Snowman. L'uomo delle nevi. L'ultimo uomo sulla terra. A schermirlo dal resto del mondo sono stracci logori e maleodoranti, l'andatura è incerta e la sua speranza di vita, sebbene nel sangue circoli il vaccino che lo ha protetto dalla pandemia che ha annientato l'umanità, è azzerata dal dolore per quel poco di caro che aveva e che ha perso. Tutt'intorno c'è soltanto desolazione: i proporci e i calupi, figli di una sbornia genetica che nei laboratori delle case farmaceutiche più potenti ha portato a incrociare i Dna di bestie diverse al fine di ottenere animali sempre più forti e violenti, rendono del tutto impossibile aggirarsi nelle metropoli deserte senza rischiare di essere sbranati. Delle aberrazioni, in cui era sprofondata la civiltà prima dell'apocalisse, restano soltanto macerie e i Craker, umanoidi mutanti nati in provetta per contrastare il problema della sovrappopolazione e superare i conflitti causati dalla competizione sessuale. È questo l'incubo in cui ci affoga la scrittrice canadese Margaret Atwood nella trilogia di MaddAddam.
Quest'estate, grazie all'attento lavoro della casa editrice Ponte alle Grazie, è tornato in libreria il primo capitolo della saga post apocalittica che aveva già conquistato il pubblico nel 2003 quando era stato dato alle stampe per la prima volta. Oryx e Crake, a suo tempo candidato sia al Booker Prize sia all'Orange Prize for Fiction, è una delle tante distopie in cui la Atwood, resa immortale dai romanzi Il racconto dell'ancella e I testamenti, ama calare i propri lettori. Il mondo, prima che un virus non ben definito annientasse l'intera umanità, era brutalmente diviso in due: da una parte metropoli del tutto fuori controllo (le plebopoli dove, esattamente come nell'incubo partorito dalla mente di George Orwell, si consumavano violenze di ogni genere e si moriva per germi incurabili), dall'altra le enclavi, cittadine-fortezza di proprietà di multinazionali pluri-miliardarie che pagavano eserciti privati, i CorpSeCorps, per tenere il marcio fuori. È all'interno di uno di questi fortini che, per conto della RejoovenEsense, colosso specializzato in biotecnologia, Crake recluta pericolosi genetisti dopo averli conosciuti in Extinctathon, gioco online prodotto dall'organizzazzione terroristica MaddAddams. Il loro disegno è soppiantare l'umanità, considerata causa di tutti i mali della terra e comunque già destinata all'estinzione, con mutanti pacifici e dal quoziente intellettivo di un bambino.
Il libro della Atwood, a cui fanno poi seguito L'anno del diluvio e L'altro inizio, è un continuo flashback che accompagna progressivamente il lettore fino a metterlo davanti al momento esatto in cui tutto il male ha avuto inizio. La domanda che lo assilla per tutto il romanzo è sempre la stessa: come si è arrivati a distruggere tutto quello che era stato costruito a fatica nel corso dei secoli? Sicuramente i frutti marci dell'ingegneria genetica che l'uomo è sempre più portato a spingere all'eccesso. Ma non solo. Il controllo mentale, attraverso l'uso spasmodico della pubblicità. E via via fino allo spettro della manipolazione fisica, che già nel 1932 Aldous Huxley aveva anticipato ne Il mondo nuovo: il contenimento, se non addirittura la repressione della riproduzione sessuale.
L'incubo, in cui ci getta la Atwood, non è poi così dissimile da chi prima di lei ha provato a immaginare un mondo alternativo in cui la libertà umana è seriamente messa in pericolo. Ben prima che il Covid-19 ci facesse toccare con mano gli orrori generati dalla pandemia, numerosi scrittori avevano provato a immaginare quanto a fondo può andare l'uomo prima di estinguersi.
Oggi sappiamo che certi drammi (uno su tutti: l'ombra del virus creato in laboratorio e sfuggito per errore) e certi eccessi (la dipendenza da intrattenimento, per esempio, o l'eugenetica come nuova religione) non sono più solo spunti su cui scrivere un romanzo distipico. Basta leggere tra le notizie per capirlo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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