Emiliano Farina
da Roma
Ha aspettato la fine del Consiglio dei ministri sulla missione in Libano, poi ha allargato gli orizzonti delle Nazioni Unite. «Caschi blu anche a Gaza», ribadisce il vicepremier Massimo DAlema, «ma a condizione che lintervento nel Paese dei cedri abbia successo».
E mentre la politica estera del governo annuncia il raddoppio degli sforzi sulle missioni militari, dallottava edizione della festa nazionale dei Popolari-Udeur, il collega di coalizione Clemente Mastella fa presente al premier Romano Prodi e compagni che la coperta che intendono utilizzare per onorare gli impegni presi con lOnu si sta rivelando troppo corta. «Visto il massiccio dispiegamento in Libano, sarebbe meglio diminuire le truppe in Afghanistan», avverte il ministro della Giustizia, «i costi e i rischi sono troppo alti». Traduzione: lItalia non può portare avanti le due missioni. Sulla terza, quella in Palestina, nessun accenno.
«La comunità internazionale capirebbe e non sarebbe un venir meno agli obblighi verso lOnu», tranquillizza tutti il Guardasigilli. Poi si autoassolve. «Fino a oggi mi sono impuntato per restare a Kabul, ma ora credo che se diminuissimo le truppe non compiremmo un atto irresponsabile. Da qualche parte si deve pur tagliare».
Restando tra i banchi dellUnione, il messaggio arrivato dalla festa del Campanile non è affatto piaciuto al ministro Arturo Parisi. «Sono questioni separate», replica seccato lesponente della Margherita «e il nostro impegno in Libano è compatibile con altre missioni dellItalia allestero. Non dimentichiamo che la nostra presenza in Irak sta per terminare». Così come non ha trovato lappoggio di Antonio Di Pietro (Idv). «Dobbiamo andare a Beirut indipendentemente dagli impegni presi in Afghanistan», sottolinea Di Pietro, «abbiamo trovato le risorse per finanziare la missione attraverso maggiori entrate del fisco senza intervenire con tagli alle spese essenziali del Paese». Ma oltre a Parisi e Di Pietro, le esternazioni di Mastella non sono andate giù nemmeno a Enrico Boselli (Rnp). «Non mi sembra il caso di riaprire ora il capitolo sofferto della presenza italiana a Kabul - dice - tutte le nostre scelte sono positive perché aiutano la ricerca di una soluzione politica: così nel Medio Oriente, così in Libano o Afghanistan». A dare manforte al Guardasigilli ci pensa la sinistra radicale con Giovanni Russo Spena e Gennaro Migliore (Prc) e Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi): «Bene Mastella, i costi sulla presenza in Afghanistan sono insostenibili. Ora definiamo i tempi del ritiro». Dalla Cdl, arriva la proposta di Gianfranco Rotondi (Dc).
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.