Il MoMA di New York si sta specializzando nel rendere omaggio alle figure trasversali che negli ultimi decenni hanno collegato il mondo dell'arte ad altre discipline creative più conosciute dal grande pubblico. Prima Tim Burton, il visionario regista disegnatore, poi la band tedesca di kraut rock Kraftwerk che ha eseguito l'intera discografia nelle sale del museo per concerti andati esauriti in poche ore. Prossimamente toccherà a Björk, la cantante islandese da oltre vent'anni sulla breccia - il suo esordio solista Debut è del '93, ma prima ancora suonava nei Sugarcubes - la quale dopo esser stata autrice e interprete di alcune bellissime canzoni techno pop è definitivamente approdata al mondo dell'arte concettuale, complice il matrimonio con Matthew Barney, performer e regista che l'ha spinta ad affrontare sperimentazione e avanguardia.
Dall'8 marzo al 7 giugno, quindi, il principale museo di arte contemporanea di Manhattan vedrà protagonista il mondo fantasy di Björk in ogni suo aspetto. Il direttore Klaus Biesenbach, anche curatore della mostra e immaginiamo fan della popstar, mette in fila tutte le collaborazioni con registi, graphic designer, stilisti, fotografi e artisti visivi che hanno contribuito ad alimentare il mito dell'artista. Gente come Chris Cunningham (autore anche per Aphew Twin), Jean-Baptiste Mondino, Michel Gondry, Spike Jonze, Floria Sigismondi, sono stati più volte chiamati a illustrare i suoi album, a dirigerne i clip, a inventarsi pettinature scioccanti e look impossibili. Nonostante la debordante personalità, Björk ama farsi guidare, prestarsi al gioco delle trasformazioni e dell'ironia - celebri a esempio gli scatti di David LaChapelle: in Swan Song è sdraiata su una poltrona a forma di cigno, e in Visible Virtues il gioco di specchi scatena fantasie erotiche - accetta di trasformare la propria immagine facendosi rimodellare il viso e il corpo, di volta in volta come un alieno, un cyborg, una femme fatale . Per la moda, in particolare, Björk ha sempre avuto un'attrazione particolare. Per lei Alexander McQueen ha disegnato il kimono rosso indossato nel video Homogenic e l'ha diretta nel clip Alarm Call , dove va alla deriva su una zattera circondata da coccodrilli e serpenti. Poi gli olandesi Inez van Lamsweerde e Vinoodh Matadin le hanno disegnato i capelli come una scultura e nell'album Volta ha accettato di trasformarsi lei stessa in opera d'arte, entrando fisicamente nell'installazione abitabile del fashion designer Bernhard Willhelm, fotografata da un altro grande interprete dello stile inglese degli anni '90, Nick Knight.
Nel frattempo Björk ha conosciuto Matthew Barney e se ne è innamorata. Con l'artista californiano compone una delle coppie più popolari del jet set internazionale (lui ha realizzato i primi film del ciclo Cremaster che lo hanno reso un caso per il linguaggio sperimentale unito alla produzione hollywoodiana). I due sembrano una riedizione al contrario del celebre duo John Lennon-Yoko Ono, anche se Barney non è certo cattivo come l'artista concettuale giapponese, ma entrambi sanno bene che l'arte può restituire in chiave di credibilità intellettuale ciò che la musica regala in popolarità. Se fu John a essere influenzato dal clima di Fluxus e delle gallerie, è Björk che subisce il fascino colto del marito per realizzare una mutazione genetica nel suo stile. Da un certo punto in poi ha infatti rinunciato a produrre canzoni pop facili e orecchiabili per intraprendere la strada dell'avanguardia. I suoi ultimi dischi sono criptici insiemi di gorgheggi sperimentali; addio all'irresistibile sound electro degli anni '90, ecco litanie esasperate e incomprensibili che trovano sintesi non certo esplosiva in Drawing Restraint 9 , film di Barney del 2005 in cui lei recita e compone la colonna sonora. L'opera è priva di dialoghi, con pochissima trama e si svolge al largo della baia di Nagasaki su una baleniera giapponese.
Si celebra persino il matrimonio tra i due secondo la tradizione scintoista mentre un'immensa scultura in vaselina liquida, che si trasforma costantemente, fa da raccordo alle scarne vicende.Teatralità esasperata, lunghissime sequenze, ricercata scenografia, minuzioso studio dei particolari, musica lentissima, danno al film un'aura da opera d'arte totale, ahimè insopportabile.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.