Elisabetta Pisa
da Lugano
Giro di vite contro gli stranieri in Svizzera. Con il 68% dei voti i cittadini elvetici hanno approvato ieri in un referendum un inasprimento della legge sullasilo politico: chi si presenterà senza documenti o non collaborerà alla propria identificazione sarà subito respinto e non riceverà alcun aiuto prima dellespulsione. Quanti si oppongono al rimpatrio potranno finire in prigione anche per due anni. Queste alcune delle norme della legge varata dal Parlamento nel dicembre 2005 contro la quale Partito socialista, Partito evangelico, sindacati, chiese e ong avevano chiesto il referendum. Il risultato delle urne ha ampiamente confermato la politica restrittiva del governo: il Paese ha votato in modo compatto.
Una vittoria su tutta linea dellesecutivo di destra, ma soprattutto di Cristoph Blocher, ministro della Giustizia, il padre del testo legislativo. Del resto il problema dellimmigrazione era stato il suo cavallo di battaglia nella campagna elettorale del 2002. Un tema, insieme allantieuropeismo, che aveva fatto breccia nellelettorato e portato lui e il suo partito, lUdc, Unione democratica di centro, alla guida del Paese. Blocher si è dato prontamente da fare per mettere mano alla legge sullasilo che, secondo gli oppositori, è contraria alla convenzione di Ginevra sui rifugiati e viola i diritti fondamentali della persona: chi è perseguitato, difficilmente riesce a fuggire con i documenti.
Disapprovazione anche dallAlto commissariato dellOnu: «Siamo delusi si legge in una nota -, tanto più che le domande dasilo sono al livello più basso degli ultimi 20 anni. La Svizzera si è dotata di una delle legislazioni più severe dEuropa. Altri Paesi potrebbero imitarla». Critiche anche da Amnesty International: «Domenica nera per il diritto dasilo in Svizzera». Ma per la destra elvetica le nuove norme sono lunico modo per evitare abusi.
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