nordici.
La lettura, la scrittura, il corteggiamento, i gesti quotidiani, la musica erano i soggetti preferiti di Vermeer e di tutti quegli artisti che sono appartenuti a quel "secolo d'oro", gli squarci di un mondo silente, nascosto, operoso. Quadri ricchi di poesia, tenerezza, accortezza e minuziosità che nel tempo l'arte nordica ha saputo conservare persino quando dipingeva l'interno di cattedrali con colonne bianche e cenciosi per terra accompagnati da cagnolini. un rispetto per al vita e per l'arte che hanno fatto di questo genere di pittura il simbolo della virtù.

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