I punti chiave
Ci sono fatti di cronaca che non hanno un vero movente. E che forse vengono narrati dai media con una concentrazione di dettagli che porta a una distorsione e a una psicosi. Uno di questi è probabilmente l’omicidio di suor Maria Laura Mainetti, avvenuto a Chiavenna nel 2000. Forse non c’è da stupirsi però: una vita specchiata, spesa per gli altri, che viene interrotta all’improvviso e in modo violento, può generare un sentimento di frustrazione, una rabbia che colpisce forte allo stomaco. Ma non bisogna dimenticare che quel delitto è stato commesso da tre minori, che hanno scontato la propria pena e oggi hanno voltato pagina.
All’epoca però si parlò di satanismo criminale. “Il movente del delitto in questo caso sono le stesse ragazze. Non c’è un movente apparente. Va rintracciato nella periferia esistenziale, che è tutt’altra cosa rispetto a una qualsiasi periferia fisica, dato che peraltro la zonadi Chiavenna contiene luoghi turistici bellissimi. La periferia esistenziale consiste nello slegarsi dal tessuto sociale dalla vita di comunità”, illustra a IlGiornale il criminologo forense Francesco Esposito, che conosce molto bene i meccanismi settari. Si è infatti occupato e si occupa della vicenda delle Bestie di Satana (che è una storia molto diversa da questa) e negli ultimi tempi, sulla scorta del successo del suo podcast “Le Bestie di Satana - 25 anni dopo”, un gruppo di volontari sta mappando il bosco dei delitti alla ricerca del corpo di Christian Frigerio. Dei produttori di metal detector intanto si sono messi a disposizione per aiutarli.
L’obiettivo
Le assassine di suor Mainetti si chiamavano - oggi hanno cambiato identità - Ambra Gianasso, Veronica Pietrobelli e Milena De Giambattista. Erano tre amiche rispettivamente di 17, 16 e 17 anni. Nei mesi precedenti avrebbero fatto un patto di sangue. Trascorrevano le loro giornate nella noia e ascoltando le canzoni di Marilyn Manson. Conoscevano la religiosa, anche se non in maniera approfondita, ma non era stata lei il loro primo obiettivo. Le tre giovani avevano infatti pensato di colpire il parroco monsignor Ambrogio Balatti, poi scartato per la sua corporatura robusta che avrebbe reso più difficoltosa l’aggressione.
L’omicidio
È il 6 giugno 2000, sono le 22. Al convitto Immacolata, dove suor Maria Laura vive, chiama una ragazza che si presenta come “Erica”: dice di essere rimasta incinta a seguito di uno stupro, dice di aver bisogno d’aiuto. In realtà si tratta di Ambra Gianasso, che dà appuntamento alla religiosa al parco delle Marmitte dei Giganti.
Una volta sul posto, dopo aver percorso un sentiero di ciottoli, le tre ragazze tramortiscono la suora con una mattonella, per poi sferrarle 19 coltellate, che in realtà avrebbero dovuto essere 18, ovvero 6 a testa, in onore al numero della Bestia (666).
Suor Maria Laura, classe 1939, a 19 anni entrata nella congregazione delle Figlie della Croce, muore così, sotto un cielo buio di quasi estate. Ma non prima di aver chiesto perdono a Dio per le ragazze, alle quali continua a ripetere: “Aiuto, lasciatemi, non voglio denunciarvi”. Per tutta risposta, loro urlano: “Crepa, crepa e basta”.
La giustizia
Agli inquirenti le tre giovani dicono di aver compiuto quel gesto, "per fare qualcosa di diverso dal solito”. Prima che venissero fermate, l’opinione pubblica crede si sia trattato di un forestiero. Poi il pensiero che qualche adulto, forse un satanista di lungo corso, le abbia aiutate, come riporta il Corriere della Sera. Ma non è accaduto nulla di tutto questo.
Le ragazze vengono condannate in via definitiva e come sole responsabili per l’omicidio nel 2003. Ambra Gianasso riceve una pena di 12 anni e 4 mesi, mentre le amiche scontano una pena di 8 anni e 6 mesi. Veronica Pietrobelli sarebbe stata successivamente in comunità a Roma, dove aiutava nella gestione del nido, mentre Milena De Giambattista è stata ospite di don Antonio Mazzi. Nessuna delle tre ha mai più compiuto reati di nessun tipo.
“Le tre ragazze si sono dette dispiaciute - racconta Esposito - Una di loro ha parlato degli anni della comunità come i più belli della sua vita, perché lì avevano regole e altre persone pronte all’ascolto che non fossero i loro genitori. Questo significa anche che quando si è lavorato bene sul reintegro in società, quel lavoro ha dato i suoi frutti. Diverso è il discorso del perdono, che interessa direttamente le famiglie delle persone coinvolte e quindi è qualcosa di intimo: la riabilitazione è stata necessaria perché una volta fuori queste ragazze abbiano seguito le leggi”.
Satana e Marilyn Manson
Come detto, sebbene la narrazione della vicenda sia stata proposta come filosatanica, non c’entra molto con quella che è la realtà, non ha a che fare con il movente. E in tale ottica la musica di Marilyn Manson - ma le giovani ascoltavano anche canzoni unanimemente ritenute innocue, come quelle delle boyband in voga in quegli anni - rappresenta il dettaglio pruriginoso sulla cultura pop che spesso accompagna queste storie, dai West Memphis Three in poi, anche questa una storia completamente differente.
“Non possiamo parlare di satanismo criminale, come ha ritenuto l’opinione pubblica dell’epoca ma di psicosi, un po’ come per i Diavoli della Bassa - dice Esposito - Tanto più che in Italia i satanisti sono un’esigua minoranza, dedita ad attività non pericolose. Ma l’omicidio è avvenuto in un luogo pieno di leggende e superstizioni: si dice che su quelle montagne i giganti ci facessero il minestrone è tanto è bastato per dare la stura alle distorsioni mediatiche. Ed era impensabile che tre ragazzine avessero compiuto quel gesto senza un adulto che le aiutasse. Il fatto che la vittima fosse una religiosa ha indotto a pensare al satanismo”.
L’atto vandalico
Suor Maria Laura Mainetti è stata proclamata beata il 6 giugno 2021. Lo ha voluto, come riporta Repubblica, papa Francesco, perché la religiosa sarebbe stata “uccisa in odio alla fede”. parco delle Marmitte dei Giganti intanto era stato approntato un piccolo monumento commemorativo con una croce.
Ancora Repubblica riporta una storia collaterale all’omicidio. La notte di Capodanno 2014, la croce e il monumento dedicato a suor Mainetti è stato deturpato in un atto vandalico. Forse anche quello figlio della noia.
E qualcuno si è ritrovato a domandarsi se di fronte a certi omicidi esista un pericolo di emulazione. “Non esiste il rischio di emulazione e ci sono degli studi indipendenti in merito.
L’esposizione mediatica può portare a un cambio di look, ad atteggiamenti esterni, ma i motivi per uccidere una persona sono talmente profondi e intimi, magari sono anche banali, ma sono impossibili da replicare da un individuo all'altro. Però possiamo intervenire sull’ecologia del linguaggio per poter spiegare fenomeni e ragionamenti complessi”, conclude Esposito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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